Una Vita di Parola / Padre Pino Puglisi ricordato da mons. Raspanti, Vescovo di Acireale

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Raspanti Vescovo Acireale

Il Vescovo della Diocesi di Acireale, mons. Antonino Raspanti, è stato tra i relatori che hanno contribuito sabato 21 ottobre, nella chiesa di San Rocco di Acireale, a presentare il libro “Una Vita di Parola” scritto dal giornalista Mario Agostino. Raspanti ha infatti conosciuto padre Pino Puglisi durante i suoi anni di studio in seminario, nel palermitano. Ha spiegato le dinamiche della conoscenza con padre Pino, la natura spontanea e sincera del loro rapporto, gli anni bui della Palermo degli anni ’80-’90. Infine, ha arricchito la sua narrazione condividendo con i presenti i suoi pensieri riguardo il Beato, Palermo, la mafia e la dialettica instauratasi tra questi.

 Raspanti ed il suo primo incontro con padre Pino Puglisi

“Come sapete, sono entrato in seminario nel 1977 ed ho studiato per 5 anni nella città di Palermo. Il seminario si trovava vicino ad una struttura che ospitava l’attività degli assistenti sociali. Luogo molto frequentato da Don Pino Puglisi. Da allora cominciammo a vederci – non dico quotidianamente – ma molto spesso. Ci si vedeva spesso, ma le nostre conversazioni non sono mai state particolarmente profonde. Abbiamo parlato del più o del meno, di cose semplici, della vita di tutti i giorni”.

 Raspanti: “la mia esperienza della Palermo degli anni ’80-’90”

“Mi ricordo bene la Palermo degli anni ’80 e ’90 e posso affermare che non si viveva in maniera del tutto serena. Erano gli anni delle guerre tra clan mafiosi; anni in cui a perdere la vita furono tutti coloro che in qualche modo si opponevano alle ambizioni dei grandi boss. Ad essere assassinate furono persone appartenenti a tutti i segmenti della vita sociale: gente comune, funzionari, politici, forze dell’ordine, magistrati, uomini di Chiesa. A tal proposito, cito il ricordo della morte dell’allora presidente della regione Pier Santi Mattarella.

Vescovo intervento su Pino PuglisiMa anche quella dei cosiddetti “danni collaterali”. Sappiamo, oggi, che il modus operandi della manovalanza mafiosa nell’uccidere qualcuno non si svolgeva quasi mai silenziosamente. Soprattutto, raramente si trattava di morti rapide ed indolori. Si utilizzavano spesso gli esplosivi, il tritolo…e ricordo di aver vissuto quasi sulla mia pelle il dolore di una madre in macchina coi figli per portarli a scuola, diventati vittime di un bersaglio mancato. Mi ricordo di membra recise, sangue dappertutto. Palermo stava vivendo degli anni difficili”.

 Raspanti su Pino Puglisi: il “divorzio” tra mafia e Chiesa

“Ad oggi sembra normale pensare che la Chiesa e la mafia siano collocate ai due poli opposti di un mondo fatto da uomini. Dopo tutte le vicende drammatiche verificatesi a quel tempo è cominciato un lavoro di sensibilizzazione da parte di tutte le istituzioni, statali e private, religiose o laiche. Tuttavia, ci sono voluti degli anni prima che il “divorzio” tra Chiesa e mafia venisse validato dall’opinione pubblica. All’epoca, un uomo d’ “onore” si definiva prima di tutto un uomo di Dio.

Si diceva “fedele” e devoto al Signore. E noi ecclesiastici, spesso, durante le prediche – o nel mio caso scrivendo qualche articolo – asserivamo che il dio dei mafiosi non era di certo il nostro Dio. Significativo, è stato l’atteggiamento di chiusura dell’ultimo boss mafioso (ndr. Matteo Messina Denaro) nei confronti della Chiesa nei mesi prima della sua morte. È stata probabilmente la prima volta e – se non la prima – la più imponente dal punto di vista mediatico che un uomo d’onore decide di lasciar fuori Dio al momento della sua morte”.

 Il Vescovo: “Don Pino Puglisi non era un prete anti-mafia”

“Arrivati fin qui, mi sembra doveroso esprimere il mio pensiero riguardo al rapporto tra padre Puglisi e la mafia. Penso che, essendo morto per mano mafiosa, è normale che la prima letteratura a diffondersi in merito sia quella del “prete anti-mafia”. Ragionevolmente, se pensiamo al fatto che la mafia ha deciso di ucciderlo – anche in maniera del tutto inconscia – è lecito pensare che in qualche modo questo prete si sarà opposto ad essa. In realtà, non era esattamente così. Come dicevo, Palermo viveva degli anni difficili da tutti i punti di vista.

La Chiesa siciliana contava un numero cospicuo di preti che si auto dichiaravano “anti-mafia”. Diversi ecclesiastici scendevano nelle piazze, impugnavano striscioni…insomma, si opponevano apertamente e pubblicamente alla criminalità organizzata. A questo punto potremmo pensare che padre Puglisi fosse uno di loro e che per questo è stato ucciso, no? No, padre Puglisi non scendeva in piazza, non impugnava striscioni. Semplicemente si dedicava alla cura e all’educazione delle giovani generazioni, le coinvolgeva, sottraendo così manovalanza a Cosa Nostra”.

Raspanti: la reazione comune alla morte di Don Pino Puglisi 

“Sulla base della mia esperienza personale, dico che nessuno di noi (ndr. ecclesiastici) si aspettava che Don Pino Puglisi potesse essere assassinato dalla mafia. Io mi trovavo negli Stati Uniti all’epoca per motivi religiosi e di studio. Ricordo che non sapevo ancora se sarei mai voluto ritornare in Italia. Tuttavia, continuavo ad informarmi circa il mio paese natìo. I tempi erano diversi, non c’era internet e per questo l’informazione non era così immediata come lo è adesso.

cerimonia pino puglisiPerò, i giornali riportanti le notizie dall’Italia venivano diffusi circa due giorni dopo rispetto al momento reale dello svolgimento dei fatti. Don Pino Puglisi morì il 15 settembre, io lo seppi il 17 settembre, due giorni dopo. Ricordo che dissi a me stesso: “perché lui?”. Questo fu probabilmente uno dei motivi che mi riportarono in Italia. Non avevamo mai parlato di cose particolari, non ci eravamo mai dati a discorsi profondi. Ci vedevamo e sentivamo spesso, ma non era il mio migliore amico. Eppure, quella morte mi colpì particolarmente. Avevano ucciso una persona che faceva parte della mia vita”.

Una Vita di Parola / La funzione didattico-informativa assolta dal volume 

“Questo testo (ndr Una Vita di Parola) svolge una funzione significativa per il ricordo di Don Pino Puglisi. Con la raccolta di queste testimonianze, per la prima volta, il nome di Don Pino si inserisce all’interno di una narrazione che è diversa da quella del “prete anti-mafia”. Don Pino Puglisi ha conosciuto delle Vite, delle persone. Le ha cambiate, le ha migliorate e ‘Una Vita di Parola’ parla, finalmente,  anche di questo”.

                                                                                                         Grazia Patanè

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