8xmille / “Cuciture di Comunità”: tessere legami per rigenerare vite

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Cuciture di Comunità

Un semplice ago, un tessuto donato ed una macchina da cucire possono generare molto più di un nuovo abito. Possono tessere relazioni, far emergere talenti nascosti e ridare dignità a chi si sente escluso. Si tratta di un nuovo progetto promosso ad Acireale dalla Caritas diocesana in collaborazione con il Progetto Policoro e l’Azione Cattolica. “Cuciture di Comunità” è un progetto che unisce tradizione, solidarietà e futuro. È il vincitore del bando Idee in Movimento, promosso dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica (Mlac) con i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica.

Il progetto nasce dall’esperienza dell’Emporio della solidarietà “Madre Teresa”. Questo emporio aiuta chi è in difficoltà tramite la distribuzione di abiti donati. L’idea è recuperare abbigliamento in disuso, in collaborazione con l’Associazione Artigiani Acesi. Gli abiti vengono trasformati in risorse per un laboratorio di formazione gratuito. Ed è tramite l’emporio che si può consegnare qualche abito non più considerato utile per sé stessi o meritevole di una seconda vita per chi ne ha più bisogno.

Il progetto prende forma da un’intuizione di Rosario Consoli, animatore di comunità del Progetto Policoro e trova terreno fertile nella disponibilità e nella visione sociale di Don Orazio Tornabene, direttore della Caritas e della Pastorale Sociale, nonché tutor del progetto Policoro. L’obiettivo? Unire il riuso degli indumenti all’inclusione sociale e formativa di giovani donne provenienti da contesti difficili. Come afferma Don Orazio, “Viviamo in una società ‘usa e getta’, dove si buttano non solo gli oggetti, ma anche le relazioni. Con questo progetto vogliamo restituire valore alle cose e, soprattutto, alle persone.”

L’intervento di Rosario Consoli

Rosario Consoli, referente Progetto Policoro diocesi di Acireale

“Il cuore dell’iniziativa è un laboratorio sartoriale di 50 ore. È nato grazie a un piccolo finanziamento, ma con una grande visione: generare un cambiamento culturale. Il laboratorio è rivolto soprattutto a giovani donne in difficoltà. Offrono l’opportunità di imparare cucito e ricamo. Due formatrici esperte supportano le partecipanti. Ma più ancora che imparare un mestiere, le partecipanti scoprono uno spazio di condivisione, creatività e speranza.Non formiamo cento sarte da mandare in fabbrica. Non è questa l’ambizione. Ma, se si impara a riparare una cerniera, si acquisiscono autonomia, fiducia e rispetto per sé stessi”!

Il progetto si inserisce nel solco dell’economia circolare, valorizzando il riuso degli abiti donati alla Caritas e trasformandoli in nuovi oggetti o capi rigenerati. L’obiettivo è duplice: ridurre gli sprechi e offrire occasioni di inclusione. Anche gli scarti dei vestiti non riutilizzabili trovano nuova vita, diventando materiali per la realizzazione di gadget o decorazioni da utilizzare negli eventi promossi dalle realtà ecclesiali del territorio. Cuciture di Comunità è molto più di un progetto di riciclo: è un’opera-segno. E’ un’iniziativa che ha il compito di stimolare la comunità a riflettere, a unirsi, a sognare insieme una società più giusta. Se una comunità accoglie questo seme, può farlo crescere e moltiplicare, proprio come accade nella parabola evangelica della moltiplicazione dei pani.

Un impatto sociale, culturale ed ecologico

Non è un caso che il progetto sia stato pensato come un percorso duraturo, e non come un evento occasionale. La volontà è quella di radicare nella diocesi una prassi educativa, un’azione concreta che possa essere replicata, condivisa e arricchita anche da altre realtà, come i gruppi scout o l’Azione Cattolica. Infatti, Consoli spiega che la loro sede è pensata come una casa aperta, un focolare attorno a cui potersi ritrovare, formarsi e sentirsi parte di qualcosa.

Il progetto richiama anche alla Laudato Si’ di Papa Francesco. Questo perchè, si fonda su un approccio etico che pone al centro la cura del creato, con un recupero delle risorse e il rispetto per l’ambiente, contrastando il modello del consumo esasperato che domina la società contemporanea. Il valore del progetto si misura, dunque, non solo in termini pratici, ma anche sociali e culturali. Ridurre i rifiuti, recuperare materiali e formare nuove competenze rappresenta un investimento concreto su un territorio che ha bisogno di strumenti, spazi e relazioni per rinascere. E questo progetto, nel suo piccolo, prova a essere tutto questo: una rete che cuce insieme dignità, futuro e comunità.

Il fine ultimo di Cuciture di Comunità

Nel silenzio ritmato di una macchina da cucire, dentro una stanza piena di stoffe, mani e sogni, nasce così qualcosa di più grande: una comunità che si prende cura di sé stessa. Letteralmente un punto alla volta. Cuciture di Comunità dimostra che anche dai margini possono nascere opportunità preziose, e che il cambiamento, seppur piccolo, può generare una trasformazione profonda. In un tempo in cui tutto sembra destinato a essere scartato e sostituito, questo progetto invita a rallentare, a prendersi cura, a ricucire ciò che appare spezzato, passando dagli abiti fino alle relazioni. Un esempio concreto di come la solidarietà, la creatività e la formazione possano intrecciarsi per dare vita a un tessuto nuovo, più umano e più giusto. Un invito, per tutti, a credere ancora nella bellezza del fare insieme.

Attraverso le parole di Don Orazio Tornabene e Rosario Consoli, emerge con chiarezza un messaggio forte: ogni comunità ha il potere di risollevarsi, se riscopre il valore della condivisione, della manualità e della cura reciproca. Un esempio di speranza concreta, che parte dal basso, ma guarda ad un futuro lontano.

Giorgia Fichera