Il 47% è a rischio povertà. “Il 47% delle famiglie italiane è a rischio povertà perché fa fatica a pagare il mutuo e le spese di gestione della casa”, ha spiegato Gianpietro Cavazza, presidente Centro culturale “Francesco Luigi Ferrari”. Se in Italia 1 famiglia su 4 è in difficoltà con i pagamenti dei mutui, i problemi aumentano, infatti, quando alla rata vengono sommate le spese di gestione della casa, “che per la metà degli italiani superano il 30% delle entrate familiari”, ha detto Cavazza. Il rischio di vulnerabilità aumenta “per le famiglie composte da una sola persona, o da un adulto con uno o due figli a carico, con licenza elementare e in cerca di occupazione”. I soggetti più a rischio sono “le famiglie mononucleari e le famiglie composte da un adulto e da uno o più figli, con un’età inferiore ai 34 anni”. Le famiglie più a rischio abitano in Liguria, Abruzzo, Molise, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. Se si escludono l’Abruzzo e il Molise, colpite anche dal terremoto, risulta che “le regioni più esposte sono proprio quelle economicamente più dinamiche ovvero quelle che consentivano di scommettere maggiormente sul futuro”.
Sta peggio chi vive in affitto. Per quanto riguarda le famiglie che vivono in affitto la “debolezza reddituale è decisamente superiore a quella delle famiglie che accedono al mutuo – ha precisato Cavazza –. Circa la metà non è in condizione di accedere al credito”. L’analisi denota, infatti, “una maggiore vulnerabilità nell’accesso al credito e nella sostenibilità economica dell’indebitamento”. Emerge, ad esempio, che l’incidenza media sul reddito delle spese di gestione è lievemente superiore nelle famiglie in affitto (8,8% contro 7,9), confermando “una situazione più sfavorevole per chi abita in affitto”. L’incidenza delle spese di gestione tende ad aumentare negli anni successivi al 2007 a causa “dell’aumento dei prezzi e delle tariffe delle voci di spesa comprese (elettricità, riscaldamento). Tra le famiglie maggiormente penalizzate si trovano anche in questo caso quelle unipersonali e monogenitoriali, con l’incidenza della spesa sul reddito intorno al 12%, nettamente superiore alla media complessiva.
Una “social card” per tutti i poveri. Una “social card” senza “vincoli categoriali”, ossia non limitata solamente alle “famiglie con anziani ultra 65enni e con figli al di sotto dei 3 anni” perché “migliaia di famiglie italiane sono a rischio di precipitare sotto la soglia della povertà relativa”, anche per le difficoltà a pagare il mutuo o l’affitto: è la proposta di Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas italiana. Marsico ha ricordato che “l’unica risposta sociale oggi esistente è la social card, che però risponde a stento solo alle povertà assolute e ad alcune tipologie familiari”, escludendo una grossa fascia di famiglie che fatica a pagare il mutuo, l’affitto e ad arrivare a fine mese. Marsico ha sottolineato anche l’importanza di “valutare gli effetti delle politiche abitative degli ultimi anni”, in particolare “la privatizzazione del patrimonio immobiliare degli enti pubblici”. “Le politiche sociali e abitative – ha detto – dovrebbero essere all’altezza dei bisogni delle famiglie”. Bisogni trascurati anche dalle banche, come evidenziato da Maria Teresa Ruggiero, della Fondazione culturale responsabilità etica, organismo di Banca Etica: “Oggi le banche sono più al servizio della finanza che delle persone. È invece responsabilità degli operatori finanziari cercare di risolvere i problemi reali della società, altrimenti rischiamo la deriva. La nostra sfida è quella di cercare di dare risposte concrete, cercando di fare rete con gli enti pubblici e le famiglie”. Lo studio indica alcune strade preventive per evitare l’indebitamento eccessivo: “Politiche fiscali più eque per tutelare il potere di acquisto delle famiglie nell’accesso alla casa” e “interventi redistributivi sul fronte del lavoro”.
SIR