Una storia che discorre di narrazioni dai prodromi natalizi è quella incentrata sulla Madonna. Maria è la Madre di Gesù, nonché Madre di Dio e della Chiesa, anche secondo quanto affermato in occasione del Concilio di Efeso (Turchia) nel 431 d.C.
Maria è, dunque, cardine e fulcro di vicende delineanti la storia della nascita di Gesù e della cristianità. Si dice, altresì, che senza natività, non esite la maternità! O meglio che la natività è manifestazione proveniente dalla maternità. In più, uno dei preamboli che segnano l’atteggiamento mariano si rinviene in una movenza peculiare della Madonna, ovvero quello proteso alla meditazione. Così, Maria medita!
Sul significato dell’atto meditativo della Madonna
Andando poi all’etimologia greca del verbo meditare, la definizione corrisponde è “mettere insieme”. In tal senso, si vuole “mettere insieme” il novero dei pezzi e/o frammenti che afferiscono alla realtà odierna e di ogni tempo. In ultimo Maria, attraverso il suo meditare, in religioso e assoluto silenzio, intende raggiungere l’unità dell’insieme, proveniente da vari pezzi di ogni realtà possibile e di ogni epoca. Il fine ultimo è, pertanto, il raggiungimento dell’unicum vivens, ossia: il senso dell’unicità vissuta in stato di grazia.
Maria, indagando e unendo i frammenti di un tempo dedicato al silente dogma della natività, risponde all’ascesi cristica. Ella coniuga, ancora, la realtà attraverso un continuum spazio temporale. In tutto ciò, si rivela la natura di Maria che collima con l’essere Madre per effetto divino e secondo la legge dei padri della Chiesa. Maria esperisce, altresì, un suo stile di intelligere, una filosofia del vivere che parte dal saper calarsi in se stessi per acquisire de facto i gradi della consapevolezza, dopo aver meditato sui gradini dell’esistenza interiore.
Solo così, è possibile approssimarsi alle cose del mondo con vaticinata cognizione e far collimare, in quel divenire, realtà percepita e fattuale. In un connubio di Alfa e Omega, la parola chiave è unicità, interpretabile alla stregua di un fil rouge che tutto lega. Qui, la liturgia del silenzio di Maria è espediente potente per trovare la luce custode della percezione e meditazione. Ogni res pensata si riflette sul tetto dell’universale congetturare/illuminare le menti. In aggiunta, la liturgia del pensiero è in sé madre e lucerna che risuona sulle note del silenzio, per orientare il tragitto esperenziale di disegni, concezioni e dottrine lungo le sponde dell’interiorità. Il viaggio di queste maturazioni ragionate può divenire, grazie a quel sonoro silenzio, realtà conformata e oggettivamente pragmatica.
Dalla meditazione della Madonna alla maternità secondo Giuseppe Pitrè
Riprendendo le fila della natività e maternità, è possibile poi riconnettersi a pensieri pensati e più terreni, approntati da Giuseppe Pitrè, convogliati poi sulle tradizioni siciliane. (Pitrè, G., Usi natalizi, nuziali e funebri del popolo siciliano, 1879). Detto personaggio si è affermato nel panorama letterario del XIX secolo come scrittore, medico, letterato nonché etnologo. La sua popolarità deriva anche da studi e indagini antropologico-sociali sul folclore isolano.
In tal caso, Pitrè inquadra la maternità e la natività secondo i costumi del suo tempo. Egli parla della maternità come “cannistru di li cosi di la panza”: ovvero canestra (o contesto/luogo) ove si raccoglie prima che il parto avvenga.
In particolare, con l’espressione “li cosi di la panza” s’intende il corredo che necessita al nuovo nato, e il termine “cannistru” rappresenta il nome collettivo di corredo. A seguire, nel “cannistru” si mettono i sciddareddi, ovvero: i panni di lino. Questi ultimi servono anche a pulire il neonato e ad asciugar il capo dall’acqua battesimale. Esso può contenere anche cammiseddi (camiciuole), scufieddi (cuffiette), quasuddi (calzoncini), quasitteddi (calzettini). Tra gli indumenti del corredo si menzionano, poi, spinsareddi (camiciuole da notte), pitturaleddi (bavaglini). Ed ancora, linzuleddu di naca (lenzuolo di culla), una ‘uncuttunatedda (piccola cottonata), due cuscineddi (guancialini).
I santi protettori delle gestanti
Inoltre, tra le notizie che riconducono agli usi della tradizione popolare, si citano in primis quelle religiose. Nello specifico, le gestanti si rivolgono al protettore delle “pregnanti”, ovvero: San Francesco di Paola (2 aprile). Ma si ricorda anche un altro Santo patrono delle donne incinte: Sant’Antonio da Padova (13 giugno).
Con rimando a San Francesco di Paola, le donne si rivolgono a lui per un buon esito di gravidanza e parto. Secondo l’usanza, la gestante deve recarsi in chiesa ogni venerdì, e farsi benedire addosso il cordone del Santo. Poi, il protocollo popolare vuole che, previa elemosina e benedizione, si diano “due fave benedette, unitamente a poche ostie benedette, un’immagine del Santo, una piccola candela”. Quest’ultima deve aver, in forma di spirale, attorcigliata una striscia stampata che reca la scritta: “Ora pro nobis, Sante Pater Francisce de Paula”.
Nei momenti di preghiera, si invoca altresì Maria! Madre di Gesù e di ogni figlio/a della Terra. In particolare, un’usanza dei paesi dell’Etna vuole che le partorienti recitino dei versi dedicati alla Madonna: “Santa Maria matri di Diu,/ Chista è l’ura di lu parturu miu;/ Matri Santa, nun mi lassati,/’Ntra stu tempu di nicissitati;/ Pirchì, Matri, la vostra ducizza,/’Ntra stu partu mi duna furtizza;/Matri Santa, la vostra assistenza/’Ntra stu tempu mi duna pacenza”.
Il battesimo nelle tradizioni popolari
Concludendo, in tempo di Epifania, si proferisce qualche aneddoto sul sacramento del battesimo. Nel giorno del battizzu o vattiu, il neonato viene abbigliato “d’una vesticina bianca, e d’una cuffietta anch’essa bianca” quale richiamo al candore e alla purezza divina. In più, il bambino viene portato in chiesa “colla testa sul braccio destro se maschio, sul braccio sinistro se femmina”. Il rito annunciato si officia, poi, versando sul capo del piccolo l’acqua benedetta di una fonte battesimale e, secondo la formula popolare, si enunciano le parole emblematiche in vernacolo: “Iu ti battizzu a nnomu di lu Patri, di lu Figghiu e di lu Spiritu Santu”.
Luisa Trovato