In calendario al Teatro Bellini di Catania, dall’1 al 9 marzo, un doppio omaggio in musica a due illustri figli della Sicilia. Due titoli inediti: La Lupa, tratto dalla novella di Giovanni Verga e, novità assoluta, Il Berretto a sonagli. Quest’ultimo commissionato dall’ente lirico etneo al compositore Marco Tutino, su libretto di Fabio Ceresa, liberamente ispirato alla commedia di Luigi Pirandello.
Il prestigioso dittico, comprensivo di sette rappresentazioni, è stato presentato e ampiamente illustrato nella conferenza stampa tenutasi presso il foyer del Teatro Massimo Bellini. Presenti il sindaco di Catania e presidente del Teatro Enrico Trantino, il sovrintendente Giovanni Cultrera, il direttore artistico Fabrizio Maria Carminati, il compositore Marco Tutino, il regista Davide Livermore e la compagnia dello spettacolo.
Da diverse stagioni l’ente lirico catanese punta sul linguaggio universale della musica per esaltare e veicolare le proprie radici. Il cartellone di opere e balletti del 2024, per il suo ampio respiro, si colloca autorevolmente nell’agone internazionale. Lo stesso si focalizza, altresì, sulla valorizzazione del patrimonio identitario, a partire dal genius loci Vincenzo Bellini fino alla commissione di partiture ad hoc.
Sulla visione delineata dalla governance del sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano e della direzione artistica di Fabrizio Maria Carminati, la nuova produzione realizzata dal Massimo di Catania mette in campo una compagnia d’eccellenza. Sul podio dell’Orchestra salirà Fabrizio Maria Carminati, la regia è di Davide Livermore, che firma le scene insieme ad Eleonora Peronetti. Proiezioni digitali di D-Wok (direttore creativo Paolo Gep Cucco), costumi di Marianna Fracasso, luci di Gaetano La Mela.
Interpreti principali sono il soprano russo Irina Lungu, il mezzo soprano georgiano Nino Surgulazde, il tenore spagnolo Sergio Escobar, il baritono Alberto Gazale. Tutti si avvicenderanno, nei vari turni della programmazione, con altri cantanti di chiara fama.
“Il berretto a sonagli”, denuncia civile contro il fenomeno mafioso
L’opera è stata commissionata dal Teatro Bellini di Catania a Marco Tutino, compositore tra i più prestigiosi a livello mondiale che si è avvalso del libretto di Fabio Ceresa, rinomato scrittore e regista. Dello stesso Tutino anche il titolo operistico de La Lupa che sarà abbinato a quello inedito de Il berretto a sonagli. Entrambe le fonti letterarie, nell’approdo dalla prosa al teatro, sono state oggetto di un libero adattamento.
Il berretto a sonagli, nella sua nuova versione operistica, ci regala la novità, assai rielaborata, di un testo fondante la drammaturgia riconfigurato e tradotto in una forte denuncia civile contro il fenomeno mafioso. Il messaggio che innerva la nuova creazione è quello del rifiuto dell’omertà, il coraggio della denuncia, la lotta contro gli abusi e la disparità di genere.
Tutino e Ceresa portano alle estreme conseguenze il teorema pirandelliano di una società borghese ingabbiata nelle regole dell’ipocrisia. Nella rivisitazione, queste regole risultano aggravate dall’omertà imposta dalla mafia. L’ambientazione in una cittadina siciliana viene rispettata ma la datazione slitta di una decina d’anni, ovvero all’epoca del doppio debutto della commedia.
“Chi può cambiare l’atteggiamento mafioso nel mondo?” Si interroga il regista Davide Livermore, convinto che non sono gli uomini a poterlo fare bensì le donne. “Ciampa mafioso è una grandissima opportunità per parlare dell’oggi e, soprattutto, per far parlare Beatrice, moglie di Ciampa”. La musica seguirà, infatti, l’idea centrale del percorso di crescita morale della giovane donna. “Man mano che la drammaturgia si sviluppa – ha sottolineato Tutino – la temperatura musicale salirà e la musica adotterà un linguaggio sempre più scuro e violento”.
“La lupa” e la violenza di genere: non solo un problema culturale piuttosto una difficoltà esistenziale anche dell’uomo
Il possente ritratto femminile verghiano, nella versione operistica de La lupa, ripropone la parabola negativa di una donna che sfida le convenzioni. Reietta sì ma, al tempo stesso, oscuro oggetto del desiderio. Questa volta, però, l’azione trasmigra nello spazio e nel tempo. Approda in una metropoli del Nord Italia, agli inizi degli anni Sessanta. La tragedia si snoda negli interni asfittici e suburbani di un garage (primo quadro) e nella trattoria (secondo quadro) dove si consumerà un vero e proprio delitto di genere.
E ancora una volta Davide Livermore interviene con una posizione categorica che auspica diventi anche quella di ciascun spettatore. Non si può accettare che, dopo i recenti e continui fatti di cronaca a cui abbiamo assistito, c’è chi pensa ancora: forse lei se l’è cercata. “Siamo sicuri che quando una donna mette in difficoltà un uomo la responsabilità è solo di lei? Forse la violenza di genere non è solo un problema culturale. Piuttosto una difficoltà esistenziale che coinvolge anche il soggetto maschio”.
Dunque, dall’opera emerge e trionfa il messaggio etico e civile della denuncia. “Parola d’ordine contro ogni sopruso e illegalità” – ne è convinta Elvira Amata, Assessore al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana. Assente alla conferenza stampa per inderogabili impegni istituzionali, Amata ha voluto comunque manifestare, tramite un messaggio alla stampa, il suo vivo apprezzamento verso le scelte artistiche del Teatro Bellini.
Per il sindaco Trantino ogni linguaggio può servire per opporsi alla mafia. “Compito dell’arte, oltre ad offrire svago per i cittadini, è quello di porre domande e sollecitare riflessioni sul nostro presente. ‘Il berretto a sonagli’ ci invita a riflettere che la realtà è ancora vittima di meccanismi dove la verità viene strumentalizzata contro il giusto e la menzogna accampa diritto di verità”.
Cristiana Zingarino