Archeologia / Ritrovati nel mare di Levanzo nuovi reperti della battaglia navale delle Egadi

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fondali isole Egadi

Sono stati ritrovati qualche giorno fa, nuovi reperti archeologici nel mare di Levanzo, perla delle Isole Egadi.
La campagna di ricerche della battaglia delle Egadi, avviata nel 2002 con l’aiuto della nave da ricerca “Hercules”, dotata di sofisticate strumentazioni presenti a bordo, ha permesso l’individuazione e il recupero di numerosi reperti riguardanti l’importante episodio storico del III secolo a.C. Compresi due rostri in bronzo denominati: “Egadi 26” e “Egadi 27”, trovati nei fondali delle acque profonde circa 80 metri.

I subacquei, nel corso degli anni hanno portato alla luce diversi reperti.  Quali: una spada, un centinaio di monete di bronzo, 15 elmi tipo Montefortino, 20 paragnatidi (viso di soldati con protezione per le guance).
Per chi volesse ripercorrere la battaglia delle Egadi, ricordiamo che  a combatterla nel lontano 10 marzo del 241 a.C. furono le due più importanti potenze navali dell’epoca: la flotta cartaginese da una parte e quella romana dall’altra.

recuperata spada battaglia Egadi
Una spada recuperata nei fondali di Levanzo

“Tutto è partito dalla segnalazione di un rostro in bronzo che veniva fissato sulla prora delle navi da guerra per sventrare lo scafo dell’imbarcazione avversaria”.  Così  spiega Massimo Cultraro, dirigente di ricerca dell’Istituto delle Scienze del patrimonio culturale del Cnr di Catania.

Sebastiano Tusa individuò reperti archeologici della battaglia delle Egadi

Anche l’archeologo di fama internazionale Sebastiano Tusa, comprese l’importanza storica e scientifica di quell’oggetto coperto di concrezioni. Oggetto che poteva ricollegarsi solo a uno scontro navale avvenuto al largo dell’arcipelago delle Egadi.
Tusa, esperto di patrimonio culturale subacqueo, scomparve prematuramente nel marzo del 2019. Fu soprintendente del mare, dall’11 aprile 2018 fino all’improvvisa morte in Etiopia. Ricoprì la carica di Assessore ai Beni culturali per la Regione Siciliana, oltre al ruolo di professore di Paletnologia.

Sebastiano Tusa
L’archeologo Sebastiano Tusa

I ritrovamenti successivi, in quest’area di rostri con iscrizioni sia in lingua latina che in punico, insieme ad armi ed equipaggiamenti militari, come elmi del tipo montefortino in dotazione all’esercito romano, secondoTusa, danno certezza sul luogo dove avvenne questa celebre battaglia navale del III sec. a.C.
Il violento scontro avvenne tra Cartaginesi e Romani, al largo della costa nord-occidentale di Levanzo, che intravedeva la costa trapanese ai piedi del Monte San Giuliano, attuale Erice.

Poco prima che tramontasse il sole, Roma contava 50 navi cartaginesi affondate e 70 catturate. I rinvenimenti a largo di Levanzo confermano che nello scontro numerose furono le imbarcazioni romane calate a picco.
Dai primi anni del Duemila, sono venuti alla luce 24 rostri, micidiali armi di distruzione. Queste, applicate sulla prua delle navi da guerra, consentivano lo speronamento delle navi nemiche e il conseguente affondamento.

monete recuperate nel mare di Levanzo
Monete in bronzo recuperate nei fondali di Levanzo

Ritrovati nei fondali altri reperti archeologici

Dopo oltre vent’anni di ricerche, emergono dai fondali anche 7 monete in argento, 30 elmi del tipo Montefortino, appartenuti ai soldati romani. E anche  2 spade, alcune monete e un considerevole numero di anfore.

Tutti i reperti – informa una nota della Regione Siciliana – saranno trasferiti nel laboratorio di primo intervento allestito presso l’ex Stabilimento Florio di Favignana per essere sottoposti al vaglio da archeologi della Soprintendenza del mare della Regione Siciliana, dalla statunitense RPM Nautical Foundation e dalla SDSS – The Society for Documentation of Submerged Sites.

Anche l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, afferma che «i fondali delle Egadi si confermano ancora una volta uno scrigno prezioso di informazioni per comprendere lo scontro navale tra romani e cartaginesi. La scoperta di Sebastiano Tusa continua ancora oggi a ricevere conferme sempre più importanti. Avvalorando così la sua intuizione che aveva consentito l’individuazione del teatro della battaglia che sancì il dominio dei Romani sul Mediterraneo».

Tanti reperti portati alla luce dalle acque siciliane, un’isola ricca di storia e cultura, grazie alle scoperte fatte dal famoso Archeologo Sebastiano Tusa che da lassù, continua a contribuire e tenere sempre vivo, il suo ricordo, attraverso l’esempio che ci ha lasciato. Cioè quello di portare alla “luce” reperti storici, da mostrare al resto del Mondo e che in Sicilia abbiamo la fortuna di possedere.

                                                           Giusy Giacone

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