“Nunchi”, l’importanza dell’intelligenza emotiva in Corea

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nunchi Corea persone

Fra le parole intraducibili vi è “Nunchi” (눈치, pronunciato noon-tchee): concetto profondamente radicato in Corea potrebbe essere descritto come una forma di intelligenza emotiva. Letteralmente tradotto come “misura dell’occhio”, indica la capacità di comprendere il contesto e l’atmosfera complessivi di una situazione sociale. E’ una dimensione ricca e multiforme che riflette le dinamiche sociali e culturali coreane.

“Nunchi”, il concetto di intelligenza emotiva dalla Corea / Nunchi come abilità

Il nunchi è un concetto familiare nella vita quotidiana coreana e ha ricevuto molta attenzione in ambito accademico, psicologico e aziendale. Si riferisce alla capacità di interpretare segnali sociali sottili e di rispondere ad essi in modo adeguato. Questa abilità può variare notevolmente da persona a persona. Qualcuno può “mancare di nunchi“, non accorgendosi di segnali sociali evidenti o risultando maleducato senza rendersene conto. Altri possono avere un “nunchi lento”, cioè essere parzialmente capaci di cogliere segnali sociali, ma non immediatamente reattivi. Infine, chi possiede un “nunchi rapido” riesce a cogliere anche i dettagli più piccoli e a navigare le interazioni sociali con disinvoltura.

Euny Hong giornalista coreano-americana e autrice del libro The Power of Nunchi: The Korean Secret to Happiness and Success, descrive il nunchi come l’arte di comprendere cosa le persone stanno pensando e sentendo. Hong osserva che i coreani coltivano il nunchi fin dalla tenera età. I bambini imparano a comprendere il concetto già a tre anni, spesso attraverso il rimprovero di un adulto che nota una mancanza di attenzione sociale.

All’atto pratico, il nunchi comporta notare chi, in un determinato contesto, sta parlando, chi sta ascoltando, chi interrompe, chi si scusa, chi alza gli occhi al cielo. Da lì, si possono fare valutazioni utili sulla natura delle relazioni e delle gerarchie all’interno di un gruppo, sull’umore generale e su come comportarsi di conseguenza. Le persone con un nunchi rapido hanno maggiori probabilità di avere successo in qualsiasi ambiente sociale. Sono infatti più propense a integrarsi, a creare connessioni e a evitare gaffe imbarazzanti.

Il concetto di intelligenza emotiva dalla Corea / Nunchi come onere

Il nunchi contribuisce al benessere, facilitando interazioni sociali più armoniose e prevenendo conflitti. Tuttavia esiste una dimensione meno positiva del nunchi. Questa implica una grande pressione sociale, specialmente su individui di basso status o potere, come studenti universitari rispetto ai professori o donne rispetto agli uomini in contesti tradizionali. Ciò comporta una costante vigilanza per mantenere l’armonia sociale, anche quando si è trattati ingiustamente. Questo può portare a sentimenti di frustrazione e soffocamento, noti come dabdabhae. Nella cultura coreana, dove la deferenza e l’osservanza delle gerarchie sono altamente valorizzate, il nunchi diventa una strategia di sopravvivenza per chi si trova in posizioni meno potenti.

Il concetto di intelligenza emotiva dalla Corea / Nunchi utile allo sviluppo sociale

Hong sostiene che il nunchi non solo aiuta gli individui, ma ha anche contribuito allo sviluppo rapido della Corea, da una delle nazioni più povere del mondo a un paese ad alto reddito e culturalmente potente. Questa idea suggerisce che il nunchi, con la sua enfasi sull’unità, la costruzione di relazioni e l’armonia collettiva, potrebbe essere particolarmente rilevante in un momento culturale e politico caratterizzato da divisioni.

Alcuni potrebbero obiettare che il nunchi, essendo legato alla cortesia e all’etichetta, potrebbe incoraggiare comportamenti che evitano il confronto diretto anche quando sarebbe giusto attuarlo. Questa preoccupazione è valida, ma non esclude la possibilità che il nunchi, nella sua forma più positiva, possa essere considerato una virtù. È essenziale considerare il contesto e la motivazione dietro l’uso del nunchi, e se questo contribuisce al bene comune o al benessere individuale.

                                                                                        Maria Maddalena La Ferla

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