Catania si è mossa, con senso di alacre devozione, verso la “Diva Agatha”. Nella conta degli eventi, riconosciuti universalmente, quello riservato alla santa catanese si attesta ai primi posti nel mondo. Difatti la festa, dedicata alla Santa Patrona di Catania, è contemplata entro le prime tre festività ricche di storicità e folklore!
Il nome di Agatha ricorre nei martirologi più antichi, secondo il calendario ogni 5 febbraio. (Giorno della dipartita terrena di Agatha: 5 febbraio 251). Ella è venerata come santa, vergine e martire sia dalla Chiesa cattolica, che da quella ortodossa e finanche anglicana.
Il nome Agatha già anticipa le virtù della santa catanese. Infatti, stante al greco Agathé, si profila il significato di bontà, nobiltà e vereconda virtù. In tutto ciò, la “Diva Agatha” testimonia con la vita la devozione a Dio sino al sacrificio estremo, tollerando ogni brutalità d’umana condizione (compresa l’amputazione dei seni).
La festa di Sant’Agata riconosciuta Patrimonio dell’umanità
In aggiunta, la festa della Diva Agatha, a partire dal 2005, ha avuto il riconoscimento di “Bene Etneo Antropologico Patrimonio dell’Umanità della Città di Catania”, da parte dell’UNESCO. L’evento è, dunque, non solum ricorrenza annuale, sed etiam rito comunitario dai tratti internazionali.
L’impianto della festa annovera varie fasi. In particolare, si ricordano le celebrazioni religiose, le processioni secondo prestabiliti percorsi. Inoltre, si annoverano iniziative musicali dedicate. Ad esempio, per il 2024, si menziona il lavoro organizzato dal Teatro Massimo Bellini di Catania (“Le Ragioni degli Angeli”, quale tributo del Teatro etneo all’eroica Protomartire Agatha). Ed ancora, si rammentano momenti di recitazione con eventi creati ad hoc, in memoria della “Diva Agatha”. Come “Agata, la Santa fanciulla”: rappresentazione teatrale messa in scena nella chiesa di San Nicolò l’Arena di Catania.
E come non menzionare, poi, i fuochi d’artificio, l’uscita della carrozza del Senato, la sfilata delle Candelore per le vie catanesi.
Le Candelore parte integrante della festa di Sant’Agata
A tal proposito, riguardo alle Candelore, si riferisce che esse sono elementi peculiari, rievocanti la festa catanese. Nello specifico, le Candelore sono ceri allestiti con adornamenti artigianali, recanti anche le stazioni del martirio e la storia di Agatha. Esse, in più, sono impreziosite da puttini ed altre infiorettature.
Nel tempo odierno, secondo la tradizione ormai secolare, precedono la processione del fercolo e delle Sante Reliquie di Agatha.
In Illo tempore, le Candelore servivano da fonte illuminante al passaggio della “vara” della santa (o fercolo che trasporta, in processione, il busto e lo scrigno in cui sono custodite le reliquie di Agatha). Inoltre, le Candelore sono undici e rappresentano ordini professionali o gruppi. Secondo una sequela, si menziona: il piccolo cero voluto da Monsignor Ventimiglia, la Candelora degli abitanti di San Giuseppe La Rena o dei “Rinoti”. Si continua con la Candelora di giardinieri o fiorai; pescivendoli; fruttivendoli; macellai; pastai; pizzicagnoli, bettolieri; panettieri.
La Candelora dei panettieri è la più grande e pesante, definita anche “Mamma”. Infine, si ricorda la recente e piccola Candelora afferente al Circolo Cittadino di Sant’Agata. Le Candelore, in occasione delle preordinate processioni, vengono portate in spalla.
Il martirio di Agata
Riguardo alla fanciulla Agatha, si testimonia che la sua nascita si incardina intorno al III secolo d.C. Ella aveva, in verità, nobili e cristiani natali e crebbe all’insegna dei valori di fede e virtù, seppur nell’agiatezza. Agatha, sine die, personifica la forza morale e la profonda fede! Di sua sponte, Agatha, nell’anno del suo quindicesimo genetliaco, decise di consacrarsi al Signore. Così, indossò il velo rosso, segno distintivo delle vergini consacrate a Dio.
Notata dal proconsole Quinziano, subì minacce e torture sino al martirio, pur di non piegarsi alle volontà dell’uomo. Ma, nonostante torti e ingiustizie subìte, Agatha non indietreggiò nemmeno d’un passo, rimanendo ferma nella fede verso Dio. Subì anche il taglio dei seni con grosse tenaglie. Stante ai racconti, Ella guarì dopo la visione di San Pietro. Durante l’ultima tortura subìta sui carboni ardenti, ebbe a manifestarsi un terremoto. Tale funesto evento fece interrompere il supplizio inflittole, ma Agatha morì di lì a poco nella cella in cui venne confinata.
Il miracoloso velo di Sant’Agata
In riferimento alla Diva Agatha si menziona, tra le reliquie: il “Velo”. Quel velo che, nonostante le fiamme, nel momento del martirio di Agata, mai si bruciò. Esso, esattamente ad un anno dalla sua morte venne usato per fermare una colata lavica dell’Etna, che lambiva Catania. L’espediente venne ripetuto in altre situazioni di similare pericolo. Ed ogni volta, Agata è accorsa in aiuto. Nell’odierno, Ella è definita anche protettrice dei vigili del fuoco. Agatha è simbolo di rettitudine, di nobiltà e fermezza di fede ed è guida preziosa per l’intera comunità catanese! Così si è tutti devoti tutti della sempre fanciulla Agatha!
Luisa Trovato