Chiesa / “Il Cristo siciliano” nella tesi di baccalaureato in Teologia di don Antonio Agostini

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Cristo siciliano

S’intitola “Il Cristo Siciliano”  la tesi per il Baccalaureato in Teologia di don Antonio Agostini, disputata nel corso dell’anno accademico 2023/2024. Curata dal relatore, il ch.mo prof. Alfio Cristaudo nella Facoltà Teologica di Sicilia, Studio teologico S. Paolo di Catania, ha per sottotitolo “Per una rilettura delle immagini cristologiche nell’etnea Randazzo tra arte e teologia”.

A seguito dal Convegno dallo stesso titolo, organizzato dallo studio teologico catanese, nell’anno giubilare del 2000, si è rivelata una certa dicotomia tra il Cristo ufficiale della Chiesa universale e quello siciliano, frutto di una tradizione culturale locale, che si combina con la fede popolare, tramandata da diversi secoli.

Lo studio di don Agostini tende a dimostrare che tale culto ha rappresentato, non soltanto una certa religiosità popolare, ma una vera e propria celebrazione liturgica, che,  attraverso l’arte e le manifestazioni dei fedeli,  diventa “un potente mezzo di comunicazione teologica e culturale”, che si trasmette dal Medioevo all’età contemporanea.Crocifisso

“Il Cristo siciliano” in tre capitoli e una ricca bibliografia

In soli tre capitoli e una ricca bibliografia, corredata da una collezione di immagini sacre, il nostro autore racconta sei secoli di storia sacra in un territorio circoscritto al Comune di Randazzo e alla figura del Cristo morto  a fronte del Cristo ecclesiale. Quale risulta dalla tradizione delle Sacre Scritture e a confronto con le opere degli artisti e della pietà popolare.

Interessante è il capitolo secondo, centrato sul torchio mistico, che nell’arte sacra di Randazzo, terra agricola, particolarmente coltivata in vigneti, trova l’espressione artistica particolarmente cara nella torchiatura del frutto della vite, l’uva. Pertanto l’accostamento del martirio a cui Cristo fu spietatamente sottoposto e il conseguente versamento di sangue, che da tutto il corpo, in vario modo scola,  per il popolo contadino di Randazzo trova immagine concreta nella torchiatura dell’uva, che anche teologicamente, nel mistero eucaristico della transustanziazione  da vino si trasforma in sangue di Cristo. Come il grano in corpo di Cristo, entrambi dati in bevanda e cibo per la salvezza dell’umanità.

Il testo raccoglie un ricco corredo di rappresentazioni sacre, nelle varie modalità. Dal pavimento in mosaico ai portali, lignei e in avorio.  Dalle immagini dipinte alle sculture, in argento sbalzato, cesellato e inciso, in vetro, in smalto, in miniature o in affreschi, olio su tela, il torchio mistico e il Crocifisso sanguinante sono rappresentati nei secoli che vanno dal XIII al XIX.crocifisso 2

La settimana santa a Randazzo        

Il terzo capitolo si concentra tutto sulla Settimana santa a Randazzo. Mediante le varie confraternite, in ogni giorno della settimana si svolgono i riti della liturgia strettamente legati alla devozione e alla pietà popolare. Nel culto, la festa popolare trasmette il mistero della morte e resurrezione del Figlio di Dio, in un itinerario di arte e di fede.
In essa, la parola evangelica viene offerta in maniera immediata attraverso le immagini artistiche e nella gestualità dei riti che il popolo dei credenti nei secoli continua a trasmettere e a mantenere integro nella sua sacralità.  Pur nel grande mistero, che sarà svelato solo a chi con Cristo risorgerà alla fine dei tempi.

La scelta di Randazzo, che ha conservato, fin dal Medio Evo ai nostri giorni, il culto del Cristo Crocifisso, tutto siciliano, ci conferma il bisogno assoluto nell’uomo della ricerca di Dio, a partire da quanto ci viene trasmesso dai nostri avi. La religiosità popolare rende possibile una coesistenza più o meno “armoniosa di elementi provenienti dal senso religioso della vita, dalla cultura propria di un popolo e dalla rivelazione cristiana”, che spesso si esprime oltre il controllo della Chiesa.
Spetta, pertanto,  ai ministri del culto saper tradurre i sentimenti della devozione perché, i fedeli debitamente istruiti, mediante le testimonianze consegnatici dalla tradizione della Chiesa, a partire dagli Apostoli, trovino la ragion d’essere della fede e delle sue diversificate manifestazioni, senza tradire il grande valore che il mistero contiene. E far sì che la festa popolare sia occasione privilegiata per un itinerario catechetico.

Nel complimentarci con l’autore per il paziente ed elaborato lavoro di esame degli oggetti d’arte, il testo invita a visitare i luoghi e partecipare al culto nella Chiesa di Randazzo ma anche a scoprire nella bellezza dell’arte il mistero dell’incarnazione che la nostra religione cattolica ci propone , a cui l’anima popolare esprime la sua immediata interpretazione e la vive nella vita di ogni giorno.

Teresa Scaravilli