Verso il Giubileo 2025 / Pellegrini di Speranza: come si prepara la Diocesi di Acireale

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Nella solennità dell’Ascensione del 2024 Papa Francesco ha pubblicato la bolla di indizione del Giubileo del 2025, che vede centrale il tema della Speranza e richiama tutti a diventare pellegrini della stessa. Il XXXI Giubileo della storia parte da una citazione dalla lettera ai Romani, “spes non confundit”, che sottolinea come la speranza non deludendo offre la certezza di un Dio che ama. Del prossimo Giubileo, a cui anche la Diocesi di Acireale si prepara, abbiamo parlato con don Roberto Strano, direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano e prevosto parroco della Basilica San Filippo d’Agira in Aci San Filippo,  nominato referente diocesano per il Giubileo del 2025 dal vescovo mons. Antonino Raspanti.

Dalla misericordia alla speranza: il passaggio di tematica è netto e significativo. Era una logica conseguenza o il Papa è riuscito a stupire scegliendo questo tema?

Il Giubileo della misericordia è stato un “Giubileo straordinario”, questo lo definiamo ordinario perché si celebra ogni venticinque anni. Il tema della speranza, come scrive il Papa nella bolla di indizione del Giubileo è stato scelto perché tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. La Parola di Dio ci aiuta a trovarne le ragioni.

don Strano giubileo

“Pellegrini di speranza” è l’immagine chiave che ci ha consegnato Papa Francesco per questo Giubileo 2025. Cosa significa oggi essere “pellegrini di speranza”?

Il motto è stato scelto dal Santo Padre con questa motivazione: dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante. Il prossimo Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza. Per questo ho scelto il motto Pellegrini di speranza (Lettera a mons. Rino Fisichella, pro-prefetto della sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l’evangelizzazione).

Quali sono i connotati dei “pellegrini di speranza” che questo Giubileo 2025 chiama a sé?

Innanzitutto la consapevolezza di essere un pellegrino. Nella bolla di indizione del Giubileo del 2000, Incarnationis Mysterium, San Giovanni Paolo II così scriveva: L’istituto del Giubileo nella sua storia si è arricchito di segni che attestano la fede ed aiutano la devozione del popolo cristiano. Tra questi bisogna ricordare, anzitutto, il pellegrinaggio. Esso riporta alla condizione dell’uomo che ama descrivere la propria esistenza come un cammino. Dalla nascita alla morte, la condizione di ognuno è quella peculiare dell’homo viator. L’Homo viator, il pellegrino, mentre cammina accoglie nel suo cuore la speranza, che non è un’idea, ma Gesù Cristo morto e risorto, e la comunica con semplicità e verità agli altri.

papa Francesco

Perdono ed indulgenza, a Suo avviso, sono ancora i termini chiave del Giubileo 2025?

Nella bolla di indizione il Papa si sofferma molto su queste due dimensioni, Egli scrive: L’indulgenza, infatti, permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio. Non è un caso che nell’antichità il termine “misericordia” fosse interscambiabile con quello di “indulgenza”, proprio perché esso intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini. Tale esperienza piena di perdono non può che aprire il cuore e la mente a perdonare. Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime

Giubileo 2025, logo pellegrini speranzaE’ prevista l’apertura delle Porte Sante nelle singole Diocesi, come è stato nel Giubileo della Misericordia?

Il Papa ha disposto che domenica 29 dicembre 2025 in tutte le chiese cattedrali il Vescovo presieda il rito di apertura del Giubileo. La Penitenzieria Apostolica ha stabilito che oltre alla chiesa cattedrale il vescovo può indicare altre chiese giubilari nel territorio della diocesi.

Qual è il messaggio che si vuole consegnare ai pellegrini della speranza che in questo Giubileo dalla nostra Diocesi si recheranno a Roma?

Lo ha indicato il Papa nella bolla di indizione: il pellegrinaggio esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità. Anche nel prossimo anno i pellegrini di speranza non mancheranno di percorrere vie antiche e moderne per vivere intensamente l’esperienza giubilare. Nella stessa città di Roma, inoltre, saranno presenti itinerari di fede, in aggiunta a quelli tradizionali delle catacombe e delle Sette Chiese.

Transitare da un Paese all’altro, come se i confini fossero superati, passare da una città all’altra nella contemplazione del creato e delle opere d’arte permetterà di fare tesoro di esperienze e culture differenti, per portare dentro di sé la bellezza che, armonizzata dalla preghiera, conduce a ringraziare Dio per le meraviglie da Lui compiute. Le chiese giubilari, lungo i percorsi e nell’Urbe, potranno essere oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione. Nelle Chiese particolari si curi in modo speciale la preparazione dei sacerdoti e dei fedeli alle Confessioni e l’accessibilità al sacramento nella forma individuale.

Nella nostra Diocesi, e più in generale a livello globale, si percepisce un deficit di speranza oggi?

Diciamo che si percepisce ovunque! C’è un grande deficit di speranza. Siamo un po’ tutti diventati scettici e delusi come i due discepoli di Emmaus i quali affermano, in forma negativa, “noi speravamo che fosse Lui a liberare Israele”, ma il loro cuore è talmente chiuso alla speranza che non conoscono nel divino viandante il Risorto Signore.

diocesi acireale

Anche noi, Chiesa, abbiamo perso la dimensione della speranza (che insieme alla fede e alla carità costituisce le tre virtù teologali); penso alla pandemia: abbiamo coniato parole nuove come resilienza e dinanzi alla morte, all’epidemia abbiamo parlato e annunciato poco la speranza. Dobbiamo tornare all’antico e sempre nuovo annuncio che la sequenza pasquale mette in bocca a Maria di Magdala: “Christus, spes mea, surrexit”!

Testimoniare è necessario. In che modo si può diventare testimoni di Speranza credibili? Come è possibile promuovere questa pratica nelle comunità parrocchiali, in vista del Giubileo 2025?

Il cardinale Leon Suenens affermava: Non sono un uomo di speranza per ottimismo naturale, ma perché credo che Cristo è nuovo ogni mattina. Si diventa testimoni di speranza annunciando e vivendo la perenne giovinezza dello Spirito, nell’intimità vissuta con il Signore Gesù. Nelle nostre comunità parrocchiali anziché organizzare feste ed eventi che poco o nulla hanno a che fare con la vera spiritualità cristiana, dobbiamo puntare a promuovere l’amicizia con Gesù, con momenti seri ed edificanti di preghiera, di ascolto della Parola, di catechesi e di testimonianza della carità e, allora, si può iniziare a diventare testimoni di speranza. Questo vale per tutti: adulti, giovani, ragazzi e bambini

Da Dante a Mozart molti personaggi famosi hanno varcato la soglia della Porta Santa. A chi le piacerebbe vederla varcare oggi e perché?

Mi piacerebbe che la oltrepassassero insieme i Capi di Stato delle zone di guerre in un atto definitivo di armistizio e di pace. Ma c’è tanta gente, semplice e quotidiana, a cui forse nessuno darà credito, che sicuramente sarà la più influente testimone della speranza!

Chiara Costanzo

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