E’ stata ancora una volta il suggestivo parco botanico di Radicepura, a Giarre, a ospitare l’edizione annuale de “il Sud genera futuro” promossa in Sicilia da Crédit Agricole tramite l’organizzazione dei dibattiti della sezione Economia del Corriere della Sera. Attraverso le voci delle istituzioni e delle imprese, anche l’edizione 2024 ha costituito un’occasione per approfondire le potenzialità economiche di un territorio, quello in particolare della Sicilia orientale, in piena evoluzione e su cui Crédit Agricole mantiene le promesse di piano di investimento. Un piano comunicato a maggio 2022 ed effettivamente sostenuto a più riprese in Sicilia, come peraltro documentato passo dopo passo anche dalla nostra testata.
Crédit Agricole a Radicepura per un “sud che genera futuro”
Rilevante anche in quest’occasione la platea composta da imprenditori, economisti e delegati di aziende, interessati da una serie di interventi moderati da Massimo Fracaro e Isidoro Trovato che hanno spaziato dall’analisi economica alla politica economica. Ed in particolar modo sono state messe in evidenza la capacità, la dinamicità, l’abilità di fare rete di una molteplicità di imprenditori che costituiscono dei punti di riferimento per i territori. A destare interesse, in apertura di dibattito, soprattutto il significativo lancio del nuovo Village nel cuore di Catania, avvenuta il 29 ottobre.
L’Amministratore delegato Giampiero Maioli precisa al riguardo: “Dobbiamo guardare alle eccellenze del Sud con occhi diversi. Il nostro progetto ne è la dimostrazione. Noi crediamo che le imprese del Mezzogiorno abbiano molto da dare. Siamo convinti che la Sicilia e il Sud siano un’opportunità per tutto il Paese e il miglior modo per sovvertire gli stereotipi è fare”.
Crédit Agricole a Radicepura / La Sicilia come potenziale pianta rigogliosa
Un motore in più per un potenziale di enorme, in grado di imprimere un cambio di passo alla regione e al Paese in termini di sviluppo e innovazione. Come accade già in Sicilia dove, se c’è un’immagine che si accosta perfettamente al concetto di impresa, è quella della pianta da seminare e coltivare, come l’idea da cui far sbocciare progetti imprenditoriali di successo. Un’immagine che ne si presto per comprendere il campus di Crédit Agricole nato anche con il contributo dell’Università di Catania.
“Parlare di purpose management significa dare un senso a cosa facciamo. Viviamo un momento particolare di crisi, ma la crisi è sempre fonte di opportunità. Il cambiamento climatico è in atto. C’è un grande tema che è l’innovazione tecnologica, o la cogli o sei fuori. C’è poi il malessere dei giovani ma anche questo può diventare opportunità se dai un senso a ciò che fanno, per esempio attraverso un progetto di vita, una start up” ricorda nell’occasione Elita Schillaci, docente dell’Università di Catania ed esperta di nuove imprese e di territorio.
Maioli, AD Crédit Agricole: investire come un “dovere”
Processi virtuosi di crescita e sviluppo imprenditoriale necessitano di investimenti che possono vedere le banche come Crédit Agricole protagoniste. “Il principio di territorialità e di prossimità è il presupposto indispensabile per farle crescere anche all’estero – aggiunge Maioli. – Banche e imprese in questi anni hanno seguito un percorso evolutivo, oggi il rapporto è più solido. Vero è che instabilità geopolitica, calo demografico e debito pubblico rischiano di frenare lo sviluppo e destabilizzare gli equilibri. Ma è altrettanto vero è che le imprese italiane hanno capacità di intuizione, hanno resilienza, intraprendenza ed è un fatto soprattutto culturale. E anche le banche, tutte le volte che c’è stata una crisi, un momento di difficoltà, hanno trovato altre strade. Si sono reinventate imboccando un percorso virtuoso per ritrovare l’efficienza. È nel nostro dna”.
L’edizione 2024 del “Sud che genera futuro” conferma infine una nota caratteristica: l’imprenditorialità al Sud nasce e cresce soprattutto in famiglia, soprattutto quando questa si muove attraverso l’innovazione. Storie di nonni, padri e figli che hanno trasmesso un tesoro di competenze, esperienza, di know how che poi, come le suddette piante, è cresciuto orientando panorami di crescita più ampi.
“Chi fa agricoltura sa che mettere un seme in terra è il primo passo – ha ricordato Mario Faro, Ad Faro Flora, azienda fortemente radicata sul territorio che ha ospitato l’evento e arriva a mercati internazionali come quello dell’Arabia Saudita già da tempo. – Nel nostro dna deve esserci per forza la convinzione che è necessario coltivare per poi raccogliere. Ma bisogna scegliere il seme giusto e bisogna prendersene cura, accompagnare i processi produttivi, se si vogliono vedere risultati”.