Ospitiamo la riflessione del professor Francesco Pira sul deficit di fiducia in Italia e nel mondo, alla luce di alcune evoluzioni e avvenimenti.
Dopo la pandemia, ho condotto diverse ricerche per comprendere come è cambiato il rapporto tra la gente e le istituzioni. Nel frattempo, il mondo ha dovuto fare i conti con la guerra. Mi riferisco al conflitto russo-ucraino e al conflitto in Medio Oriente. In questo quadro generale, la comunicazione si è trasformata e sono cambiati gli atteggiamenti e le abitudini sociali. Si è sviluppato un percorso incentrato sull’acquisizione del consenso e la tecnologia, sempre più a misura di click, ha trasformato l’informazione e le relazioni. Nel frattempo, sono cresciuti i fenomeni che coinvolgono le fake news, la disinformazione, il negazionismo, il complottismo e il populismo. Un numero infinito di informazioni che destabilizzano la popolazione.
Mi ha molto colpito un articolo scritto dal ricercatore Enzo Risso, pubblicato sul Domani, in cui emerge il deficit di fiducia delle persone. Il sondaggio ha avuto come obiettivo quello di capire quali sono le categorie professionali che ispirano maggiore fiducia nell’opinione pubblica.
Il deficit di fiducia a livello globale e in Italia
“A livello globale, in base ai dati rilevati da Ipsos in 32 paesi, in vetta alla classifica dell’affidabilità ci sono i medici (58 per cento), scienziati (56 per cento), insegnanti (54 per cento), camerieri nei ristoranti (44 per cento), membri delle forze armate (43 per cento), polizia, insieme alle persone comuni e ai magistrati (tutti al 38 per cento)”.
In Italia le percentuali risultano essere un po’ diverse. “In primo luogo, dopo anni in cui in vetta alla classifica c’erano i medici (59 per cento), oggi al primo posto si collocano gli scienziati (61 per cento). Al terzo posto, anche nel nostro paese, ci sono gli insegnanti (47 per cento), seguiti dalla polizia (40 per cento). Le forze dell’ordine, lungo lo stivale, surclassano le forze armate (39 per cento), mentre si trovano alla pari con l’affidabilità assegnata ai camerieri dei ristoranti (40 per cento).
La magistratura, in termini di affidabilità, supera con il suo 34 per cento gli avvocati, che nel nostro paese scontano un distacco di ben 10 punti (24 per cento). Le persone comuni, in Italia (35 per cento) come a livello globale (38 per cento), mantengono un discreto tasso di riconoscimento di affidabilità, seguite a ruota dai sondaggisti (32 per cento). In fondo alla classifica i politici (11 per cento). […] Basso è anche il tasso di apprezzamento in termini di affidabilità dei giornalisti (23 per cento)”.
Francesco Pira / Il deficit di fiducia: problema nei media
Non ci sono dubbi sul fatto che è venuta meno la fiducia da parte delle persone. Risso a sottolineato che: “I dati italiani (come quelli degli altri paesi) mostrano l’urgenza di invertire la rotta, perché un paese con alti tassi di sfiducia è una nazione che sta costruendo il proprio futuro su fragili e friabili colonne d’argilla”.
Le mie analisi scientifiche confermano i dati riportati da Enzo Risso, soprattutto per quanto riguarda la politica e il giornalismo. Oggi, il giornalismo deve affrontare una sfida che è quella di combattere i processi distorsivi della realtà. Il sistema dei media si è spostato da una condizione in cui risultava strutturato sulla base di mezzi sostanzialmente distinti tra loro, all’offerta di contenuti tramite piattaforme grazie alle quali una molteplicità di contenuti differenti possono essere diffusi indifferentemente su più media.
Francesco Pira / Deficiti di fiducia: più fake news e meno fiducia interpersonale
Ciò ci riporta alla relazione tra informazione e potere. Si assiste alla progressiva perdita di credibilità di istituzioni e fonti ufficiali di informazione e conoscenza. Le fake news hanno forza e persistenza nel sistema mediale ed originano misinformation e disinformation. Si creano forze dominanti e concentrate in pochi attori che decidono unilateralmente le dinamiche e logiche dell’apprendimento sociale.
Ecco perché si può giungere ad affermare che la proliferazione e la diffusione della disinformazione non è più un fenomeno episodico, ma è parte integrante di una strategia ben definita che sfrutta le dinamiche sociali per costruire consenso e manipolare l’opinione pubblica. È un’industria di influenza globale che attraversa tutti i settori della società, ed è evidente che nelle situazioni di crisi, come nel caso delle guerre, si assiste ad un’alterazione delle direzioni di senso. L’aumento dell’insicurezza e della paura porta ad una comunicazione costruita per alterare la percezione del rischio. Del resto, anche il sociologo Ulrich Beck osserva che negare i rischi non significa eliminarli.
Francesco Pira: deficit di fiducia, media e il potere
Purtroppo, la frattura tra struttura sociale e politica è sempre più netta. Gli individui appaiono profondamente destabilizzati dalle tante parole che leggono o ascoltano. Si nota una perdita di ruolo di rappresentanza come corpi intermedi dei partiti politici, osserviamo come vi sia ormai una completa mediatizzazione dei processi di costruzione dell’opinione pubblica. La politica ha assunto contorni diversi e complessi e Evgenij Morozov, sociologo e giornalista bielorusso ha dato una definizione che deve farci riflettere. La politica opera sul paradigma del compromesso. “Non è perfetta: alcuni cittadini potranno restare delusi”. L’insoddisfazione è evidente e le conseguenze non tardano ad arrivare.
Il sistema politico, avverte il sociologo Henry Jenkins, dunque sembra sfruttare la disintermediazione per una costruzione del potere fondato sull’annullamento del processo di costruzione della conoscenza, dove non trova spazio la cultura partecipativa per lasciare spazio alla polarizzazione e ad una opinione pubblica fondata sulla misinformation.
Francesco Pira: il compito dei giornalisti nel colmare il deficit di fiducia
Proprio per questo motivo, in un momento storico come questo, il compito sociale del giornalista consiste anche nello smontare false voci. L’urgenza è quella di ricreare autorevolezza e credibilità. Allora, cosa bisogna fare? Serve la conoscenza, lo studio, l’approfondimento e non possiamo accontentarci delle notizie superficiali. I cittadini hanno bisogno di sentirsi parte di una comunità attiva e viva. Non è possibile continuare a sfruttare l’emotivismo per orientare le opinioni e distorcere i processi di costruzione della credibilità.
Il messaggio di papa Francesco sull’importanza della fiducia
Papa Francesco ha parlato in molte occasioni dell’importanza della fiducia. In particolare, per la 51ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ha detto: “Vorrei che questo messaggio potesse raggiungere e incoraggiare tutti coloro che, sia nell’ambito professionale sia nelle relazioni personali, ogni giorno “macinano” tante informazioni per offrire un pane fragrante e buono a coloro che si alimentano dei frutti della loro comunicazione. Vorrei esortare tutti ad una comunicazione costruttiva che, nel rifiutare i pregiudizi verso l’altro, favorisca una cultura dell’incontro, grazie alla quale si possa imparare a guardare la realtà con consapevole fiducia” ed io sono convinto che le soluzioni esistono e la vita va vissuta senza perdere mai la speranza.
Francesco Pira, delegato del Rettore della comunicazione all’università di Messina. Professore di Comunicazione e giornalismo presso l’Università di Messina e coordinatore didattico del master in Social Media Manager del Dipartimento di civiltà antiche.