Sulla strada della Quaresima – 1 / Le Ceneri della Speranza

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Pubblichiamo oggi, Mercoledì delle Ceneri, la prima della riflessioni scritte da don Roberto Strano, una per ogni giorno della Quaresima, raccolte in un libro leggibile nell’apposita sezione del sito de “La Voce dell’Jonio”.
Facciamo anticipare il testo della riflessione dalla prefazione del cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo emerito di Palermo.

Cardinale Paolo Romeo: “Vivere intensamente il momento favorevole”

Su invito di papa Francesco, siamo chiamati a vivere l’anno santo come “pellegrini di speranza”.
Il perchè di questo lo motiva il Pontefice nella bolla di indizione Spes non confundit: “penso a tutti i pellegrini di speranza che giungeranno a Roma per vivere l’Anno Santo e a quanti, non potendo raggiungere la città degli apostoli Pietro e Paolo, lo celebreranno nelle Chiese particolari. Per tutti possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, ‘porta’ di salvezza ( cfr. Gv 10,7.9); con Lui che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque a tutti quale ‘nostra speranza’ ( 1Tm 1,1)” (n.1)

La Quaresima, da sempre tempo privilegiato per un vero e autentico rinnovamento personale e comunitario, quest’anno deve farci crescere nella speranza che non delude.

Don Roberto Strano, referente diocesano per il giubileo della diocesi di Acireale, ci offre delle semplici meditazioni sul vangelo del giorno, dal Mercoledi delle Ceneri al mattino di Pasqua, per alimentare e far crescere la virtù della speranza.

Ritagliamoci un piccolo spazio nelle nostre giornate per metterci “in religioso ascolto della Parola di Dio” (Dei Verbum) e per trarre, da essa, quella operatività necessaria, che ci porta a rendere testimonianza al mondo della nostra fede.

Facciamo in modo che da viandanti, giorno dopo giorno, possiamo trasformarci in pellegrini. Mettiamoci in cammino, non verso l’ignoto, ma verso una meta ben precisa: il sepolcro vuoto di Cristo Signore e da lì, come Maria di Mgdala, annunciare a tutti che “Cristo, mia speranza, è risorto” (sequenza pasquale).

A noi, tutti, il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza. Portare speranza lì, seminare speranza lì. Il Giubileo si apre perché a tutti sia donata la speranza, la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono” (Papa Francesco, omelia 24.12.2014).

Auspico che questo sussidio – che con affetto l’Autore dedica a Mons. Rosario Di Bella, già vicario generale della diocesi di Acireale, scomparso lo scorso 25 dicembre – offerto in versione digitale e condiviso attraverso i moderni canali di comunicazione – giunga a quante più persone possibili, per vivere intensamente questo “momento favorevole” (2Cor 6,2), quale è la Quaresima e celebrare degnamente la Pasqua del Signore.

Acireale, 20 febbraio 2025 – Festa del patrocinio di San Filippo di Agira

                                                                         Paolo card.Romeo
                                                                          Arcivescovo


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 Dal vangelo secondo Matteo (Mt 6,1-6.16-18)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto, e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

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L’austero simbolo delle ceneri, con cui inizia la quaresima, accompagnato dalle severe parole: “ricordati che sei polvere e polvere tornerai” o dall’altra formula “convertiti e credi al vangelo”, sembrano – apparentemente – rimandare a qualcosa di lugubre senza prospettiva alcuna di felicità.

A leggerle, invece, in profondità, appaiono come parole luminose cariche di speranza. La presa di coscienza di ciò che siamo realmente (polvere= cenere) deve spingerci ad una seria conversione, perché da essa possa scaturire un sincero atto di fede. In questo impegnativo itinerario di snoda la strada della quaresima che ci conduce al mattino luminoso di Pasqua, sorgente della speranza cristiana (Cristo, mia speranza, è risorto).

In questo anno giubilare, siamo invitati a percorrere l’itinerario quaresimale come “pellegrini di speranza”. Iniziamo, allora, quest’oggi il nostro pellegrinaggio quaresimale-giubilare e, perché esso non sia appesantito da ingombri inutili, mettiamo nel nostro zaino l’essenziale.

Innanzitutto, la PAROLA DI DIO. “Lampada ai nostri passi e luce sul cammino” (Sl118), perché ci guidi, ci sorregga e ci alimenti in questi giorni. Ogni giorno dedichiamo uno spazio di tempo alla meditazione della Parola, lasciandoci da essa illuminare sul significato profondo di questo itinerario penitenziale che liberamente, da oggi, scegliamo di percorrere.

Il DIGIUNO, non inteso come semplice pratica di mortificazione, quale privazione di cibo, quanto e soprattutto, come stile. Il digiuno non si fa solamente a tavola, abbiamo diversi modi per farlo, astenendoci dai giudizi, dal pettegolezzo dai “chiacchericci”, come soventemente ci ricorda Papa Francesco. Dalle dipendenze: fumo, gioco, uso sconsiderato di PC, telefono, play station. Se imparassimo a farlo ci sentiremmo più liberi e il tempo potrà essere impiegato in una maniera più bella per noi e a beneficio degli altri.

Le OPERE DI CARITA’. Lo zaino del pellegrino che oggi carichiamo sulle nostre spalle è privo di tanti orpelli non essenziali, perché lo spazio rimasto vuoto deve essere colmato da quelle opere, che più di ogni altra cosa, “mostrano la fede” (Gc 2,18). Iniziamo sin da oggi a prefissarci alcuni obiettivi da perseguire in questo periodo: visita ad ammalati, anziani soli; volontariato nelle caritas parrocchiali; aiuto scolastico a ragazzi bisognosi e quant’altro la nostra attenzione saprà scorgere a beneficio dei fratelli più poveri. Il bene torna sempre, ricordiamocelo, perché Gesù stesso ci ha detto che ogni cosa fatta al più piccolo dei fratelli è fatta a Lui (Mt 25, 31-46).

Ci auguriamo allora buon cammino quaresimale, mentre sul nostro capo, come una benedizione, si posa il segno delle ceneri, affinché – come recita la preghiera che precede l’imposizione: “attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, giungiamo completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio”.

 

 

Don Roberto Strano