Sulla strada della Quaresima – 20 / Lunedi 24 marzo. La speranza libera dai pregiudizi

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Dal Vangelo secondo Luca (4,24-30)

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nazareth:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Zarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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Gesù vittima di pregiudizi

“Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11). Il vangelo di quest’oggi ci mette davanti il rifiuto, da parte dei connazionali di Gesù. Egli a Nazareth è cresciuto, suo padre è conosciuto come il falegname del villaggio, sua madre sarà andata al lavatoio con tante altre donne. Tutti hanno pregato nella stessa sinagoga. Insomma, per quella gente credere in Gesù, come Figlio di Dio è veramente difficile.

Questa incredulità genera un rifiuto che Gesù non può non evidenziare. “Cercavano un messia che li liberasse dal giogo dei romani. Non avevano il cuore veramente aperto alla verità. Sembrano colmi di pregiudizi che indeboliscono la ricchezza della Parola e la sua azione salvatrice … “ (Javier Massa).

Liberarsi dai pregiudizi

“In ciò che avviene a Nazaret troviamo però dell’altro: l’ostilità nei confronti di Gesù da parte dei “suoi” ci provoca: loro non furono accoglienti, e noi? Per verificarlo, guardiamo ai modelli di accoglienza che Gesù oggi propone, ai suoi compaesani e a noi. Sono due stranieri: una vedova di Sarepta di Sidone e Naamàn, il Siro. Tutti e due accolsero dei profeti: la prima Elia, il secondo Eliseo. Ma non fu un’accoglienza facile, passò attraverso delle prove. La vedova ospitò Elia, nonostante la carestia e benché il profeta fosse perseguitato (cfr 1 Re 17,7-16), era un perseguitato politico-religioso. Naamàn, invece, pur essendo una persona di altissimo livello, accolse la richiesta del profeta Eliseo, che lo portò a umiliarsi, a bagnarsi per sette volte in un fiume (cfr 2 Re 5,1-14), come se fosse un bambino ignorante. La vedova e Naamàn, insomma, accolsero attraverso la disponibilità e l’umiltà. Il modo di accogliere Dio è sempre essere disponibili, accoglierlo ed essere umili. La fede passa di qua: disponibilità e umiltà. La vedova e Naamàn non hanno rifiutato le vie di Dio e dei suoi profeti; sono stati docili, non rigidi e chiusi” (Papa Francesco, Angelus, 30.1.2022).
Solo un cuore libero da pregiudizi è capace di accogliere Gesù, chiediamolo come dono.

                                                                                                       Don Roberto Strano