Troppo lavoro: tedeschi stressati. Quasi da non credere!

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lavoro e stress“Non esiste governo sulla terra che non scambierebbe immediatamente la nostra situazione con quella del suo Paese, e mentre il mondo intero cerca di copiare il ‘miracolo del lavoro tedesco’, i suoi creatori perdono di vista il quadro d’insieme”.
Lo scriveva nei giorni scorsi l’autorevole quotidiano “Frankfurter Allgemeine Zeitung” a proposito di una doppia notizia: da una parte gli ottimi risultati acquisiti su scala nazionale per quanto riguarda l’occupazione, dall’altra le rivelazioni di un sondaggio (istituto Forsa) secondo il quale quello tedesco è un popolo carico di stress e il primo fattore di tensione e di nervosismo sociale sarebbe proprio il lavoro.
L’indagine demoscopica veniva fra l’altro commentata il 31 ottobre, giorno in cui Eurostat, istituto statistico Ue, presentava i drammatici dati della disoccupazione in Europa, segnalando però che la Germania è la seconda economia più virtuosa a livello continentale per questo aspetto, con un tasso di senza impiego del 5,2%, a fronte di un dato Ue superiore al 12%. La stampa teutonica sottolinea, pur con accenti diversi, che negli ultimi 5 anni sono stati creati – alla faccia della crisi che mette in ginocchio l’Europa – un milione e mezzo di posti; un vero e proprio “boom” che, stando all’istituto Ifo, “dovrebbe continuare”.
Eppure “la Germania è un Paese di stressati”, titola “Die Welt Kompact”. “Oltre la metà dei tedeschi si sente sotto pressione sul posto di lavoro, in famiglia e a causa di preoccupazioni finanziarie”, mentre “il lavoro è diventato il fattore di stress numero uno”. Insomma, proprio il “miracolo dell’occupazione” (“Handelsblatt”) sembra pesare sulla vita quotidiana.
“Soltanto i tedeschi – ci ricama ancora la ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’ – possono essere così: per la prima volta 42 milioni di persone hanno un lavoro, eppure l’opinione pubblica continua a lamentarsi delle condizioni del mercato del lavoro”.
“Chi ha il pane non ha i denti”, e viceversa, si potrebbe commentare. Anche perché di italiani e di europei stressati per il lavoro ce ne sono milioni e milioni, ma perché il lavoro non ce l’hanno. È proprio vero che “Paese che vai…”.