E’ iniziata ufficialmente la seconda era di Donald Trump. Il 20 gennaio 2025, infatti, ha preso il via la seconda presidenza del tycoon a capo degli Stati Uniti. Trattasi del 45esimo capo della Casa Bianca, ora divenuto anche il 47esimo presidente dell’Ufficio Ovale.
Le vittorie contro Hillary Clinton nel 2016 e Kamala Harris nel 2024, lo hanno reso il primo presidente ad avere la meglio su due candidate donne ed il secondo presidente, dopo il democratico Stephen Grover Cleveland, a ricoprire due mandati presidenziali non consecutivi.
Cleveland fu infatti eletto la prima volta nel 1885, e la seconda volta ben 12 anni dopo, ossia nel 1897. Per gli amanti dei corsi e ricorsi storici, è doveroso far cenno anche alle significative coincidenze in termini di date delle due elezioni rivelatesi vittoriose per Trump. Infatti, nel 2016 le elezioni si sono tenute l’8 novembre, come avvenne 56 anni prima, quando ad essere eletto fu John Fitzgerald Kennedy. Nel 2024, invece, le elezioni si sono svolte il 5 novembre, data che sarebbe coincisa con la sicura elezione del senatore Robert Kennedy, qualora non fosse stato brutalmente ucciso nel tragico agguato di Los Angeles del 1968.
Il giuramento di Donald Trump: una giornata storica per l’America e per il mondo intero
“Dio mi ha salvato per far sì che l’America possa ritornare grande. L’età dell’oro comincia adesso”. Così esordisce Trump nel suo storico discorso d’insediamento, facendo riferimento all’attentato di cui fu vittima durante il comizio in Pennsylvania. Punta sull’orgoglio nazionale e fa leva sulla voglia di riscatto del popolo americano, la folla è in delirio.
Presenti all’evento molti leader mondiali, tra cui anche la premier italiana Giorgia Meloni, l’unica leader europea invitata. Questo importante fatto la dice lunga sulla volontà di dialogo tra i due Paesi. La storica cerimonia si è tenuta nella Rotonda del Campidoglio, la prima al chiuso in 40 anni a causa del grande freddo.
Analogie tra Donald Trump e John Fitzgerald Lennedy
Nel discorso di 30 minuti tenuto da Donald Trump poco dopo il giuramento, si possono ravvisare delle significative analogie con l’idea di nuova America del Leader della “Nuova Frontiera”, l’indimenticato presidente John Fitzgerald Kennedy.
Entrambi, infatti, hanno espresso il desiderio di sfida, cambiamento. Accomunati da un sensazionale carisma, Trump come John Kennedy anni prima, apre alla necessità di una lotta alla criminalità ed alla corruzione senza precedenti. Si autoproclama “uomo di pace”, pronto a lanciarsi pionieristicamente nell’impresa della risoluzione dei conflitti tra i popoli rivelandosi persona che unisce. Infine, promette di riprendere la conquista dello spazio piantando la bandiera a stelle e strisce su Marte. A tal proposito, ricordiamo l’ambizioso discorso di John Kennedy sulla conquista della luna.
Contesto storico delle due elezioni
Nel 2016, le elezioni presidenziali costituirono uno spartiacque per la politica recente degli USA. La crisi finanziaria ha indebolito fortemente il popolo americano. La Presidenza Obama non è riuscita nell’impresa di porre fine alla crisi, favorendo la nascita di un movimento di protesta dei cosiddetti “tea party”. Una crepa insanabile tra il popolo statunitense e la classe dirigente.
L’inflazione tocca il 2.07% con un debito pubblico pari a 19.200 miliardi di dollari. Nel 2024, i dati sono in netto incremento. L’inflazione raggiunge il 2.89% ed il debito pubblico ammonta al massimo storico di 36.218.605 milioni di USD. Tra le promesse di Trump, infatti, merita menzione la lotta all’inflazione ed al debito pubblico per porre le basi al riscatto ed al decollo degli Stati Uniti. Il pianeta è flagellato ancora da conflitti: a Gaza ed in Ucraina. Per entrambi, Trump sembra orientato a sacrificare una “pace giusta” in nome della fine delle ostilità.
I numeri di una vittoria senza appello
Nelle elezioni svoltesi il 5 novembre 2024, Trump ha superato il numero di voti raccolti a livello nazionale nel 2016 (65.853.514) e nel 2020 (74.223.975). In questa tornata, ha vinto persino il voto popolare come non succedeva ad un candidato presidenziale repubblicano dal 2004, toccando quota 78.224.167 voti, ossia il 49,82% con un totale di 312 delegati contro i 226 di Kamala Harris. Nancy Pelosi, personaggio influente ed “anti – Trump”, ha giocato un ruolo determinante nel convincere Joe Biden alla rinuncia della candidatura per un secondo mandato alla Casa Bianca.
La squadra di governo: il ruolo determinante di Elon Musk e di Robert Kennedy jr.
Da Elon Musk, al comando del nuovo Dipartimento anti – sprechi, a Robert Kennedy jr., figlio del Senatore Bob e nipote di John Fitzgerald Kennedy, scelto come Segretario della Sanità e posto alla guida del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. La squadra di governo proposta è più affidabile ed allineata rispetto a quella del primo mandato.
L’apporto del grande capitalista, Elon Musk, è stato determinante, sin dalla campagna elettorale. Sostegno che si è tradotto nella concessione da parte di Trump della guida di un nuovo dipartimento federale chiamato “Dipartimento per l’efficienza del Governo” (Doge).
Il nuovo dipartimento avrà l’importante potere di supervisionare ed intervenire sulle spese di tutte le agenzie federali, con lo scopo di snellire la burocrazia federale. Musk promette tagli alla spesa federale per 2000 miliardi di dollari. L’uomo più ricco del mondo sarà determinante. Rispetto al 2016, cambia anche il vicepresidente: da Pence, critico nei confronti di Trump che, a suo modo di vedere, non porta avanti un’agenda abbastanza conservatrice, a Vance, di origini umili, del Midwest operaio, noto politico e scrittore.
Le sfide della presidenza di Donald Trump
La presidenza Trump è chiamata a far fronte a diverse sfide. La partita si gioca su più fronti: dalla Siria all’Ucraina, da Israele alla Cina passando per l’Europa. Di recente, i primi timidi passi a favore della tregua nella Striscia di Gaza tra Hamas ed Israele. L’accordo, valido da domenica 19 gennaio, prevede una prima fase che durerà sei settimane. Tramite tale patto si richiede il rilascio dei 33 ostaggi israeliani in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi e l’avvio del ritiro delle truppe da alcune aree della Striscia. L’accordo avviene proprio alla vigilia del giuramento, a dimostrazione della volontà di Trump di spegnere i conflitti in corso.
È in via di definizione l’incontro con il presidente russo Putin per dialogare e cercare una mediazione in merito al conflitto russo-ucraino. Sicuramente Trump non intende finanziare gli aiuti militari e, di conseguenza, ritiene sia interesse di tutti negoziare per un cessate il fuoco. In politica interna, la sua attività politica si orienterà verso la lotta all’inflazione. Un paese con dei prezzi di nuovo accessibili. Ha anche promesso di far abbassare i tassi d’interesse. Difesa dei confini ed applicazione dei dazi per realizzare l’”America first” che ha in mente. Impedire la censura ed incentivare la libertà d’espressione. Costruire una società del merito ed una giustizia equa. Un’agenda ambiziosa che profuma di orgoglio nazionale.
Conclusioni
Un discorso, dunque, vigoroso e assertivo, rivolto direttamente al “popolo americano” con un’enfasi sulla riconquista di una presunta “grandezza perduta”. Contrariamente a quello del 2017, assai più mite e tiepido.
L’enfasi posta su temi quali la sicurezza nazionale, l’economia e l’immigrazione, seppur presentati con un’ottica peculiare, ha rappresentato un chiaro programma politico per i quattro anni di mandato. Evidente inoltre l’estrema attenzione prestata al contesto storico e politico.
Il discorso di insediamento di Trump si presenta come un documento complesso e multiforme, un’istantanea del clima politico del momento, che merita un’analisi attenta e sfaccettata per comprenderne pienamente l’impatto a lungo termine sulla società americana e sulla scena politica internazionale. La sua efficacia comunicativa è indiscutibile e di portata storica. Trump ha quattro anni davanti a sé per creare l’”età dell’oro” tanto evocata.
Giovanna Fortunato