Racconti d’estate per “La Voce”. 18^ puntata: Una sentita festa popolare

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Concludiamo la nostra iniziativa, con la quale abbiamo seguito i nostri lettori per diciotto giorni, sperando che i nostri racconti quotidiani siano stati di loro gradimento e che li abbiano aiutati a trascorrere più serenamente qualche momento di queste giornate estive. Nel diciottesimo – e ultimo – appuntamento, ci occupiamo di una delle più seguite feste popolari della città di Acireale, e di un personaggio che per tanti anni ne è stato l’anima. E per l’ultima volta: buona lettura!

cappuccini_6aL’arrivo del mese di settembre ricorda tradizionalmente agli acesi la festa della natività di Maria Vergine, che viene celebrata l’otto di questo mese nella chiesetta francescana di Santa Maria degli Angeli, ai “Cappuccini”. Il suono della campanella della chiesa, che in siciliano sembra dire mminnàu, mminnàu (tradotto in italiano suonerebbe “è arrivato l’inverno”), unito alle prime frescure autunnali, sembra ricordare che il periodo estivo, dedicato al riposo ed alle vacanze, è già finito.

Ma questa suggestiva festa ricorda anche, ai più attempati, una figura di sacerdote che per molti anni ha animato i festeggiamenti, che lui stesso ha reso più solenni a partire dal 1954, anno in cui venne per la prima volta effettuata la processione per le strade cittadine del simulacro di Maria Santissima neonata, “’a Bammina”. Stiamo parlando di padre Agatino Leonardi – padre don Agatino, come lo chiamavano tutti – il quale viveva per la festa dell’otto settembre, anzi ne fu egli stesso l’anima per ben sessant’anni. La sua figura alta, caratterizzata dal collo lungo e da un profilo inconfondibile, per quei lunghi anni si identificò con la chiesetta stessa e con la festa dell’otto settembre. Fino alla sua morte avvenuta nel 1982, alla veneranda età di 94 anni, egli continuò a coltivare la devozione a Maria Bambina ed a seguire gli annuali festeggiamenti settembrini. La chiesa di Santa Maria degli Angeli era a lui molto cara,  perché qui aveva egli celebrato la sua prima messa nel 1914, qui erano stati cappellani altri due suoi fratelli sacerdoti, che l’avevano poi affidata a lui, quasi come una eredità. Ed egli, proprio come una preziosa eredità, aveva curato, restaurato e fatto crescere la chiesetta e con essa il culto per Maria Bambina.

Altra grande passione di padre don Agatino era il canto gregoriano, la cui conoscenza egli aveva approfondito soggiornando per alcuni anni presso l’Abbazia di Montecassino. Aveva poi portato lo studio e l’insegnamento del “canto sacro per eccellenza” nella diocesi di Acireale, per incarico dei vescovi dell’epoca. E tutto questo egli faceva “perché il popolo canti”, secondo le indicazioni del papa san Pio X. Per questo motivo, dopo qualche anno dalla sua morte gli venne pure intestato l’Istituto diocesano di Musica Sacra.

Mite, semplice e schivo, non voleva nemmeno accettare la nomina di canonico conferitagli dal vescovo. La devozione a Maria Bambina ed il canto gregoriano erano dunque le sue grandi passioni, per le quali egli viveva, ma egli era anche legato agli affetti familiari. Egli era il settimo di otto figli (di cui quattro sacerdoti) e aveva molti nipoti e pronipoti. Tra questi ce n’era uno a lui particolarmente caro, che egli seguì per trent’anni – e non solo nella sua crescita fisica –  ed al quale egli lasciò la sua eredità spirituale, costituita dai suoi libri, dai suoi documenti e dalle sue carte personali. Lo stesso nipote che, dopo averlo vegliato per tutta la notte in ospedale, gli chiuse gli occhi il 22 dicembre 1982.

Quando questo stesso nipote gli aveva annunciato di essersi fidanzato con una sua cugina – un’altra nipote – grande sarà stata sicuramente la sua gioia. Io ho avuto il piacere di partecipare alle loro nozze, e mi ricordo ancora della gioia visibile e palpabile di padre don Agatino, che, già ultranovantenne, volle concelebrare anche lui la cerimonia, ed alla fine della messa lesse personalmente un messaggio d’augurio, in forma di lettera, da lui preparato per i novelli sposi, firmandosi, alla fine, “Vostro zio padre Agatino”. Ed anche dopo, durante il ricevimento, si fece il giro dei tavoli degli invitati assieme agli sposi, felice e contento come se fosse stato la madre della sposa.

Padre don Agatino seguì, come dicevamo, la festa di Maria Bambina, anno dopo anno, fino alla fine, fino a quando, non avendo più la forza per seguire a piedi la processione, la seguì in macchina, ma sempre con lo stesso animo semplice e infantile, perché voleva che la “Bammina” fosse bambina tra i bambini. Sono loro, infatti, i veri protagonisti della festa, portando fiori e candele a Maria Bambina e seguendo poi tutti in fila la processione per le vie del centro cittadino.

E così come soleva salutare padre don Agatino, diciamo anche noi “arrivederci all’otto di settembre”, quando si rinnoverà ancora una volta lo spirito della devozione popolare per Maria Bambina.

Nino De Maria

 

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