Intervista / Don Raffaele Stagnitta disquisisce sulla Pastorale Liturgica

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don Raffaele Stagnitta

Proseguono con cadenza settimanale per tutto il mese di novembre, con chiusura il 6 dicembre, alla parrocchia dei Santi Cosma e Damiano di S. M. Ammalati in Acireale, gli incontri sulla Pastorale Liturgica diretti da don Raffaele Stagnitta. Da poco reduce dal settimo anniversario di ordinazione sacerdotale, don Raffaele, vice direttore del Seminario Vescovile di Acireale, si è intrattenuto con noi sulle ragioni di tale offerta formativa e più in generale sui temi della Pastorale Liturgica.

Don Raffaele Stagnitta, da quali considerazioni promana l’intento di svolgere degli incontri di approfondimento in materia di Pastorale Liturgica e quali le finalità sottese a tale iniziativa?
Gli incontri sono nati dalla richiesta della comunità di San Cosmo e del suo parroco, don Rosario Pappalardo, e siamo stati felici di accogliere pure altri fedeli provenienti da altre realtà. La comunità chiedeva di conoscere meglio gli aspetti fondamentali del celebrare cristiano e la struttura dei riti, per così vivere bene il momento liturgico e pure soddisfare delle curiosità sul modo in cui celebrare. Questa è anche la finalità: accompagnare il santo popolo di Dio a celebrare il mistero di Cristo.Don Raffaele Stagnitta -scuola di formazione teologica

Trascorso ormai mezzo secolo dalla pubblicazione della Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium, quali delle esigenze di riforma e di promozione della liturgia, allora suscitate dallo spirito conciliare, sembrano dover richiedere ulteriore attualizzazione?

Di recente si è puntato molto su elementi che la Sacrosanctum Concilium indica come norme per la riforma della liturgia, concernenti la partecipazione attiva dei fedeli, la ministerialità diffusa, il canto assembleare e sui quali bisogna ancora lavorare.
Tuttavia si potrebbe rischiare di non tenere in giusta considerazione i fondamenti della riforma indicati nella prima parte del testo. Da cui forse si può recuperare terreno per la “promozione” della liturgia.

In definitiva il problema non è tanto il “come si deve fare” o il “cosa si deve fare”, ma è provare a conoscere il “perché” si celebra in un determinato modo. In tale ottica Papa Francesco con la Lettera apostolica Desiderio desideravi ci ha regalato una grande opportunità di riscoperta di ciò che è la liturgia; diremmo della sua “natura”.
Vi emergono alcuni punti di grande rilievo: la centralità dello «stupore per il mistero pasquale»; il recupero per noi uomini del post-moderno, della capacità del linguaggio simbolico; il senso della liturgia come l’alimento di vita spirituale (il Papa parla di lasciarsi formare dalla liturgia e non solo alla liturgia). Questi possono essere nuovi focus per rinnovare tale processo di promozione.

I percorsi accademici di Liturgia Pastorale contemplano con sempre più ampiezza lo studio di scienze umane; dalle più tradizionali, come la storia, alle più recenti, come l’antropologia culturale, la sociologia e la psicologia. In che termini ciò si coniuga con l’approfondimento teologico della liturgia, per una maggiore comprensione del Mistero Eucaristico?

La teologia, nell’accezione più ampia, può trovare nel confronto con altre discipline ambiti di maggiore comprensione del dato rivelato e per l’annuncio missionario. Percorsi accademici di studi liturgici possono pure seguire prospettive storiche e antropologiche necessarie per capire, attraverso giuste chiavi di lettura, lo sviluppo dell’azione rituale lungo i secoli. Sì che il rito possa riverberarsi in ambito pastorale o catechetico e nella vita dei fedeli.

Tanti autori hanno indicato la liturgia come uno dei temi teologici, così da avere una teologia della liturgia. Forse è più corretto considerare la liturgia come una theo-loghia in atto: sintesi e dispiegamento della teologia e dei suoi elementi. Comprendere, o cercare di comprendere il mistero eucaristico non è quindi un esercizio speculativo, dal momento che nella celebrazione tu puoi vivere l’esperienza della tua ricerca. La liturgia apre alla contemplazione, e la contemplazione alla comprensione del mistero, di Dio e dell’uomo.

Don Stagnitta nel Seminario Vescovile
Don Stagnitta nel settimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale con la comunità del Seminario vescovile
Tema di delicata riflessione è ancora rappresentato dal rapporto tra Liturgia e pii esercizi. Come armonizzare al meglio il primato della Liturgia col valore della pietà popolare? Definire correttamente il retaggio di tradizioni o colmare lacune sulla Grazia salvifica dei Sacramenti?

Sì, a volte può sembrare che vi sia un divario tra pietà popolare e liturgia. La pietà popolare nasce dalla cultura di un popolo, anzi è il modo in cui il popolo esprime la fede.
Certo, alcune espressioni necessitano di purificazione e di non essere ulteriormente fomentate. Bisogna andare sempre all’essenziale; e l’essenziale è Cristo, il Vangelo, i Sacramenti. Negli ultimi anni dobbiamo pure riconoscere gli sforzi positivi di evangelizzazione espressi nei momenti di festa.

Al riguardo dei pii esercizi, si assiste in ambito giovanile ai primi segni di diffusione della devozione per il Santo Rosario e per la Coroncina della Divina Misericordia. Don Raffaele Stagnitta, in che senso tali tendenze possono preludere a un progressivo ritorno dei giovani alla liturgia eucaristica? 

La vita spirituale ha una gradualità: la riscoperta della fede passa per fasi via via più profonde. Il Rosario o la Coroncina della Divina Misericordia sono preghiere semplici che tutti possono recitare con facilità, ma hanno grande forza d’incontro vero col Signore.
Pian piano aprono a un’esperienza con Lui sempre più piena: l’adorazione eucaristica, la confessione, il dialogo con un padre spirituale. Su tutto la celebrazione eucaristica domenicale: quando si intuisce la bellezza della messa della domenica, è il segno di aver fatto un cammino spirituale, con la Chiesa e nella Chiesa.

Nel ringraziare Don Raffaele, ci uniamo al suo rinnovato invito per una proficua partecipazione.

                                                                                                         Giuseppe Longo

 

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