Anno della Fede – Verifica 1 / Celebrazioni più convinte

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080408-008Ai pastori è chiesta una responsabilità particolare: quella di adoperarsi affinché i fedeli loro affidati prendano parte ai divini misteri in modo consapevole, attivo e fruttuoso. Ci si è riusciti un po’ di più?

Può essere opportuno domandarsi che cosa sia stato questo Anno della fede. Naturalmente non è facile fare un bilancio che abbia ampiezza universale, come richiederebbe questa iniziativa. È ancora presto! Tuttavia, può essere utile indicare qualche pista per svolgere una prima verifica e l’ambito da cui partire è proprio quello della divina liturgia.

 “Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia”. Sono le parole di Benedetto XVI con le quali nella lettera apostolica “Porta fidei” indiceva l’Anno della fede che sta ormai per concludersi. Può essere, allora, opportuno domandarsi che cosa sia stato questo evento; naturalmente non è facile fare un bilancio che abbia ampiezza universale, come richiederebbe questa iniziativa. È ancora presto! Tuttavia, può essere utile indicare qualche pista per svolgere una prima verifica e l’ambito da cui partire è proprio quello della divina liturgia.
L’Anno della fede è stato voluto, innanzitutto, perché ogni celebrazione liturgica, a cominciare da quella eucaristica, esprimesse maggiormente la fede. Sì c’è un intrinseco e naturale legame tra liturgia e fede, perché la prima esprime precisamente quello che la Chiesa universale nei secoli ha sempre professato. Per questo motivo, per esempio, nessuno può in modo arbitrario modificare i grandi testi della liturgia: spiegare, guidare, sì; sostituire no, perché essi esprimono un sentire la fede che supera ogni particolarismo. “La fede della Chiesa – insegna il Catechismo della Chiesa cattolica – precede la fede del credente, che è invitato ad aderirvi” (1124). Così quando la Chiesa celebra i sacramenti, confessa la fede ricevuta dagli Apostoli.
In questa prospettiva la divina liturgia ci mette direttamente in contatto con il patrimonio della fede, che la Chiesa custodisce ed annuncia a tutte le generazioni. Lo esprime nelle parole e nei gesti, inserendo coloro che le professano e li pongono nella comunione della Chiesa cattolica, quasi un segno di riconoscimento e di autenticazione. La liturgia è fondamentale nella vita del credente perché parla il linguaggio della fede; non è un caso che il Concilio, di cui si celebra in quest’Anno della fede il cinquantesimo dall’inizio, abbia voluto come primo atto la riforma della liturgia. Essa doveva essere nuovamente capace di esprimere quel patrimonio di fede che i padri conciliari volevano presentare ai credenti in modo rinnovato.
GENTE-034Ma c’è qualcosa di più: non solo la liturgia presenta nelle sue preghiere e nei suoi riti quello che la Chiesa crede: lo rende presente! Gli eventi principali della fede sono in essa attualizzati e partecipati a tutti coloro che accedono alla celebrazione. Il motivo, cioè la forza della liturgia risiede nel fatto che in essa è presente Cristo Signore con l’energia della Pasqua. Il Vaticano II insegna a tal proposito che la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. Egli è presente nella persona del ministro, è presente nei sacramenti, è presente nella Parola annunciata, è presente nella Chiesa che celebra.
Se questa è la liturgia, celebrare nella fede significa aderire con tutto se stessi al mistero, cioè all’opera della salvezza, che si fa presente. Non si tratta principalmente di “fare qualcosa”, ma di “esserci” con la mente che ascolta e con il cuore che ama. Fondamentale è il raccoglimento interiore, che si nutre di parole, ma anche di silenzi: a queste condizioni la liturgia opera e trasforma coloro che la celebrano. E, ai pastori è chiesta una responsabilità particolare: quella di adoperarsi affinché i fedeli loro affidati prendano parte ai divini misteri in modo consapevole, attivo e fruttuoso. Ci si è riusciti un po’ di più?

                                                                                                               Marco Doldi

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