Riportiamo le riflessioni del professor Savagnone riguardo Papa Francesco e le considerazioni sulla guerra che sta colpendo il mondo.
È dei giorni scorsi la notizia che la Leonardo prima di Natale aveva proposto all’ospedale pediatrico «Bambino Gesù» di Roma una donazione di un milione e mezzo di euro, da destinare all’acquisto di macchinari per curare bambini e bambine affetti da malattie rare, e che la direzione dell’ospedale ha rifiutato. All’origine di questa decisione, a prima vista stupefacente, ci sarebbe il “suggerimento” del Vaticano, il proprietario del «Bambino Gesù». Si capisce la ragione. Uno dei punti su cui insiste papa Francesco è la convinzione che «dietro le guerre c’è il commercio delle armi». Accettare questa donazione da un gruppo industriale protagonista di questo business avrebbe svuotato di senso questa denunzia.
Riflessione / Savagnone: Papa Francesco e la guerra
Da parte della Leonardo traspare stupore per la decisione del Vaticano: «In tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione. Non capiamo questo rifiuto». Uno stupore che è diventato aspra critica sui social e su alcuni organi di informazione online, secondo cui è stato assurdo da parte del «Bambino Gesù» questo rifiuto.
Le affermazioni del gruppo industriale sono state smentite da The Weapon Watch, secondo cui ai bombardamenti indiscriminati di Israele sulla Striscia di Gaza hanno partecipato le corvette «Ins Magen» e «Ins Oz», le unità navali più grandi e più moderne della Marina militare israeliana, con cannoni navali super rapidi Oto Melara 76/62 Multi-Feeding da 76mm, costruiti negli stabilimenti Leonardo di La Spezia e consegnati alla Marina militare israeliana.
Alla luce di queste ulteriori notizie, la decisione del Vaticano, che suona scandalosa, non è solo indice di coerenza. Ha un sapore evangelico che raramente traspare dai comportamenti della Chiesa “ufficiale”. In una società dove tutto si può comprare avere rinunziato a una somma così è un gesto davvero profetico.
Con quei soldi si poteva fare tanto bene. Ma accettarli avrebbe significato lasciar intendere che tutti gli appelli e tutte le denunzie lasciano il tempo che trovano. Molti bambini probabilmente si sarebbero salvati, ma a costo di avallare l’uccisione di moltissimi altri.
La Chiesa cattolica contro la guerra
«Mai più la guerra!». Così diceva Paolo VI il 4 ottobre 1965, nella sua prima visita alle Nazioni Unite. E lo stesso grido era stato ripreso da Giovanni Paolo II, il 16 marzo 2003, alla vigilia del conflitto scatenato dal presidente americano George Bush jr contro l’Iraq sulla base di grossolane menzogne.
Suonano ancor oggi di un terribile realismo le parole allora pronunziate da papa Wojtyla per cercare di fermare l’intervento delle forze alleate guidate dagli Stati Uniti. Il pontefice ammoniva sulle «tremende conseguenze che un’operazione militare internazionale avrebbe per le popolazioni dell’Iraq e per l’equilibrio dell’intera regione del Medio Oriente. Nonché per gli estremismi che potrebbero derivarne».
La vittoria militare sul campo, trionfalmente annunciata dagli americani al grido di «Missione compiuta», fu in realtà seguita da una destabilizzazione dell’intera area e dall’enorme potenziamento delle organizzazioni terroristiche, come l’Isis, creando gravissimi problemi anche agli Stati Uniti. Incapaci, poi, di controllare il disastro che avevano determinato. Oggi papa Francesco, in un contesto internazionale che vede lo scatenamento di una «terza guerra mondiale a pezzi», come egli l’ha definita, continua sulla linea dei suoi predecessori.
La posizione “alternativa” di papa Francesco
Lo ha già fatto in occasione della guerra tra Russia e Ucraina. Senza affatto misconoscere le gravissime responsabilità di Putin e i diritti del paese aggredito, il pontefice non si è però allineato alla posizione della Nato, volta solo a isolare la Russia e a sconfiggerla militarmente sul campo. Attirandosi aspre critiche, come quelle rivoltegli nell’agosto del 2023 dal governo ucraino per un discorso rivolto ai giovani russi, in cui li invitava a non dimenticare la loro grande eredità culturale e spiritale.
Parole incompatibili con una linea internazionale che aveva portato tutto il mondo occidentale a demonizzare il popolo russo in quanto tale, fino a cancellare dalle programmazioni teatrali le opere di autori russi ad escludere da tutte le gare sportive internazionali non solo le rappresentanze ufficiali di quel paese, ma gli atleti nati in Russia.
Lo stesso accade nella guerra cominciata dopo il feroce attacco di Hamas contro Israele e condotta con altrettanta spietatezza dallo Stato ebraico. Con risultati che in realtà sono fallimentari e anzi controproducenti anche riguardo agli obiettivi dichiarati, ma che in realtà saranno ancora più disastrosi a lungo termine. Sia per l’isolamento internazionale in cui Israele si sta confinando, sia per il prevedibile risentimento dei palestinesi.
Riflessione / Savagnone: Papa Francesco e la guerra
Francesco anche in questo caso non si stanca di denunziare questa vanità. «La guerra è una sconfitta, sempre!». Attirandosi incomprensioni e accuse. Come quelle del Consiglio dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia e dell’American Jewish Commettee per aver usato il termine «terrorismo» parlando delle bombe sui civili della Striscia.
Evidentemente per il papa una guerra che ha già provocato “involontariamente” 24.000 morti, soprattutto uomini, donne e bambini innocenti, non può essere «giusta». Un’idea condivisa da milioni di persone. Infatti tutto il mondo occidentale in questi mesi manifesta contro il sistematico massacro dei civili a Gaza. Decisione non condivisa dalla maggior parte dei rispettivi governi. Lasciando anche questa volta la posizione della Chiesa in un totale isolamento.
Anche se perfino il più fedele alleato di Israele, gli Stati Uniti, non certo sospetto di antisemitismo, ha cominciato a mostrare le sue crescenti perplessità per i metodi usati dall’esercito israeliano e a dire chiaramente che non potranno essere le bombe a produrre la pace. A conferma che la posizione del papa, accusata di favorire i terroristi, è anche in questo caso assai più realistica di quella dei suoi accusatori.
I profeti raramente vengono ascoltati. E di solito pagano di persona il loro coraggio nel discostarsi dalle posizioni dei potenti. Gesù di Nazareth è addirittura finito sulla croce. Non c’è da stupirsi che qualcosa di simile possa accadere al suo vicario. Forse è proprio questa solitudine di Francesco la migliore garanzia della fedeltà alla sua missione. La sua voce continuerà probabilmente a risuonare nel deserto. Questo la rende annuncio di speranza in un mondo diverso.
Giuseppe Savagnone, scrittore ed editorialista, responsabile del sito della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo, www.tuttavia.eu, da cui è tratto l’articolo.