Sardegna oggi – 5 / Il Supramonte di Baunei, un singolare percorso naturalistico

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Il "betilo antropomorfo", reperto archeologico di epoca nuragica

Visitare il Supramonte di Baunei con l’altopiano del Golgo (in Ogliastra) è un’esperienza affascinante che consigliamo a tutti di fare. Essere accompagnati da una guida locale valida e preparatissima rende l’esperienza ancora più attraente. Scoprire poi che questa guida è un collega, un docente di scuola secondaria, anzi un “supercollega”, perché è anche giornalista, rende l’esperienza davvero unica.

Si parte in un caldo pomeriggio d’estate da Baunei, un centro di circa 3400 abitanti a 480 metri sul livello del mare, ubicato sulla costa orientale dell’Ogliastra, in provincia di Nùoro, con un trenino turistico che riesce ad affrontare in maniera quasi miracolosa le stradine strette e a tornanti che salgono verso il monte Golgo.

Asinelli allo stato brado nei boschi del Supramonte
La “proprietà collettiva”, antica tradizione sarda

La prima sosta, su uno strapiombo che permette di vedere dall’alto tutta la vallata sottostante spaziando con lo sguardo fino al mare, dà l’occasione alla nostra guida di fare un po’ di storia dei luoghi. Ed è così che scopriamo una situazione della Sardegna che sicuramente pochi conoscono.

E cioè che circa il 90 per cento delle proprietà terriere non è di proprietà privata, ma collettiva (o civica); è un sistema di antica tradizione e che, oltre che in Sardegna, si ritrova forse in qualche zona del Veneto. I terreni non appartengono quindi ai singoli cittadini, ma a tutti “in solido”. Questa proprietà collettiva dà adito a tre diritti fondamentali: 1. diritto di pascolo; 2. “legnatico”, cioè il diritto di raccogliere legna, seminare, cacciare e pescare; 3. “ghiandatico”, cioè il diritto di raccogliere erbe commestibili e ghiande, con le quali si allevavano i maiali ma che, all’occorrenza, potevano anche servire per l’alimentazione umana.

Nel 1822 il re di Sardegna Carlo Felice aveva pubblicato il cosiddetto Editto delle Chiudende, che intendeva sopprimere la proprietà collettiva e ripristinare le proprietà private, ma pochi comuni applicarono la disposizione e la situazione rimase sostanzialmente invariata. Ed è proprio grazie a questa situazione che a metà degli anni ’60 del secolo scorso non nacque nella zona di Baunei (tra Cala Goloritzè e Cala Sisine) una seconda “Costa Smeralda” come quella realizzata dal principe Karim Aga Khan a nord di Olbia, nella zona di Porto Cervo.

“As piscinas”, le vasche naturali sempre piene di acqua
“As piscinas” e “Su Sterru”, la voragine abitata dai mostri

Proseguendo il percorso, le altre soste permettono di conoscere la zona detta “As piscinas” (letteralmente le piscine), che sono delle vasche basaltiche (impermeabili) in cui l’acqua è presente tutto l’anno (d’estate in maniera più limitata), anche quando non piove per molti mesi. Queste piscinas sono la salvezza per tutti gli animali che vivono tra questi boschi allo stato brado, permettendo loro di potersi sempre abbeverare: asini, capre, maiali, e pure qualche mucca. Proprio durante la nostra visita qualche asinello, mansueto, si è avvicinato a noi, facendosi anche accarezzare dai bambini.

L’imbocco della voragine carsica “Su Sterru”

Ancora più avanti, si incontra poi “Su Sterru” (la voragine), una gola di origine carsica, profonda 270 metri, a cui è legata una simpatica leggenda molto nota nella zona. Si racconta infatti che tanti secoli fa si aggirasse per queste contrade un mostro (Scultone), un drago o un grosso serpente, capace di immobilizzare e uccidere con il solo sguardo e che una volta l’anno chiedeva il sacrificio di sette giovani fanciulle per non infastidire gli abitanti del paese.

La cosa andò avanti finché un giorno si trovò a passare in questi luoghi San Pietro in persona, il quale, appresa la situazione, affrontò lo Scultone sconfiggendolo con l’astuzia. Lo guardò infatti attraverso uno specchio, per non essere colpito direttamente dal suo sguardo pietrificatore, dopo di che lo afferrò per la coda e, sbattendolo violentemente al suolo, provocò la voragine (su sterru) dentro la quale il mostro precipitò e scomparve. In segno di riconoscenza nei confronti di San Pietro, la popolazione locale gli dedicò la chiesetta di San Pietro in Golgo.

La voragine venne esplorata per intero solo nella metà del XX secolo, scoprendone la grande profondità e la vera natura, che è di origine carsica (generata quindi da fenomeni di erosione naturale) e non vulcanica, come si era ritenuto per tanto tempo.

La chiesa campestre di S. Pietro al Golgo

La tappa successiva è proprio la chiesa campestre di San Pietro in Golgo, la cui facciata bianca (il colore della purezza) spicca da lontano. Qui anche adesso la popolazione di Baunei si riunisce a fine giugno per celebrare alla grande la festa del Santo apostolo. Il periodo coincide con la mietitura del grano, che fino a qualche decennio fa veniva coltivato anche nella spianata antistante. Davanti alla chiesetta, si può ammirare anche un piccolo monumento, un reperto archeologico di epoca nuragica: si tratta del cosiddetto “bètilo antropomorfo”, un colonna in pietra basaltica con l’incisione di un volto umano in rilievo.

La guida illustra com’era fatto un antico rifugio di pastori
Il rifugio dei pastori e la Maschera di Pietra

Nell’ultima tappa della nostra escursione, ci aspettano due chicche. Incontriamo dapprima la ricostruzione di un’abitazione di pastori con annesso ovile: si tratta di due strutture di forma conica, realizzate con rami di legno di ginepro su una base di pietra costruita a secco; nella prima ci dormivano i pastori (distesi semplicemente a terra) ed ha una copertura, una specie di tappo sempre in legno di ginepro; mentre nella seconda, priva di copertura, ci stavano le pecore, ma solo d’inverno perché in estate gli animali dormivano all’aperto.

Maschera antropomorfa di roccia basaltica

La seconda attrazione è invece una maschera antropomorfa, una parete di roccia basaltica (alta circa dieci metri) modellata nel corso dei secoli dagli agenti atmosferici, il cui aspetto è straordinariamente affascinante, perché sembra proprio un volto umano con occhi, naso e bocca.

L’escursione sull’altopiano del Golgo si svolge tra le montagne, ma – come ci fa notare più volte la nostra guida – se scalassimo la parete rocciosa che chiude a quinta il paesaggio nella parte orientale, dalla cima potremmo ammirare lo strapiombo roccioso che scende verso il mare, verso quella costa e quelle spiagge che costituiscono uno dei pregi del territorio comunale di Baunei, quei quaranta chilometri di costa tra i più belli della Sardegna.

Alla fine del percorso c’è pure un punto di ristoro, che permette qualche momento di riposo. Dopo di che, con lo stesso trenino con cui siamo saliti, ritorniamo a Baunei poco dopo il tramonto.

Nino De Maria

(continua)

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