Sulla strada della Quaresima – 34 / Lunedi 7 aprile. La speranza è luce

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vangelo gv 8,12-20

Dal vangelo secondo Giovanni (8, 12-20)

In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».

Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.

*********************verso la luce

Il vecchio Simeone, durante la presentazione di Gesù al tempio, aveva riconosciuto in lui la “luce per illuminare le genti” (Lc 2,32); Giovanni, nel prologo, scrive: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (1,9); nell’odierno brano del vangelo è Gesù stesso a rendere testimonianza di sé stesso e dice: “io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.

Potremmo dire, in breve, che tutta l’esperienza della vita cristiana altro non è che una grande esperienza di luce.
Nella chiesa antica i battezzati venivano chiamati “fotismoi”, cioè illuminati, perché tali erano stati resi da Cristo nel momento in cui erano rinati dall’acqua e dallo spirito.

Se siamo illuminati in forza del nostro battesimo, si comprende bene che la nostra vocazione è quella di essere illuminanti. Siamo chiamati ad essere tedofori, portatori di luce. “La luce rende possibile la vita. Rende possibile l’incontro; rende possibile la comunicazione. Rende possibile la conoscenza, l’accesso alla realtà, alla verità. E rendendo possibile la conoscenza, rende possibile la libertà e il progresso. Il male si nasconde. La luce pertanto è anche espressione del bene che è luminosità e crea luminosità” (Papa Benedetto XVI).

Squarciare il buio delle tenebre verso la luce della speranza

Il male, invece, opera nelle tenebre, in maniera subdola, proprio per non mostrarsi alla luce: “Il buio veramente minaccioso per l’uomo è il fatto che egli, in verità, è capace di vedere ed indagare le cose tangibili, materiali, ma non vede dove vada il mondo e da dove venga. Dove vada la stessa nostra vita. Che cosa sia il bene e che cosa sia il male. Il buio su Dio e il buio sui valori sono la vera minaccia per la nostra esistenza e per il mondo in generale. Se Dio e i valori, la differenza tra il bene e il male restano nel buio, allora tutte le altre illuminazioni, che ci danno un potere così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono anche minacce che mettono in pericolo noi e il mondo” (Ibidem).

Illuminati da Cristo, impegniamoci ad essere portatori di luce, la luce della speranza che nella notte santa, durante la veglia pasquale, proclameremo con queste parole: “La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito”.