Clima / Addio a La Corona, l’ultimo ghiacciaio del Venezuela

0
251
La Corona Venezuela paesaggio

La Corona era il nome dell’ultimo ghiacciaio del Venezuela, ora riclassificato come campo di ghiaccio a causa dei cambiamenti climatici. Il Venezuela è il primo paese glacier free al mondo: ha perso tutti i suoi ghiacciai a causa dei cambiamenti climatici. All’interno del territorio vi erano ben 6 ghiacciai. Giacevano sulla catena montuosa della Sierra Nevada de Mérida, che si trova a circa 5.000 metri sul livello del mare. Cinque dei ghiacciai erano scomparsi nel 2011, lasciando solo l’Humboldt, noto anche come La Corona. Questo si trovava vicino alla seconda montagna più alta del paese: Pico Humboldt. Le previsioni avevano stimato che La Corona sarebbe durato almeno un altro decennio. Se non fosse che, per via dei disordini politici nel paese, gli studiosi non sono stati in grado di monitorare il sito per alcuni anni.

Le valutazioni attuali rilevano che il ghiacciaio si è sciolto molto più in fretta del previsto ed ha un’area inferiore a 2 ettari. E’ stato quindi riclassificato da ghiacciaio a campo di ghiaccio. “Il ghiacciaio di Humboldt non ha una zona di accumulo e attualmente sta solo perdendo superficie, senza alcuna dinamica di accumulo o espansione”, ha dichiarato Luis Daniel Llambi, ecologista di Adaptation at Altitude, programma per l’adattamento ai cambiamenti climatici nell’area delle Ande. “La nostra ultima spedizione nell’area è stata nel dicembre 2023 e abbiamo osservato che il ghiacciaio aveva perso circa 2 ettari rispetto alla visita precedente nel 2019, [da 4 ettari] a meno di 2 ettari ora”. 

Addio a La Corona, l’ultimo ghiacciaio del Venezuela/ Non solo il Venezuela

“Nell’area andina del Venezuela, ci sono stati alcuni mesi con anomalie mensili di +3°C/+4°C sopra la media del periodo 1991-2020, il che è eccezionale a quelle latitudini tropicali”, ha affermato invece il climatologo Maximiliano Herrera. “Altri paesi hanno perso i loro ghiacciai diversi decenni fa, dopo la fine della piccola era glaciale, ma il Venezuela è probabilmente il primo a perderli in tempi moderni”.

Secondo Herrera, l’Indonesia, il Messico e la Slovenia saranno i prossimi a perdere i loro ghiacciai. Dato il caldo record degli ultimi mesi, la velocità di ritiro dei ghiacciai tenderà certamente ad aumentare. Il pianeta sta recentemente subendo El Niño, fenomeno climatico che genera un incremento delle temperature e che, secondo gli scienziati, può accelerare lo scioglimento dei ghiacciai tropicali.

Llambi spiega che il Venezuela è solo il primo tassello di quello che continuerà a succedere. Prima in Colombia ed Ecuador, poi in Perù e Bolivia, i ghiacciai cominceranno a sparire. I ghiacciai venezuelani hanno rifornito solo limitatamente di acqua la regione, diversamente dal Perù, dove queste aree sono molto più vaste.

Addio a La Corona, l’ultimo ghiacciaio del Venezuela/ La reazione alla scoperta

Il governo venezuelano ha impiantato una coperta termica per interrompere lo scioglimento e salvare il ghiacciaio, ma gli studiosi sostengono che sia sostanzialmente poco utile. Caroline Clason, glaciologa e docente all’Università di Durham ha affermato: “Il fatto che il Venezuela abbia ora perso tutti i suoi ghiacciai simboleggia davvero i cambiamenti che possiamo aspettarci di vedere nella nostra criosfera globale a causa dei continui cambiamenti climatici. Come glaciologo, questo è un toccante promemoria del perché svolgiamo questo lavoro e della posta in gioco per questi ambienti e per la società”.

“L’impatto più grande per me della scomparsa dei ghiacciai è culturale”, ha spiegato Llambi. “I ghiacciai facevano parte dell’identità culturale della regione, nonché delle attività alpinistiche e turistiche. La perdita di La Corona segna la perdita di molto di più del ghiaccio stesso, segna anche la perdita dei numerosi servizi ecosistemici forniti dai ghiacciai, dagli habitat microbici unici agli ambienti di significativo valore culturale”, ha evidenziato Clason.

                                                                                           Maria Maddalena La Ferla

Print Friendly, PDF & Email