Teatro Stabile Catania / “L’ispettore generale” di Gogol dal 25 febbraio al 2 marzo

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Rocco Papaleo

Al Teatro Stabile di Catania va in scena “L’ispettore generale” di Nikolaj Gogol (coproduzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e TSV – Teatro Nazionale), regia e adattamento di Leo Muscato e con protagonista Rocco Papaleo.
Lo spettacolo – informa una nota stampa – è in programma da martedì 25 febbraio a domenica 2 marzo alla Sala Verga.

Oltre a Papaleo, sul palco Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Michele Schiano di Cola e Marco Vergani.
Le musiche sono di Andrea Chenna.

Inoltre, giovedì 27 febbraio alle 18.30, il Ridotto della Sala Verga ospiterà l’incontro del cast con il pubblico, che sarà moderato dalla prof.ssa Simona Scattina dell’Università di Catania.Ispettore generale poster

L’ispettore generale / La trama

L’ispettore generale” di Gogol è uno dei più grandi capolavori della drammaturgia russa, una commedia satirica estremamente divertente che si prende gioco delle piccolezze morali di chi detiene un potere e si ritiene intoccabile. È forse l’opera più analizzata, criticata, incompresa, difesa, osteggiata, della letteratura russa di tutti i tempi. Gogol stesso si sentì in obbligo di scrivere diversi testi che fugassero i fraintendimenti sorti al suo debutto. Scritta quasi duecento anni fa, ma tragicamente più attuale di quanto si possa immaginare, rivive oggi grazie alla regia di Muscato.

Russia, 1836: per controllare la vita e l’operato dei suoi sudditi, lo zar Nicola I istituisce un nuovo organo di Stato chiamato Terza Sezione. È una sorta di inquisizione che persegue e ostacola tutti i liberi pensatori, fra cui Dostoevskij, Puškin e Gogol stesso. In breve tempo questo sistema scatena un processo di burocratizzazione della macchina amministrativa ed aumenta esponenzialmente il livello di corruzione fra i funzionari statali.

La trama, di per sé, è molto lineare e si basa su un equivoco. Chlestakov (Daniele Marmi) è un frivolo viaggiatore di passaggio in un remoto paesino che è scambiato per un alto funzionario dello Stato spedito dallo zar ad indagare sulla condotta dei funzionari cittadini. Il malinteso scatena conseguenze nefaste per i “notabili” del piccolo villaggio – primo tra tutti per il Podestà (Rocco Papaleo) – che vivranno il giorno più lungo e tragico della propria esistenza, col timore di venire smascherati.

Leo Muscato
Il regista Leo Muscato. Foto Paolo Aquaro

Denuncia della burocrazia corrotta della Russia zarista

Non era la prima volta che sulle scene russe si rappresentavano gli abusi quotidiani dei burocrati statali. Ma tutti i testi precedenti erano basati sulla contrapposizione fra il bene e il male, con personaggi positivi e negativi. Ne “L’ispettore generale”, invece, per la prima volta, i personaggi sembravano essere tutti negativi, e per gli spettatori dell’epoca, questo era inconcepibile. Persino il finale appariva eccessivamente ambiguo. Sia perché sulla scena non venivano rappresentati il trionfo della giustizia e la punizione dei corrotti, sia perché non era esplicitato se il vero ispettore generale annunciato nell’ultima scena, avrebbe fatto giustizia o si sarebbe comportato come il falso revisore.

In realtà, il testo di Gogol è molto più metaforico che naturalistico e denuncia attraverso riso e comicità, la burocrazia corrotta della Russia zarista. “L’ispettore generale” conduce in un mondo in cui l’ingiustizia e il sopruso dominano l’esistenza. Ma non è l’uomo a essere malvagio, è la società che lo rende corrotto e corruttore, approfittatore, sfruttatore, imbroglione.