Sulla strada della Quaresima – 8 / Mercoledi 12 marzo. La speranza di poter cambiare

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Dal vangelo secondo Luca (Lc 11, 29-32)

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.

Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.

Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Pieter Lastman, “Jonah and the Whale”, 1621 (foto di dominio pubblico)

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Ognuno di noi vorrebbe ricevere un segno che ci dia la certezza della nostra fede, se così fosse, credere non avrebbe senso in quanto “La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede” (Eb 11,1).

Il problema che emerge dal vangelo non è tanto la richiesta del segno, quanto la mancanza di una esigenza ad una radicale conversione che ci spinge a credere. Per questo motivo Gesù fa ricorso alla regina del Sud e agli abitanti di Ninive i quali credettero alla predicazione e si convertirono.

Ritroviamo il cuore

A buon motivo, Papa Francesco, nella lettera enciclica Dilexit nos, denuncia: “In questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore; mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte. Ma ci muoviamo in una società di consumatori seriali che vivono alla giornata e dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia, senza molta pazienza per i processi che l’interiorità richiede. Nella società di oggi, l’essere umano «rischia di smarrire il centro, il centro di sé stesso».  «L’uomo contemporaneo, infatti, si trova spesso frastornato, diviso, quasi privo di un principio interiore che crei unità e armonia nel suo essere e nel suo agire. Modelli di comportamento purtroppo assai diffusi ne esasperano la dimensione razionale-tecnologica o, all’opposto, quella istintuale». Manca il cuore” (n.9).

La mancanza del cuore, inevitabilmente, genera quell’aridità che non ci permette di entrare nel cuore del mistero, per cui – come prova – siamo costretti a richiedere un segno tangibile.

La quaresima è il tempo propizio che ci richiama alla conversione, cioè al cambiamento radicale della nostra vita, per vertere cum verso il Signore Gesù, che è il segno della nostra salvezza ben più di Giona!

Don Roberto Strano