La comunità nigeriana d’Italia, quattordicesima collettività extra UE del nostro Paese, è il prodotto di un incisivo flusso d’immigrazione che giunge fino ai nostri giorni. Fenomeno recente, col tempo le emigrazioni dalla Nigeria hanno coinvolto più di 300 gruppi etnici differenti. Questi, portando con sé grandi ricchezze culturali e identitarie, continuano ancora oggi a definire traiettorie migratorie dovute a forti instabilità politiche e culturali.
Immigrazione / Migranti dal “Gigante d’Africa”: storia della comunità nigeriana d’Italia
La storia della comunità nigeriana d’Italia è piuttosto recente. I flussi migratori più rilevanti sono infatti iniziati negli anni Novanta, con andamento piuttosto costante fino ai giorni nostri. I primi protagonisti di questa catena migratoria furono le donne. Queste prime attrici erano (e sono) spesso esposte al rischio di tratta di esseri umani. Quest’ultima incoraggiata dalle difficoltà economiche, dalle limitate possibilità di lavoro, dall’analfabetismo e dalla discriminazione.
Migliaia di donne, adolescenti o da poco maggiorenni, sono giunte in Italia da zone ben precise della Nigeria. In particolare, da Benin City e dal sud del Paese. Come rilevato dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni): “La maggior parte di queste donne, è destinata allo sfruttamento sessuale”. In effetti, la presenza di vittime di tratta ha da sempre caratterizzato il flusso dei migranti dalla Nigeria all’Italia.
I fattori di spinta dell’emigrazione nigeriana
Primo fattore di spinta dell’emigrazione nigeriana è l’instabilità sociale ed economica, a cui corrisponde un’inevitabile povertà diffusa. Alla base di queste problematiche, ritroviamo la coesistenza in un unico contesto nazionale di innumerevoli componenti etniche, linguistiche e religiose. Si tratta di un frazionamento che si concretizza negli oltre 300 gruppi etnici, le cui differenze hanno definito l’aspetto dominante della vita politica della Nigeria. La divisione che le caratterizza ha comportato crisi sfociate nella Guerra civile nigeriana (o Guerra del Biafra) tra il 1967 e il 1970. Così come nei numerosi colpi di stato militari.
Caratteristica intrinseca a questo panorama è, poi, la violenza perpetrata regolarmente dall’esercito. Quest’aggressività è stata spesso accompagnata dalle stragi dei terroristi di Boko Haram e da un’importante crisi di fiducia nelle istituzioni di potere. La conseguenza dell’incertezza scatenata da questi eventi, è il gran numero di migranti nigeriani richiedenti asilo. Distribuiti principalmente tra 5 Paesi (Stati Uniti d’America, Regno Unito, Camerun, Niger e Italia), gli emigranti dalla Nigeria nel mondo sono infatti più di 1,2 milioni.
Push-factors e i cinque profili-tipo dei migranti nigeriani
In base alle motivazioni che giustificano l’emigrazione dalla Nigeria, è possibile individuare cinque profili-tipo dei migranti nigeriani. Il primo, è sicuramente rappresentato dai giovani delle zone rurali. Si tratta di giovani con una scarsa formazione e poca possibilità d’impiego. Ciò dipende dal fatto che le zone rurali sono scarsamente prese in considerazione, socialmente ed economicamente. Solo di rado sono oggetto di programmi di sviluppo agricolo e formativo. Favorendo esclusione sociale e incremento della povertà.
Le prospettive di vita di questi ragazzi sono quindi molto limitate. Da qui, la scelta di numerose famiglie d’investire su uno dei figli e mandarlo in Europa. In tal senso, questo profilo è altrimenti riconosciuto come migrante economico. Il secondo profilo è quello dei giovani in gravi situazioni familiari. Ragazzi, con situazioni difficili in famiglia, che credono che l’unico contesto di sopravvivenza sia l’Europa.
Seguono i rifugiati ambientali. Nello specifico, si tratta degli abitanti nel delta del fiume Niger. Zona ricchissima di petrolio, ma la cui estrazione ha conseguenze devastanti per l’ecosistema e per le popolazioni che vivono di agricoltura e pesca. I territori distrutti spingono allora questi individui alla ricerca di migliori qualità di vita. A questo, si aggiungono le espropriazioni forzate praticate in queste aree da parte delle compagnie petrolifere. In accordo con lo Stato, questa confisca aumenta la povertà degli individui che vi vivono.
Il quarto profilo, è rappresentato dalle donne vittime di tratta. Seguite da coloro i quali scappano dal gruppo terroristico di Boko Haram. Anche se, in quest’ultimo caso, la maggior parte degli sfollati si rifugia in altre regioni della Nigeria, in Ciad e in Camerun. Solo chi ha la disponibilità economica per intraprendere un viaggio verso l’Europa, si indirizza qui. Ma, in maggioranza, i rifugiati restano nelle zone limitrofe.
Immigrazione / Geografia della comunità nigeriana d’Italia oggi
Come rilevato nel 2022, la comunità nigeriana d’Italia ha conosciuto un recente e graduale processo di stabilizzazione nel tessuto socioeconomico italiano. Nonostante l’integrazione risulti essere ancora ai primi passi. I nigeriani regolarmente soggiornanti in Italia sono 98.692 al 1° gennaio 2022. Dato che colloca la comunità in quattordicesima posizione tra le comunità straniere in Italia per numero.
Il 58,3% dei nigeriani è situata nel Nord Italia. Qui, l’Emilia-Romagna ne accoglie il 14,3% e il Veneto il 14,1%. Al terzo posto, la Lombardia ospita circa il 14% delle presenze nigeriane complessive. La comunità è caratterizzata da un’incidenza superiore alla media nel Sud. Infatti, nel Mezzogiorno più del 19% ha richiesto o rinnovato il permesso di soggiorno. Con una concentrazione più alta in Campania (5,7%) e in Puglia (4,2%).
Immigrazione / Composizione della comunità nigeriana d’Italia
Con riguardo alla composizione, le indagini del 2022 hanno rilevato un lieve squilibrio di genere a favore degli uomini. La presenza femminile (45% della comunità totale) è, infatti, leggermente inferiore a quella maschile (55%). Tra le comunità extra europee, quella nigeriana è dunque quinta per il più basso grado di squilibrio di genere (10%).
In realtà, il superamento della percentuale degli uomini rispetto a quella delle donne è piuttosto recente. L’equilibrio di genere è dovuto principalmente alla storia migratoria della collettività in esame. Alla cui base si è trovato un massiccio protagonismo femminile. Soltanto dopo, la componente maschile ha recuperato punti percentuali. L’aumento è dovuto prevalentemente alla ricerca di nuove opportunità di lavoro.
Immigrazione / L’impatto della comunità nigeriana in Italia
Con l’arrivo degli uomini, è stato significativo il contributo dato alla crescita dell’economia in Italia. Soprattutto nei settori dell’edilizia, dei servizi domestici, del commercio e dell’agricoltura. Tanto che la concentrazione maggiore della comunità la si ritrova nella zona padana. Qui, le possibilità messe a disposizione, in termini di reddito e occupazione, erano maggiori rispetto al resto d’Italia. Infine, la comunità nigeriana è portatrice di una cultura piuttosto variegata.
Si esprime attraverso la musica, la danza, l’arte e la cucina. In particolare, la Nigeria è la culla dell’Afrobeat. Si tratta di un noto genere pop di origini culturali nigeriane e ghanesi. Nato nella seconda metà degli anni Sessanta, è divenuto particolarmente popolare negli anni Ottanta. Unisce elementi di musica tradizionale yoruba, jazz, funk e altri stili. I suoi più importanti esponenti sono il musicista Fela Kuti e il batterista Tony Allen. Anche se, ad oggi, la figura più conosciuta è il cantante Rema, sessantesimo nella classifica mondiale dei cantanti più ascoltati su Spotify.
Roberta Lazzaro