(25-7-2013) L’economista politico Riccardo Petrella: con l’immagine dell’aggiunta di acqua ai fagioli, Papa Francesco dà “una smentita fantastica di tutte le tesi che sostengono che per combattere la povertà con la redistribuzione, bisogna aumentare la produzione della ‘torta’. La lotta contro la povertà non è una politica sociale caritatevole dei buoni”. E ancora: “Non si può produrre una ricchezza basata sulle disuguaglianze tra le persone”.
Papa Francesco entra nelle case degli abitanti della comunità di Varginha, una delle favelas più malfamate di Rio de Janeiro, e dà al mondo e ai giovani delle lezioni potenti per combattere le disuguaglianze sociali e le ingiustizie. Abbiamo commentato i punti salienti del suo discorso con l’economista politico Riccardo Petrella, dell’Università Cattolica di Lovanio (Bruxelles), tra gli ispiratori della Campagna internazionale “Dichiariamo illegale la povertà” (www.banningpoverty.org).
Il Papa si rivolge alle autorità pubbliche chiedendo loro “di non stancarsi di lottare contro le ingiustizie”. Cosa c’è di nuovo in questo appello?
“L’insistenza sulle ingiustizie non è nuova nel linguaggio cristiano. Quello che sembra nuovo è l’accento sulle disuguaglianze. Il Papa vi fa riferimento perché la disuguaglianza è la madre di tutte le povertà e le ingiustizie sociali. Combattere le disuguaglianze è il principio risolutore dell’ingiustizia sociale e dell’impoverimento. Papa Francesco dice che non è sufficiente redistribuire una ricchezza ma deve essere modificata la maniera e la modalità di produrre ricchezza, perché sia prodotta in maniera giusta. Secondo il Papa l’altro non va considerato concorrente e nemico, ma la produzione del benessere e della vita insieme si fanno cooperando. Questo è lontanissimo dalla cultura dei dirigenti europei, anche cristiani. Perché continuano a proporre misure di austerità e ridurre le spese sociali? Non è una contraddizione?”.
Papa Francesco usa un bel proverbio per sottolineare l’importanza dell’accoglienza e della condivisione: “Si può sempre aggiungere più acqua ai fagioli”…
“Questa frase bellissima è una smentita fantastica di tutte le tesi che sostengono che per combattere la povertà con la redistribuzione, bisogna aumentare la produzione della ‘torta’. La lotta contro la povertà non è una politica sociale caritatevole dei buoni. Papa Francesco dice che non si può produrre una ricchezza basata sulle disuguaglianze tra le persone. Un piccolo esempio: se ho una candela accesa che consumo solo per me, a un certo punto si spegne. Se invece con la mia candela ne accendo altre, io non perdo niente, perché nel frattempo ho condiviso e dato ad altri la possibilità di produrre luce e calore. Si possono aggiungere migliaia di candele, quando si condivide la propria luce ed energia”.
Fa poi riferimento alle contestazioni in Brasile, invitando a non abbandonare le periferie al loro destino per avere una pace duratura. Un suggerimento per tutti?
“La povertà e le disuguaglianze dipendono dall’organizzazione del vivere insieme. Anche i nostri dirigenti italiani ed europei sono lontani anni luce da quello che sta dicendo Papa Francesco. Tutto ciò che si condivide cresce, tutto ciò che non è condiviso si perde. La politica del vivere insieme nell’uguaglianza e nella giustizia fa diventare ricchi. Al contrario, un sistema di produzione della ricchezza che crea inuguaglianza impoverisce. Questo è un concetto fondamentale alla base di tutte le politiche di dignità umana”.
Secondo Papa Francesco “la misura della grandezza di una società è data dal modo in cui essa tratta chi è più bisognoso”: quanto è vero?
“Esatto. Nella nostra Campagna diciamo che la misura di grandezza di una società è la ricchezza collettiva, non quella privata. Ciò che dice il Papa non è nuovo ma è forte, proprio in un momento storico in cui i nostri dirigenti, in tutto il mondo, c’invitano invece solo alla crescita dei consumi”.
Il Papa sottolinea poi alcuni pilastri fondamentali per una nazione: vita, famiglia, educazione integrale e sicurezza. Che ne pensa?
“Sono d’accordo. La sicurezza di vita è uno dei principi fondamentali, insieme all’integralità della vita, i beni comuni e la partecipazione. Insistere sulla sicurezza come sta facendo il Papa, è fondamentale: lui pensa alla sicurezza collettiva di tutti, non a quella dei più forti, dei più competitivi o tecnologicamente avanzati. Non pensa alla sicurezza militare, strategica, economica o militare, ma alla sicurezza dell’esistenza, collettiva e comune. Questo è un messaggio molto potente: in un momento in cui tutti dicono che a causa della lotta per l’accesso alle risorse sempre più rare – acqua, terra, semi – bisogna essere competitivi, Papa Francesco parla dell’opposto, di sicurezza collettiva e non di guerra sulle risorse vitali per la propria sopravvivenza e il proprio approvvigionamento energetico”.
Infine, rivolge un messaggio forte ai giovani: non scoraggiarsi davanti ai corrotti e a chi cerca solo il proprio tornaconto ma impegnarsi per cambiare la realtà.
“Bisogna ringraziare il Papa perché invita i giovani a non avere paura di credere nel futuro e di avere fiducia in se stessi, mentre il sistema dice che non possono né sognare né avere ambizioni impossibili come la pace, la giustizia, oggi considerate irreali dai dominanti. Li invita a lavorare in prima persona per cambiare la società. L’individualismo attuale ha alimentato la credenza che non si può nulla contro le disuguaglianze. Voi sarete in grado di poter cambiare la società: questo è il messaggio forte del Papa”.
Patrizia Caiffa
(Fonte: SIR)