Nella sala stampa del Palazzo di città di Acireale, si è tenuto un convegno focalizzato sull’ambiente e sulla salute con un importante filo conduttore: l’approccio One Health. Si è discusso ampiamente di come la salute umana, animale e ambientale siano profondamente interconnesse. Si è trattata di un’occasione di confronto tra esperti del settore sanitario e ambientale per discutere le nuove sfide poste dalla crisi climatica, dall’inquinamento e dalle emergenze sanitarie globali. A moderare l’incontro, ispirato e coordinato dalla psichiatra acese Costanza Vecchio, il giornalista Mario Agostino.
Acireale / Approccio One Health, non solo ambiente: l’intervento di Gea Oliveri Conti
Gea Oliveri Conti, docente di Igiene all’Università di Catania, ha spiegato come l’inquinamento dell’aria e dell’acqua possa mettere a rischio la salute umana.
“Oggi, parlare di One Health significa considerare la salute dell’uomo, degli animali, dell’ambiente e dei sistemi sociali in modo integrato. Un aspetto sempre più rilevante è la salute urbana. Le città sono colpite da fenomeni come isole di calore, inquinamento e cambiamenti climatici, che impattano sulla salute pubblica. Le ondate di calore aumentano malattie cardiovascolari, respiratorie e neurologiche, in particolare tra i più vulnerabili. Le disuguaglianze sociali amplificano questi rischi. One Health implica promuovere una cultura del rischio e della resilienza ambientale, educando i cittadini a riconoscere e ridurre i pericoli. È fondamentale investire nella percezione del rischio per adattarsi ai cambiamenti climatici. La salute mentale, compromessa dai cambiamenti ambientali, sta diventando una preoccupazione crescente, con aumenti di depressione e ansia climatica dopo eventi estremi.
Le alte temperature e l’inquinamento influenzano anche la salute riproduttiva e fetale. Bambini nati in ambienti urbani caldi o inquinati presentano più rischi di malformazioni e patologie. L’inquinamento da PM2.5 e il caldo aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, come dimostrato da studi in Sicilia. Per affrontare questi problemi, sono necessarie politiche pubbliche integrate e città progettate per il benessere, con spazi verdi, mobilità sostenibile e accesso equo alle risorse. Il concetto di “città spugna”, che integra infrastrutture verdi e blu, può ridurre le isole di calore, mitigare i rischi idrogeologici e migliorare la qualità della vita. Infine, la transizione ecologica deve accompagnarsi a una transizione culturale: ognuno di noi ha la responsabilità di contribuire al cambiamento collettivo, mettendo la salute al centro dell’ambiente urbano”.
Acireale / Approccio One Health: l‘intervento di Gian Luigi Spadoni
Gian Luigi Spadoni, già docente all’Università Tor Vergata di Roma, ha illustrato i benefici del contatto con la natura: meno stress, sistema immunitario più forte, migliore sviluppo cognitivo.
“La salute è un benessere fisico, mentale e sociale che si raggiunge con uno stile di vita sano, che comprende una dieta equilibrata, attività fisica e il contatto con la natura. Oltre ai farmaci, le terapie includono pratiche come fisioterapia, mindfulness, yoga e pet therapy. Gli interventi basati sulla natura, come il “forest bathing”, hanno effetti positivi sul benessere psicofisico. Stare in natura riduce lo stress, abbassa l’ansia e migliora la salute mentale, grazie all’esposizione a paesaggi naturali e ai suoni della natura.
Studi scientifici mostrano che camminare in boschi e foreste ricche di biodiversità favorisce il rilassamento. Tecniche come la risonanza magnetica funzionale hanno rivelato che il contatto con la natura riduce l’attività cerebrale legata allo stress e stimola emozioni positive. L’immersione nella natura influenza anche il microbiota, migliorando il suo equilibrio, e l’inalazione di fitoncidi, sostanze naturali prodotte dalle piante, offre effetti anti-infiammatori, antiossidanti e neuroprotettivi. La foresta diventa così un luogo di rigenerazione, che coinvolge tutti i sensi e favorisce un benessere psicofisico completo, mostrando come il contatto con la natura sia un potente strumento di cura e prevenzione”.
La terapia del bosco: l’esperienza di Chiara Trifilò
Chiara Trifilò, presidente dell’associazione Chiarìa, ha presentato le attività dell’organizzazione, che promuove l’educazione ambientale e il diritto alla natura. L’Associazione in questione si occupa di ecologia affettiva e promuove la riconnessione con la natura, specialmente tramite attività pratiche nel bosco. La relatrice riflette sul rischio di parlare solo tra persone già sensibili ai temi ambientali, sottolineando l’importanza di raggiungere anche chi ha perso il contatto con la natura. La chiave per questo cambiamento è risvegliare la biofilia, il legame innato con altre forme di vita, e farlo attraverso esperienze emotive che coinvolgano i sensi.
L’associazione promuove l’educazione ecologica, soprattutto nelle scuole, attraverso esperienze dirette nella natura. In un luogo speciale, Casa della Capinera, si svolgono attività che abbattono barriere fisiche e culturali, rendendo la natura accessibile a tutti, indipendentemente da età, abilità o status sociale. Inoltre, il diritto universale alla natura è un principio fondamentale: la natura dovrebbe essere fruibile da tutti, senza discriminazioni.
Chiaria propone attività di educazione esperienziale in natura, come immersioni in foresta e tecniche di sopravvivenza. Queste pratiche promuovono il benessere fisico, mentale e sociale. La sua riflessione sul legame sacro con la natura ha portato alla creazione del primo sentiero di land art sull’Etna. Le discariche vengono trasformate in opere d’arte che celebrano la natura. Il progetto coinvolge scuole, minori stranieri non accompagnati e gruppi vulnerabili, sensibilizzando la comunità e creando un impatto positivo attraverso l’arte e l’ambiente. La relatrice invita tutti a visitare Casa della Capinera, per unire salute, ambiente e benessere in un percorso di crescita collettiva.
Acireale / Approccio One Health: l‘impostazione didattica per la preside Alfina Bertè
Il discorso si concentra sull’importanza di coinvolgere bambini, genitori e insegnanti in un processo educativo che promuova il rispetto per la natura e gli animali. Non basta insegnare teoricamente, ma è essenziale che i bambini vivano direttamente le esperienze naturali, tocchino, vedano e sentano la natura. L’obiettivo è applicare le conoscenze ambientali e urbane nei contesti di vita reali, sviluppando una consapevolezza attraverso la lettura della natura con gli “occhiali” giusti, ossia con il supporto delle discipline scolastiche.
L’insegnamento in questo contesto non si limita alla mera trasmissione di contenuti, ma si estende alla capacità di trasformare le osservazioni degli studenti in azioni concrete, come la rigenerazione urbana. Questo approccio viene applicato anche in attività pratiche come il service learning, dove i bambini lavorano per restituire alla comunità ciò che ricevono dalla natura, come nel caso della scuola che ha coprogettato spazi urbani dopo il terremoto. Le esperienze all’aperto, come l’accordo con la Lega Navale, hanno mostrato come i bambini possano superare limiti, anche in situazioni di disabilità grave, mentre il contatto con la natura diventa un modo per rafforzare il legame con il territorio. Iniziative come il Carnevale, che coinvolgono tutta la comunità, permettono di vivere momenti di condivisione e di educazione emotiva, lasciando un’impronta duratura nei bambini.
La realtà “Casa di Momo”: le parole di Stefania Ferrara
Stefania Ferrara e Alba Seminara hanno presentato il progetto “A Casa di Momo,”. Si tratta di una cooperativa sociale che promuove progetti educativi in natura, supporto allo studio e iniziative socio-culturali. Il progetto nasce dalla collaborazione dell’associazione Zero Storgus e della cooperativa, ed è attivo dal 2013. Si propone come una rete di servizi, comprendente un polo educativo per bambini da zero a sei anni, una scuola primaria parentale e un centro specialistico per BES-DSA, tra gli altri.
Il programma di educazione esperienziale in natura si sviluppa all’aperto, coniugando salute ed ambiente, in un agrometo di 4000 metri quadrati nel centro di Acireale. I bambini partecipano a attività giornaliere immersi nella natura, con una struttura interna disponibile in caso di maltempo. Il progetto è stato riconosciuto dall’albo regionale per gli enti socioassistenziali, permettendo ai bambini residenti nei comuni di Acireale e Acicastello di partecipare gratuitamente, come in un nido comunale.
Il metodo educativo si basa sull’outdoor education, sull’educazione esperienziale e sulla pedagogia della natura, rispettando i bisogni e i tempi dei bambini. Gli educatori sono visti come parte integrante della natura, che accompagnano i bambini nel loro sviluppo, favorendo l’apprendimento attraverso la curiosità e l’esplorazione. L’educazione esperienziale e l’outdoor education sono concepiti come ambienti dinamici e interattivi che stimolano i bambini a scoprire e apprendere concretamente.
L’attività di Casa di Momo ad Acireale
“L’attività proposta ha l’obiettivo di insegnare ai bambini il rispetto per la natura e gli organismi viventi attraverso un approccio pratico e educativo. Si sviluppa in diverse fasi che combinano osservazione, scoperta e classificazione degli esseri naturali nel loro ambiente – illustra la maestra in natura, Alba Seminara. – I bambini iniziano a esplorare il terreno, formulano ipotesi e osservano gli insetti nel loro habitat, imparando a riconoscere la diversità del mondo naturale. Successivamente, vengono guidati a osservare gli organismi più da vicino, stimolando la loro curiosità e capacità di fare domande. Infine, con l’aiuto degli educatori, i bambini classificano ciò che hanno osservato, acquisendo competenze scientifiche e un maggiore rispetto per l’ambiente che li circonda. L’intera attività si concentra sull’apprendimento attraverso l’esperienza, stimolando nei bambini una consapevolezza profonda del mondo naturale e delle sue dinamiche”.
Acireale / Approccio One Health: conclusioni
In conclusione, il convegno ha offerto una riflessione profonda sull’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale, ponendo l’accento sul concetto di One Health come paradigma di approccio integrato alla salute globale. I diversi interventi hanno evidenziato la necessità di un cambiamento culturale che parta dall’educazione e dalla consapevolezza dei cittadini, in particolare delle nuove generazioni, riguardo ai legami tra ambiente e benessere. Le esperienze concrete proposte, come l’educazione all’aria aperta e l’importanza del contatto diretto con la natura, sono strumenti efficaci per sensibilizzare e responsabilizzare le persone verso una cultura della sostenibilità.
Tutti gli esperti intervenuti hanno sottolineato l’urgenza di rispondere alle sfide poste dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento, e di investire in politiche pubbliche e in spazi urbani che favoriscano la salute fisica, mentale e sociale. La “transizione ecologica”, dunque, non è solo un cambiamento ambientale, ma anche culturale, che implica l’adozione di stili di vita più sostenibili, la cura del nostro ecosistema e la valorizzazione di una connessione profonda con la natura.
Infine, l’incontro ha dimostrato come le iniziative locali, come quelle promosse da “Casa di Momo” e da altre realtà educative, siano essenziali. Essenziali per instillare nei bambini e nei giovani un senso di responsabilità ambientale, attraverso pratiche educative che uniscano teoria e azione.
Giorgia Fichera