Autismo e nuove tecnologie / La riflessione di Pira su inclusione e IA

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Autismo tecnologia inclusione

Con l’aiuto delle nuove tecnologie, delle piattaforme virtuali e dell’intelligenza artificiale, stiamo creando un mondo e una società all’insegna dell’inclusione. Un mondo dove le barriere comunicative e sociali si abbassano. Dove le persone con autismo vengono accolte e supportate nel loro percorso di vita. È un passo importante verso un futuro più empatico e accessibile. Un futuro in cui la tecnologia non sostituisce l’umanità, ma la potenzia. Permettendo a tutti di comunicare e interagire in modo più concreto e significativo.

Ogni anno, il 2 aprile, si celebra la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo. È un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla realtà delle persone autistiche e promuovere una maggiore inclusione sociale.
Negli ultimi anni, l’approccio all’autismo è cambiato profondamente. Merito delle nuove scoperte scientifiche, dell’attenzione mediatica crescente e dell’uso intelligente delle tecnologie.

In questo contesto, l’intelligenza artificiale (IA) e le nuove tecnologie possono svolgere un ruolo decisivo. Migliorano la qualità della vita delle persone autistiche e delle loro famiglie.
Oggi la consapevolezza sull’autismo è più diffusa. Ma restano ancora sfide importanti da affrontare. L’inclusione passa anche da soluzioni tecnologiche innovative, capaci di abbattere barriere e aprire nuovi orizzonti. Le tecnologie assistive, come i dispositivi di comunicazione aumentativa, offrono alle persone autistiche strumenti per esprimersi in modo più facile ed efficace, facilitando l’interazione con gli altri.

Autismo tecnologia inclusione

Intelligenza artificiale: empatia digitale al servizio dell’autismo e dell’inclusione

L’intelligenza artificiale (IA) si sta dimostrando un alleato prezioso in questo campo. Un esempio concreto di come l’IA possa migliorare la vita delle persone autistiche è il progetto di Gianluca Nicoletti, conduttore radiofonico e padre di un figlio autistico non verbale. Nicoletti sta lavorando alla creazione di un chatbot che riproduca la sua voce, un “clone vocale” alimentato da anni di pensieri, scritti e parole pronunciate.

L’obiettivo è fornire a suo figlio e ad altri ragazzi autistici una risorsa in più per supportarli nella comunicazione. Le applicazioni dell’IA non si limitano, però, alla sola comunicazione. Tecnologie come l’analisi predittiva e i sistemi di monitoraggio comportamentale possono anche aiutare a comprendere meglio i modelli di comportamento delle persone autistiche, migliorando la personalizzazione dei trattamenti terapeutici e educativi.

 Realtà immersiva: inclusione che si adatta al singolo

Oltre alle applicazioni di intelligenza artificiale, le piattaforme virtuali stanno emergendo come strumenti potenti per supportare le persone autistiche. Questi ambienti virtuali possono essere personalizzati per soddisfare le specifiche esigenze di ciascun individuo, favorendo un apprendimento che si adatta ai ritmi e alle preferenze del singolo.
Inoltre, le piattaforme di realtà virtuale (VR) stanno guadagnando terreno come strumento terapeutico, in quanto permettono di simulare situazioni quotidiane in modo controllato e prevedibile. Per le persone con autismo, che possono avere difficoltà nell’affrontare contesti sociali complessi, la realtà virtuale offre un’opportunità unica di esercitarsi in scenari sociali senza il rischio di essere sopraffatti.

 Autismo e inclusione: applicazioni mobili per una voce personale

Ci sono molti esempi di come le nuove tecnologie stiano migliorando la vita delle persone autistiche. Le app di comunicazione aumentativa e alternativa (CAA), come Proloquo2Go e Avaz, sono strumenti fondamentali. Permettono alle persone non verbali di esprimersi attraverso dispositivi mobili. Queste app trasformano il testo in voce e offrono opzioni personalizzabili che si adattano alle necessità di ciascun utente. In questo modo, la comunicazione diventa più fluida e naturale. Un altro sviluppo interessante è l’uso della realtà aumentata (AR) per insegnare le competenze sociali. La startup Owl Labs, ad esempio, ha creato programmi che usano AR per generare scenari interattivi. Qui le persone autistiche possono esercitarsi in interazioni sociali, come salutare o fare una domanda.

Questi ambienti simulati rispecchiano situazioni reali e aiutano gli utenti ad apprendere senza sentirsi sopraffatti. Con il tempo, migliorano la loro sicurezza e le capacità sociali.Inoltre, sono in corso varie iniziative sull’uso di robot sociali per facilitare apprendimento e interazione. Come riporta il portale ingegneriabiomedica.org, uno degli esempi più noti è Milo. Milo è un robot progettato per aiutare i bambini autistici a sviluppare competenze emotive e sociali. Interagisce con i bambini, risponde ai comandi e li guida in esercizi specifici. Questi esercizi li aiutano a comprendere meglio le emozioni e le espressioni facciali.

Autismo e inclusione: verso l’autonomia emotiva

Un altro esempio innovativo viene da Temple Grandin, una delle persone autistiche più conosciute, che ha collaborato alla progettazione di sistemi di autogestione del comportamento per persone autistiche. La tecnologia che utilizza la biofeedback e la realtà virtuale aiuta gli utenti a monitorare e regolare le proprie emozioni e reazioni, migliorando la loro capacità di affrontare situazioni stressanti o sovrastimolanti.

Con l’aiuto delle nuove tecnologie, delle piattaforme virtuali e dell’intelligenza artificiale, stiamo creando un mondo dove le barriere comunicative e sociali si abbassano, dove le persone con autismo sono accolte e supportate nel loro percorso di vita.
Un passo importante per un futuro più empatico e accessibile, dove la tecnologia non sostituisce l’umanità, ma la potenzia, permettendo a tutti di comunicare e interagire in modo più concreto e significativo.

Francesco Pira