Datagate / L’Onu potrebbe avviare un’indagine sugli spionaggi americani

0
85

L’archivio di Edward Snowden continua a mettere in imbarazzo la Casa Bianca con un flusso pressoché continuo di nuove indiscrezioni. L’ultima rilevazione allarga il campo anche ai cellulari: l’Nsa registra(va) 5 miliardi di dati telefonici al giorno. Un numero inquietante per la sua enormità e perché attraverso queste intercettazioni l’Agenzia statunitense controllava i movimenti di milioni di cittadini europei (e non solo).
A diffondere l’ultima rivelazione è il Washigton Post che punta il dito su un potente programma chiamato Co-Traveler. Attraverso il programma, e utilizzando 10 dispositivi per l’identificazione dei segnali chiamati “sigads”, la National Security Agency ha raccolto dati geolocalizzati per creare un enorme database con il quale sarebbe possibile ricostruire gli spostamenti, le interconnessioni e gli schemi di comportamento di miliardi di persone. Un archivio di quasi 27TB giornalieri, ottenuto attraverso la triangolazione delle celle Bts (le antenne utilizzate dalle reti mobili), che consente agli 007 a stelle e strisce di conoscere la posizione di ogni singolo cellulare (o ogni persona se si è in grado di associare un nome al numero di telefono) in ogni angolo del mondo e con chi si sia incontrato. Una mole di dati così imponente che, come scritto nella nota emersa dagli archivi di Snowden e diffusa dal quotidiano Usa, mette a durissima prova “la capacità della stessa agenzia di incamerarli, processarli e immagazzinarli”.
L’Nsa ammette in parte la colpa, dichiarando di aver “ottenuto vaste quantità di dati” geolocalizzati in tutto il mondo inserendosi nelle reti mobili, ma tenta di ridimensionarne la portata facendo ricadere le intercettazioni sotto il cappello della lotta al terrorismo. Il tentativo, però, riscuote poco successo: l’agenzia, infatti, non potrebbe intercettare a questi fini cittadini Usa ma secondo quanto rivelato al “Post” da Robert Litt, consigliere generale del direttore Nsa, “non ci sono elementi per cui si possa ritenere che l’agenzia abbia intercettato volontariamente cellulari nel territorio degli Stati Uniti”. Una dichiarazione che ha scatenato le ire della American Civil Liberties Union e non ha fermato la mano degli amministratori delegati delle più importanti .com Usa (Apple, Google, Facebook, Microsoft, Yahoo!, LinkedIn, Twitter, AoL) che hanno scritto una lettera aperta a Obama per chiedergli di fissare chiari paletti nell’attività di raccolta di metadati online da parte dell’intelligence.
Sul fronte internazionale l’Onu sarebbe pronta ad aprire un’inchiesta ufficiale, a darne la notizia è il quotidiano britannico “The Guardian”: secondo quanto spiegato al giornale da Ben Emmerson, responsabile Onu per l’antiterrorismo, l’indagine ha lo scopo di effettuare una verifica dei poteri di sorveglianza delle agenzie d’intelligence americane e, in particolare, di accertare se gli attuali sistemi adottati dalle agenzie di spionaggio sono in linea con gli standard del Palazzo di Vetro. In Italia, il garante della privacy continua a guardare al caso con molta attenzione. Secondo Antonello Soro, garante per la protezione dei dati personali, la vicenda Datagate dimostra “quanto possa essere rischiosa – per la democrazia e i diritti di tutti – la combinazione tra la concentrazione, in un unico Paese, dei principali provider e leggi emergenziali che considerino le libertà un lusso cui, necessariamente, rinunciare”.

Antonio Rita