Hanno avuto inizio il 16 novembre gli appuntamenti formativi organizzati dall’Ufficio di pastorale della Salute, guidato dalla dott.ssa Vera Presti.
Sperimentare la propria fragilità nell’esperienza della malattia, sia nei panni dell’ammalato sia di chi assiste, è sempre un momento che incide nella vita della persona.
A maggior ragione, per chi si prende cura del sofferente, è necessario che al supporto medico si accostino i valori spirituali che danno dignità all’uomo che vive la sofferenza.
Non si può prendere cura di un corpo isolando la componente spirituale e religiosa. Imparare a farsi carico di questi aspetti è un obiettivo da non fallire.
Rientra quindi tra i compiti dell’ufficio contribuire a mantenere alta l’attenzione sull’importanza della spiritualità per suffragare la cura medica, affinché i due aspetti siano imprescindibili l’uno dall’altro. Gli incontri si rivolgono ai ministri straordinari della comunione, al personale sanitario ed ai volontari ospedalieri. Formano ad accogliere, sostenere e accompagnare coloro che vivono il tempo della malattia. Promuovere la cultura del sollievo e la cura del prossimo si declina quindi nella formazione di tutti coloro che si riconoscono sensibili al tema.
Don Angelo Passaro ha aperto il primo incontro della Pastorale della salute
Ad aprire gli incontri annuali è stato don Angelo Passaro, professore di Sacra Scrittura alla Facoltà Teologica di Palermo. “La compassione nella parabola del Buon Samaritano, presupposto fondamentale della prossimità” è il tema abilmente esposto dal relatore, che nell’Aula Magna del Seminario Vescovile di Acireale ha tenuto la sua lezione magistrale. Nel dettagliato analizzare della parabola, Don Passaro rimette l’agire dell’uomo al centro del discernimento. Non la legge ma l’umanità detta i tempi di questa parabola, che ricca di verbi, è cura nella cura. Il samaritano vede, si china, fascia le ferite ed infine quando conduce l’uomo alla locanda si prende cura di lui. Non solo in quel momento: prima di riprendere il suo cammino si assicura con il locandiere che all’uomo non manchi niente. E sottolinea ancora il suo desiderio di assistenza fino al suo ritorno.
Per il dottore della legge la connotazione della religiosità deriva da una legge che non considera l’uomo e si trincera dietro uno schema di consentita norma. Per il samaritano invece così non è perché l’azione è legittima se guidata dall’amore profondo per il fratello.
La compassione mostrata è indipendente sia dall’origine del samaritano che da quella dell’uomo ferito. Sulla strada verso Gerico un essere umano ha bisogno di aiuto e nessuno si può sottrarre dalla sua richiesta di soccorso.
Come il buon samaritano manifestare umanità a chi soffre
Lo stesso samaritano della parabola è un uomo che devia il suo cammino già prefissato. Egli rappresenta la misericordia di Dio che si esprime non nella sacralità dei riti ma nella fragile umanità. Nella parabola il levita e il sacerdote cercano Dio nel Tempio, ed invece il suo posto è accanto al samaritano, che è sostenuto da Dio stesso nell’affrontare la condizione del sofferente.
Fermarsi vicino all’ammalato significa essere disposti a tutto proprio come il samaritano che non sa che risvolti avrà la sofferenza nella storia della persona che soffre.
Sostare vicino all’infermo e lasciarsi coinvolgere, donando se stessi senza conoscere l’evolversi della malattia, è la prossimità della quale la medicina deve riappropriarsi.
La scienza ed il suo sviluppo non possono prescindere dal rispetto dell’uomo.
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Chiara Costanzo