Sulla strada della Quaresima- 4 / Sabato dopo le ceneri. La speranza accoglie e non giudica

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Dal vangelo secondo Luca (5, 27-32)

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.

Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

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Il mondo, ahimè, ha sempre avuto dei benpensanti, pronti sempre a scandalizzarsi di tutto e di tutti, fuorché di sé stessi. Ne è un esempio il brano del Vangelo di oggi. L’invito ricolto da Levi a Gesù, noto pubblicano, suscita sgomento e perplessità in chi sta ad osservare. Come mai il Maestro di Nazareth mangia insieme a pubblicani e peccatori, una persona come lui dovrebbe stare lontano da questa tipologia di persone, per conservare intatta la propria reputazione.

Padre Davide Maria Turoldo scriveva……

Scriveva Padre Davide Maria Turoldo, nella prefazione al libro di don Tonino Bello “Alla finestra la speranza”: “Caro fratello Vescovo, vorrei quasi dirti paradossalmente: non inoltrarti troppo su queste strade di poveri. Vedrai quanto avrai da soffrire! Prima, perché i poveri quando sono presi tutti insieme, quando sono tanti, fanno veramente paura; ti producono dentro un’angoscia da cui non guarisci più. Poi, perché vedrai la gente come ti parlerà dietro, come ti farà l’anima a brani; quanti ti diranno di non esagerare, di essere prudente, di non lasciarti ingannare.

Ti grideranno di essere prudente, di non lasciarti ingannare. Ti grideranno dietro: «Tanto più che sei Vescovo!»; rovesciando precisamente al completo la prima e fondamentale verità, perché così dovrebbe essere: «Proprio perché sei Vescovo!». E gli stessi tuoi confratelli, quasi tutti, ti giudicheranno un esaltato; la stessa gerarchia – quasi al completo! – sentirà il dovere di richiamarti, se non anche di isolarti, per la solita necessaria invocatissima prudenza eccetera”.

Astenersi da ogni forma di giudizio

Gesù non è un uomo prudente, egli è venuto per guarire i malati e non si lascia ammaliare dai sani; a lui interessa il peccatore che si converte, non il giusto che non ha bisogno di conversione. Egli è venuto per i poveri (in senso lato) e non si lascia convincere da che crede di essere ricco (cioè non bisognoso di nulla).

Se oltre ad essere pellegrini di speranza, vogliamo essere anche profeti di speranza, dobbiamo fare nostri gli atteggiamenti che Gesù aveva nei riguardi di tutti, delle categorie meno protette in particolare: accogliere e privarci di qualsiasi forma di giudizio.

Giudicare severamente ci è concesso solo se abbiamo il coraggio di metterci davanti allo specchio e vedere ciò che esso riflette, cioè noi stessi, in quel caso dovremmo essere impietosi, negli altri casi dovremmo solo astenerci.

“Impariamo dal Signore Gesù a non giudicare e a non condannare il prossimo. Impariamo ad essere intransigenti con il peccato – a partire dal nostro! – e indulgenti con le persone” (Papa Benedetto XVI, Angelus, 21.3.2010).

 

Don Roberto Strano