Teatro Massimo Bellini / In scena la reinterpretazione de “La lupa” e “Il berretto a sonagli”

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Nel palinsesto delle programmazioni a cura del Teatro Massimo Bellini di Catania, segue adesso il debutto di due eminenti opere siciliane. Si omaggia, invero, la memoria di figure di assoluta levatura letteraria. In particolare, si parla di Giovanni Verga con la novella “La Lupa”, riveduta secondo inediti canoni artistici, e di Luigi Pirandello con la sua commedia “Il Berretto a sonagli”.

Riguardo a quest’ultimo capolavoro del Premio Nobel per la Letteratura, Pirandello (1934), la rivisitazione in chiave operistica è stata commissionata a illustri nomi del panorama artistico internazionale. Per l’evenienza, è stato chiamato il compositore Marco Tutino, su libretto di Fabio Ceresa. Secondo il sovrintendente Giovanni Cultrera Di Montesano, si parla di “prestigioso dittico”, comprendente ben sette rappresentazioni dall’1 al 9 marzo prossimi. In più, la regia è stata affidata a Davide Livermore e il podio al direttore artistico Fabrizio Maria Carminati.

Fabrizio Maria Carminati
Fabrizio Maria Carminati, direttore artistico del Teatro Massimo

Fabrizio M. Carminati: “Si valorizza il patrimonio culturale siciliano”

Carminati, dal canto suo, in merito alla corrente messinscena pirandelliana de “Il Berretto a sonagli”, parla di metamorfosi artistiche, passanti “dai grandi classici a rare esecuzioni”. Egli accenna, in più, “alla valorizzazione del patrimonio identitario e di partiture ad hoc”, la cui genitura è siciliana. Contestualità artistica che, per l’occasione, calca il proscenio dell’agone musicale internazionale.

Nel dominio artistico e, per eccellenza, di ispirazione, si ricercano e “usano” compositori desueti. Si commissionano opere nuove, nonché innovativi lavori sinfonici con compositori viventi. Siffatta linea d’azione è apice d’orgoglio per il teatro Massimo Bellini di Catania. Necesse est rimpolpare la cultura, soprattutto quella italiana, rivalutandola con sentori coevi, per consegnarla con altre vesti al panorama internazionale. In particolare, nel segno della continuità, l’innovazione deve rivedersi riguardo al teatro musicale, mediante nuove commissioni.

Il Berretto a sonagli…in chiave operistica

Si ripensa, dunque, ad una nuova veste dell’opera pirandelliana. La mise innovativa si propone tramite un librettista. L’idea, a tal proposito, s’innesta nel trasporre la messinscena del celeberrimo “Berretto a sonagli”, dentro un libretto. A seguire, il libretto a cura di Fabio Ceresa si porta in palcoscenico con l’orchestra e i cantanti. È un lavoro immane! Tutto ciò accadeva già nell’Ottocento. Verdi, ad esempio, metteva in scena Shakespeare.

Si auspicano, in un crescendo, eventi di risveglio in Italia, culla del teatro musicale. La Stagione del Bellini, in particolare, offre un repertorio di ampio respiro, in linea con la tramandata arte lirica e un occhio ad asset rivisitati e contemporanei.
Il teatro deve alimentarsi per vivere e ben rappresentarsi al pubblico. Per similitudine, il teatro è assimilabile al fuoco delle passionali cose. Esso, per esistere, deve essere di volta in volta rinvigorito da ingegno ed entusiasmi, fonti assimilabili a nuove forme combustibili! Diversamente il teatro può connotarsi come museo. L’attuale lavoro di Carminati, nell’odierno andare, si instrada su questa linea d’azione, al fine di creare per il teatro formule in divenire di longevità e valore artistico universale.

Teatro Massimo Bellini di Catania
Interno del teatro Massimo Bellini

Pirandello va in scena

Volgendo lo sguardo a Pirandello, il pensiero corre ai suoi personaggi che si muovono sulla ribalta della vita. Figure ritagliate in uno spazio-tempo in evoluzione che, tuttavia, sono incuneate in un alveo tra verità e rappresentazione fittizia di convenienza. Il fine dimora nell’evenienza di ben rappresentarsi alla società, mediante l’uso di una maschera da scena, sia nella vita, sia nel teatro.

Siffatta congetturazione conduce all’espediente narrativo, evidenziato nel monologo di Ciampa. Personaggio interprete di un sofisticato tratto stilistico, disposto nella commedia “Il Berretto a sonagli”. Tal concetto s’impronta sull’idea delle cosiddette “tre corde”, parte focale della commedia, allestita per rappresentare uno spaccato della società, o forse dell’intera umanità.              “Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d’orologio in testa. La seria, la civile, la pazza…dovendo vivere in società, ci serve la civile…ci mangeremmo tutti, signora mia, l’un l’altro, come tanti cani arrabbiati. – Non si può. E che faccio allora? Do una giratina così alla corda civile. Ma può venire il momento che le acque si intorbidano… se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio!”.

Emerge chiara l’allusione ai rapporti umani, alla convivenza tra gli individui che quotidianamente calcano il palcoscenico della vita. Emerge, altresì, il conflitto insanabile tra la forma e la vita, la finzione e la verità, l’apparenza e la realtà. Sino a giungere alla conclusione che non sempre la verità è portatrice di equilibrio ed essere, pertanto, proclamata in società.
Sussiste difatti l’idea di mediare il detto e non detto, per ristabilire “presunte verità”. Geniali soluzioni per produrre nuovi equilibri tra i soggetti interagenti in teatro e/o nella routinaria vita.

Marco Tutino
Il compositore Marco Tutino, autore della rivisitazione operistica de Il berretto a sonagli

Il compositore musicale Marco Tutino

Il compositore Marco Tutino riferisce, poi, che “la musica accompagnerà fedelmente il percorso di crescita morale dei personaggi. Così, conseguentemente, il tono della drammaturgia si evolverà in un crescendo musicale che via via adotterà linguaggi dai toni vigorosi”. Riguardo a rivedute versioni operistiche, la commedia pirandelliana avrà risvolti interpretativi sull’asset dei meccanismi legati al concetto di mafiosità, soprattutto correlati a “Ciampa”. A seguire, nell’interpretazione della “Lupa”, tratta dalla novella verghiana, si traspone il male della società correlato al femminicidio. Con ambientazioni differenti, non più relegati nella terra di Sicilia, bensì in un territorio del Nord Italia, peraltro traslato ai ’60 del ‘900 in un dialogo che rilegge discriminazione/immigrazione.

In chiosa, si reitera il pensiero del sovrintendente Cultrera di Montesano. Le parole chiave sono creazione e innovazione, che si attuano con la commissione delle opere letterarie, in tal caso, di illustri siciliani. Si segnala, dunque, la maestria del regista Davide Livermore, il testo musicale di Marco Tutino, il libretto di Fabio Ceresa. In più, si menziona la direzione d’orchestra a cura di Fabrizio Maria Carminati, nonché l’eccellenza mondiale di coro, orchestra e maestranze/tecnici.

La messinscena di ciascuna pièce in cartellone, con riferimento a: “La Lupa” e “Il Berretto a sonagli” intende anche indagare i sentimenti femminili, che sovente non sono denunciati. In più, riguardo al Teatro Bellini, ribadisce che il risultato atteso si incunea in un cambio di mentalità e nella forma mentis collettiva.

La novità è far divenire il teatro non un espediente culturale elitario, bensì un’istituzione connessa al tessuto sociale. Si vuole provare a delocalizzare la funzione del teatro di educazione alla musica, rendendo partecipe all’ascolto dell’arte lirica anche le periferie della metropoli catanese. Buona visione!

Luisa Trovato

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