Libri / Presentato ad Acireale “Malavica” di Paolo Sidoti, ma non chiamatelo thriller!

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presentazione libro "Malavica"

Alla Pro loco di Acireale si è svolta la presentazione del thriller “Malavica” di Paolo Sidoti.
La moderatrice dell’evento, la dott.ssa Rita Vinciguerra ne sottolinea i contenuti. “Malavica è un libro che contiene al suo interno altri due libri “Pietra lavica e Domani. La scrittura di Paolo Sidoti denota una forte originalità. Infatti “Malavica” non è semplicemente un thriller, bensì una forte mistura, anzi contaminazione, contaminatio, come dicevano i latini, fra generi letterari diversi. Si va, dal già citato thriller al romanzo storico, al romanzo di formazione fino a giungere alla narrativa psicologica; il tutto amalgamato con elementi tratti dalla settima arte e dall’arte figurativa.

Ma non vogliamo svelarvi tutto. Il libro si caratterizza per singolare forza descrittiva, in quanto un autore “onesto” è capace di sedurre e incuriosire. Il tutto, senza che venga mai meno il patto di fiducia fra autore e lettore, e in “Malavica”  vi è un equilibrio fra ipotesi e realtà”.

Rita Vinciguerra e Paolo Sidoti
Seduti, la moderatrice Rita Vinciguerra e l’autore Paolo Sidoti

L’autore illustra il suo libro

Malavica – illustra l’autore Paolo Sidoti – è un libro che non può essere catalogato semplicemente come thriller, sarebbe riduttivo e banale. I generi letterari sono un’invenzione delle case editrici, quindi del commercio e, poco hanno a che vedere con la struttura narrativa di un libro. Malavica si sviluppa sulla storia di due coppie, e ha come sfondo la città di Catania. In tutto il libro, la citta dell’elefante non viene mai menzionata, salvo nell’ultima pagina. D’altronde pure questo è un elemento di suspence. In compenso, però, compaiono alcuni monumenti, quale il Castello Ursino, che fanno intuire al lettore che ci troviamo a Catania”.

Però – continua l’autore – Malavica non è ambientato unicamente nel capoluogo etneo. Compaiono altri luoghi, si va da Buenos Aires fino a Beirut. Vorrei, inoltre, dire che Malavica è un libro corale, e adesso spiego il perchè. Nel mio libro, oltre alla descrizione psicologica e storica dei personaggi, cosa che manca a molti romanzi, rendendo la storia noiosa e letargica, si ha la narrazione storica di due eventi molto distanti nel tempo fra loro ma, che rende bene la solida impalcatura che regge questo libro dalla prima fino all’ultima pagina.

I due eventi in questione sono la crociata contro i Catari e i campi profughi, o meglio dire campi di concentramento di Beirut. Questi due fatti storici, perlomeno il primo, visto che il secondo è ancora contemporaneo, che, a prima vista, possono non entrarci nulla l’uno con l’altro, sono in realtà molto simili. Infatti, in Malavica, voglio dare voce agli ultimi, come lo erano i Catari, un gruppo eretico che visse per primo di carità, povertà, elemosina. Che rifiutò il concetto di proprietà privata e abbracciò uno stile di vita a stretto contatto con la natura. Essi furono gli antesignani dei frati francescani. Il Cantico delle creature di San Francesco non è altro che un inno al catarismo.

Come ultimi sono pure i profughi in questi contemporanei campi di concentramento. Il libro abbraccia un arco temporale che va dal duecentocinquantuno d.C. al duemilasettanta. In ultimo, vorrei specificare perché ho chiamato così il mio libro. Il titolo “Malavica” è un neologismo che è un’ unione fra ma, che può significare sia madre che mare e, lavica a simboleggiare il vulcano Etna”.

L’impropria definizione di “romanzo corale”

A sentire la presentazione che Paolo Sidoti fa del suo libro possiamo dire che l’umiltà non è il suo forte. Possiamo rassicurare i lettori, che a dispetto dell’impropria definizione di romanzo corale, “Malavica” non è “Anna Karenina.” Non è sufficiente scrivere due storie di passione parallele. E, non basta, nemmeno voler discettare dei più svariati argomenti dalla filosofia all’esoterismo passando per l’arte cinematografica, quando questi vengono trattati con superficialità, come, una volta, si diceva ai mezzadri “Un tanto al chilo”.

Si sa: il meglio è nemico del bene. La tanto elogiata analisi psicologica si fa fatica a vederla. Nei due brani letti dalla dott.ssa Rita Foti, si evince una scrittura elementare basata sull’utilizzo ripetuto della paratassi che, non fa altro che trasformare l’introspezione psicologica in vieto sentimentalismo o, ancor peggio, in sensazionalismo psicologico.
A proposito di sensazionalismo “Malavica”, come ha suggerito l’autore stesso, potrebbe essere paragonato “Al codice Da Vinci”, grande successo editoriale, nonostante molte inesattezze qua e là e una scrittura fondamentalmente ruffiana.
Vi è da dire che la descrizione dei luoghi è esemplare e degna dei migliori naturalisti francesi. Però, la forte discrasia fra tempo della storia e tempo del racconto, oltre a distruggere la coerenza degli eventi, rende inutile ogni pretesa di verità.

                                                                                                                                                    Giosuè Consoli