Augusto Ajon, indimenticato modello per ogni giornalista
“Quest’anno, a Pasqua le Dame di carità di Acireale non hanno organizzato il pranzo di beneficenza per i bambini poveri. Per quanto ci risulta, l’innovazione è stata autorevolmente suggerita, e il suggerimento è stato prontamente recepito. Congratulazioni. Finalmente vengono smantellati anche ad Acireale taluni istituti di un cristianesimo accomodante, tanto più difficili da estirpare dal Sud quando più il Sud è povero e politicamente arretrato.
Non siamo invero nell’America opulenta, dove l’assistenza pubblica (che è attività ben diversa dalla beneficenza) è ampliamente devoluta ai privati, dove i capitani d’industria fanno a gara er finanziare scuole, ospedali, istituti di ricerca, onde appuntarsi legittimamente il blasone degli uomini arrivati”, scriveva, evidentemente stigmatizzando quelle nostrane usanze di allestire lauti pranzi in occasione della Pasqua o del Natale, dimenticandosi di chi necessitava per dovere o per carità di ben maggiori attenzioni per tutto il resto dell’anno. Per l’esattezza, aveva preso spunto dal mancato pranzo pasquale del 1971 per ricordare all’opinione pubblica che uno degli scopi della politica e dalle leggi è togliere il cittadino dallo stato di necessità.
Grandi nomi di Sicilia / Augusto Ajon, modello per ogni giornalista: la politica e il sud
“Al Sud d’Italia, molto più che altrove, iniziative spicciole come un pranzo di beneficenza sono essenzialmente sacche di miseria e d’una fossilizzata mentalità ottocentesca, nonchè dell’inefficienza dell’ente pubblico. Si tenga presente che oggi, in uno Stato cosi socializzato quale la repubblica italiana, l’assistenza pubblica non è affidata al buon cuore dei privati, e proprio in materia di assistenza all’infanzia è fatta esplicita statuizione nell’articolo 32 della Costituzione. Guardando controluce queste iniziative, balza allora in tutta evidenza il ritardo della nostra realtà spirituale e politica. E la lentezza del nostro lavoro politico potrebbe essere comprovata dai bambini, che al limite, hanno la certezza di mangiare solo a Pasqua e a Natale”, possiamo leggere con una certa inquietante constatazione di imperturbabilità nelle istituzioni secolari che si sono poi succedute.
Del resto quel celebre “la politica è la più alta forma di carità” pronunciato da Paolo VI (nella foto) sembra spesso appannaggio di pochi presunti “moralizzatori”, quando non riconosciuta invece quale vera essenza dell’aspirazione alla carica pubblica. Lo stesso Ajon riprendeva un altro pontefice:
“Non si può dare all’uomo in nome della carità – è l’insegnamento di Pio XI – quanto gli compete per giustizia. Giustizia vuole nello Stato democratico moderno, che l’uomo – cittadino sia affrancato dal bisogno. A questo compito deve provvedere lo Stato. E dunque il nostro campo di azione non è fuori dello Stato, ma è da esso costituito. Dilatandosi perciò enormemente l’ambito del nostro interesse, è inoltre dimostrato quanta carità – la carità che postula la giustizia – sia ancora necessaria; di carità, di solidarietà umana, ci sarà crescente bisogno. Vediamo dunque in questa abolizione un civile valore emblematico che non significa certo sganciamento o diminuzione di morali responsabilità, tutt’altro. Le sacche di miseria permangono anche ad Acireale, ma occorre affrontarle con mezzi nuovi e con animo libero dai vecchi atteggiamenti”.
Grandi nomi di Sicilia / Augusto Ajon, modello per ogni giornalista: la politica e il sud
Solo uno scorcio storico, ma che reputiamo memorabile, per tratteggiare quei lineamenti umani e deontologici che il collega Augusto Ajon incarnò: oltre ad essere rilevante collega giornalista, di formazione umanista, fu intellettuale e cultore di studi meridionalistici. Legatissimo ad Aidone (CL), città che insieme ad Acireale ne divide famiglia e origini, fu uno dei fondatori nonché presidente del Lions club Acireale nel 1966; redisse molti articoli di taglio simile al suddetto, atti a denunciare le ingiustizie giornalmente la nostra terra tendeva a ospitare.
Fu forse la formazione da giurista – Ajon si era laureato in giurisprudenza – a spingerlo a denunciare iniquità e soprusi di fatto tramite specchiata competenza e vasta cultura, prima di rendere prematuramente l’anima a Dio a Catania nel 1973. Nonostante siamo a mezzo secolo dalla sua dipartita, per chi pratica, come chi scrive, la professione giornalistica da innamorato della propria terra, gli scritti di Augusto Ajon risultano di assoluta attualità: stupiscono per la loro qualità, caratterizzati da un linguaggio forbito ed elegante seppure sovente comprensibile, non lesinando ironia quando necessario. I temi più ricorrenti tra i suoi “pezzi”, spesso legati ad importanti avvenimenti che scuotevano l’opinione pubblica, non erano mai banali: fu forse per questo che godette della fiducia del professore Orazio Vecchio, indimenticato “ricostruttore” istituzionale e morale del comprensorio acese e fondatore della nostra testata.
Come del resto risulta di assoluta attualità il suo metodo, quale sorta di riferimento inossidabile: Ajon reputava il sapere una delle maggiori ragioni di vita. Non a caso, per ogni reportage tendeva ad informarsi su qualunque aspetto utile all’approfondita redazione dell’argomento trattato. Ma soprattutto, conosceva la coerenza, a lui tanto cara, di un amore vero, di duplice natura nel suo caso: quello maturato e raffinato per la propria professione e quello innato per la nostra gattopardesca terra.
Mario Agostino