Meic e A.C. / Il rapporto tra Giustizia e Democrazia al centro di un partecipato convegno

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Convegno su giustizia e democrazia

Sulle profonde correlazioni tra Democrazia e Giustizia, sì stringenti da renderle inscindibili, si è dibattuto il 29 novembre al Salone dei Vescovi di Catania, nel convegno a cura di Azione Cattolica e Movimento Ecclesiale d’Impegno Culturale, sul tema Democrazia è Giustizia. Una sinergia che va ben oltre la mera simbiosi o la comunanza di intenti. Al punto che nell’ottica del tema trattato esse finiscono quasi per sovrapporsi ed identificarsi.

In virtù delle conclamate competenze accademiche e professionali sono stati invitati a relazionare il prof. Luigi D’Andrea, Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università di Messina nonchè presidente nazionale del Meic e la dott.ssa Maria Grazia Vagliasindi, presidente emerito della Corte d’Appello di Caltanissetta. Ad intervenire nel dibattito, il prof. Agatino Cariola, Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università di Catania.locandina convegno su democrazia e giustizia

In abbrivio ai lavori, le ragioni sottese alla scelta del tema dell’incontro sono state illustrate nell’intervento introduttivo del presidente del Meic di Catania, prof. Filippo Uccellatore. Egli ha posto l’accento sull’attualità delle implicazioni riconducibili alla materia, in generale per l’intera società e in particolare per il mondo cattolico. Così sulla rispondenza dell’iniziativa alle finalità dei sodalizi organizzatori.

Il rapporto tra Giustizia e Democrazia

Esordendo, il prof. D’Andrea ha evocato l’assioma per cui l’universo della Giustizia è funzionale alla Democrazia. Un sistema democratico solido e compiuto si fonda sull’esistenza, nel suo seno, di una giurisdizione, sia costituzionale che ordinaria, atta a garantire la compatibilità delle leggi coi principi costituzionali. Il substrato della democrazia si sostanzia così nell’indipendenza e autonomia, prerogative della magistratura. Mediatore tra i governanti e i governati, a garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini, il giudice deve, quasi parafrasando San Paolo, liberarsi da tutto per essere soggetto soltanto alla legge.

In una articolata prolusione, la dott.sa Vagliasindi si è soffermata su alcune delle più rilevanti implicazioni del rapporto tra giustizia e democrazia. Non solo sul piano strettamente teoretico, ma dell’attuazione stessa di una attività giurisdizionale volta alla tutela dei diritti.

Intervento del prof. D'Andrea
Intervento del prof. D’Andrea

Democrazia e Giustizia, binomio a garanzia del bene della collettività

In ragione di ciò, democrazia e giustizia si devono intendere come una vera e propria endiadi. Un binomio valoriale fondante uno stato di diritto che sappia garantire il bene della collettività. Perciò, a tutela del cittadino, il giudice deve essere indipendente; libero, pure da sé stesso; da eventuali tentazioni di protagonismo o moti di superbia, sempre latenti. Non inseguire il consenso sociale, ma restare fedele al dovere di chiara motivazione della sentenza. E di ascolto delle ragioni delle parti del giudizio, penale o civile, nel rispetto del contraddittorio.  Informando il suo dictum alla costruzione sapiente e armoniosa dei principi costituzionali. Tutelando così la democrazia, in uno dei suoi elementi più delicati, ma anche più elevati.

Come pendant il dovere etico del legislatore, ancor prima che giuridico e politico, di emanare norme chiare e non indulgere a una pletora di leggi che si rinviano l’una all’altra. Vulnus questo, ricorrente, che allontana i cittadini dalla legge e quindi mina alla base la democrazia.

La Riforma Cartabia a tutela della dignità della persona umana

In tale contesto, rivestono un ruolo importante le dinamiche di una giustizia riparativa, che hanno trovato formulazione nella cd. Riforma Cartabia, sì fortemente qualificante per una giurisdizione “umana” volta al pieno e effettivo recupero alla società, della persona del reo. Principi ineludibili per i credenti per i quali la giustizia non è mai disgiunta dalla redenzione.convegno al Salone dei vescovi

In merito, il prof. Cariola ha citato l’esortazione di Isaia in favore degli orfani e delle vedove. Il cui monito deve oggi interpretarsi in senso lato, nei riguardi di tutti i poveri, i bisognosi, gli emarginati, i profughi. Con una assunzione di responsabilità che impegna non solo il credente, ma ogni cittadino che voglia concorrere a rinsaldare una democrazia sostanziale e solidale. In tal senso, la tutela giurisdizionale assume per i più deboli un ruolo ineludibile.

L’auspicio è che gli approfondimenti offerti dal convegno possano costituire elementi di comune riflessione per tutti, investiti o meno da responsabilità giuridiche o politiche.
Nella consapevolezza che un’autentica democrazia può realizzarsi in uno Stato di Diritto, la cui azione sia improntata alla tutela della dignità della persona umana. Al rispetto dei diritti umani e all’assunzione del bene comune come fine e criterio regolatore della vita politica. Fini che per il prof. D’Andrea, la società civile persegue in processi di continua evoluzione.  Indi, raccomanda la dott. ssa Vagliasindi, va coltivato il seme di speranza evocato da Papa Francesco per l’incipiente Giubileo, a cui bisogna affidarsi per nutrire dei principi di eticità. Invito a cui ci associamo e che estendiamo in particolare, a ogni credente di buona volontà.

                                                                                                     Giuseppe Longo