Sardegna oggi – 7 / Orgòsolo, cuore della Barbagia: tra pastori e “murales”

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Antica saggezza sarda protagonista in un "murale"

Il comune di Orgosolo è al centro della provincia di Nuoro. Il suo territorio è prevalentemente montuoso perché si trova nella zona del Supramonte, che qui prende, per l’appunto, il nome di Supramonte di Orgosolo. Siamo nella regione della Barbagia e le origini storiche del paese sembra risalgano al XIV secolo. Attualmente ha una popolazione di circa 4.000 abitanti.

Nella zona si ritrovano antiche testimonianze dell’epoca nuragica e preistorica: quindici nuraghi, una sessantina di domus de janas (case delle fate, antichi sepolcri), alcune tombe dei giganti e numerosi altri reperti archeologici di varia natura.

Murales a tutti i livelli
Orgosolo, paese dei “murales”

Il paese di Orgosolo tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX era diventato famoso per il fenomeno del banditismo, grazie anche ad alcuni film degli anni ’60. Dagli anni ’70 in poi, invece, la sua fama è legata alla presenza dei murales, più di duecento dipinti che coprono le facciate delle case lungo strade e piazze del centro storico. Si tratta di una vera e propria galleria all’aperto, le cui opere sono state realizzate anche da artisti famosi.

Clandestini vecchi e nuovi

Le immagini riproducono storie di ispirazione locale, ma anche eventi nazionali ed internazionali, con una fantasia ed un uso dei colori molto variegati ed attraenti. Ritroviamo quindi storie di vita quotidiana, storie legate alla vita sociale del paese, alla tradizione pastorale ed altro ancora. Alcune immagini si ispirano anche a personaggi famosi, sia locali che non. I murales fanno parte ormai dell’arredo urbano e sono una forte attrattiva per i turisti.

Il pranzo sotto gli alberi
Il pranzo con i pastori della Barbagia

Un’altra esperienza particolare che si può fare ad Orgosolo, è quella di pranzare insieme con i pastori della Barbagia. Basta spostarsi nelle campagne circostanti l’abitato, per trovarsi immersi in un’ambientazione tipicamente agreste e pastorale. I pastori accolgono i turisti tra abitazioni rotonde costruite in pietra e con i tetti a punta ricoperti di rami secchi. Ricordano gli antichi rifugi che abbiamo conosciuto visitando il Supramonte di Baunei, ma in versione moderna.

Il “piatto” con gli antipasti

Mentre alcuni quarti di maiale (porceddu) infilzati in lunghi spiedi verticali sono posti ad arrostire sulla brace viva, i pastori ci fanno accomodare su semplici assi di legno allineate sotto gli alberi e ci mettono davanti un piccolo tagliere in legno che fa da mensa, piatto e vassoio. Per prima cosa ci pongono sul tagliere un pezzo di pane carasau e un bicchiere di coccio ricolmo di vino rosso. Poi arrivano gli “antipasti”: alcune fette di salame e di lardo, insieme con una fetta di formaggio pecorino o caprino; il tutto di produzione locale e dal sapore incomparabile. Il “primo” è costituito da carne di capra bollita, con patate.

I quarti di porceddu messi ad arrostire sulla brace
Nell’attesa del “porceddu” arrostito

Nell’attesa che sia cotta al punto giusto la carne di maiale, ci portano pure delle ottime salsicce. C’è anche qualcuno dei pastori che gira in continuazione con una brocca di vino, con la quale va riempiendo i bicchieri non appena li vede vuoti. Quando finalmente i quarti di porceddu sono cotti a puntino, vengono tolti dagli spiedi, tagliati a pezzi e distribuiti ancora caldi. È superfluo dire che a questo punto cala il silenzio tra i commensali, perché l’esperienza gustativa non è di quelle che si possono fare tutti i giorni. Non è previsto l’uso di posate, ma ci si può servire dello stesso pane carasau spezzettato e piegato in due per prendere i vari pezzi di cibo.

I dolcetti sardi di fine pasto

Alla fine, dopo avere abbondantemente mangiato e bevuto, i pastori ci offrono pure i dolcini: delle cupolette ricoperte di glassa su una base di pasta frolla a forma di margherita.

Il canto “a tenores” e il balletto

Dopo il pranzo, i pastori si esibiscono nel tipico canto “a tenores”, che è una caratteristica sarda riconosciuta anche dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità, e che sembra sia nato proprio in Barbagia. E dopo il canto, eseguono pure il balletto caratteristico locale, accompagnati dal suono dell’armonica a bocca.

Il canto “a tenores” dei pastori

A completare l’ambientazione pastorale, ci sono alcuni asinelli in un apposito recinto, che si fanno accarezzare docilmente e gradiscono pure delle offerte di cibo; sicuramente quando non ci sono i turisti vengono lasciati liberi e girano per i boschi circostanti allo stato brado. Ci sono poi alcuni bellissimi cani da pastore, che sembrano mansueti ma, per sicurezza, durante la presenza dei visitatori vengono tenuti anch’essi in un apposito recinto.

Infine, dopo il pranzo, le esibizioni dei pastori, ed un ultimo sguardo al bellissimo panorama offerto dalle montagne e dalle valli circostanti, i “padroni di casa” ci aprono i loro magazzini. Qui è possibile trovare (e naturalmente acquistare) i prodotti locali, che in parte abbiamo già assaporato: e cioè gustosi formaggi caprini e pecorini, salsicce e salami appetitosi. Ci sono pure alcuni prodotti dell’artigianato locale, ceramiche e manufatti in legno, come i taglieri su cui abbiamo consumato il pasto.

Nino De Maria

(continua)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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