Chiesa / L’Evangelium vitae richiama ancora alla mobilitazione delle coscienze

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San Giovanni Paolo II

“Il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù. Accolto dalla Chiesa ogni giorno con amore, deve essere annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella agli uomini d’ogni epoca e cultura”.

A 30 anni dalla pubblicazione nella solennità dell’Annunciazione del 1995, l’esortazione dell’incipit dell’Evangelium Vitae non solo resta uno dei lasciti più significativi dell’inimitabile pontificato di San Giovanni Paolo II, ma a 20 anni dalla sua nascita al Cielo conserva integra la sua stringente attualità.

Proprio alla luce dell’incidenza dei temi legati alla tutela (nostro articolo del 30 luglio) e alla sacralità della vita (nostro articolo del 5 settembre), la dimensione profetica di questa enciclica ci interroga tutti.
E ci induce ancora a riflettere sulla visione cristiana che deve illuminare ogni ambito di relazioni sociali e sulle conseguenti responsabilità che ci impegnano sul piano concreto di una coerenza di vita vissuta.

San Giovanni Paolo II nella valle dei templi Agrigento
San Giovanni Paolo II nella Valle dei templi di Agrigento

Poiché Dio Padre si proclama Signore assoluto della vita dell’uomo, plasmato a sua immagine e somiglianza, essa ha carattere sacro e inviolabile, in cui si rispecchia l’inviolabilità stessa del Creatore. Così è donata nel Figlio: Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv. 10,10).

Evangelium vitae / Il papa richiama alla sacralità della vita

Ecco perchè riecheggia il risoluto e mai revocato richiamo del Papa all’intangibile sacralità della vita. Senza sconti o alibi per alcuno, il Papa Santo esorta a ciò che definisce il realismo tenace della carità.
Per cui il Vangelo della vita va servito anche attraverso l’impegno sociale e politico, difendendo e proponendo il valore assoluto della vita, in una società sempre più assente a sé stessa e quindi da Dio.

Una più ampia ed esigente espressione della carità, quindi, che richiede una condotta più decisa e coraggiosa alla quale improntare ogni nostra mozione esistenziale, passione culturale e azione politica.
Perciò oggi più che mai, s’impone la fedeltà ai principi della fede anche nelle proprie scelte politiche. Non c’è vera democrazia se non si riconosce la dignità di ogni persona e non se ne rispettano i diritti. Nell’intero arco della vita, ma soprattutto quando essa è più debole e bisognosa dell’altrui prossimità e cioè per tutti i nove mesi della sua gestazione nel grembo materno, negli eventuali stati di malattia e nei frangenti che ne precedono il commiato dal percorso terreno e ne preparano l’incontro con l’Amato.

Papa Giovanni Paolo II all'incontro mondiale Roma 1994
Papa Giovanni Paolo II all’incontro mondiale Roma 1994

Nessuno può attuare o pure solo autorizzare normativamente l’uccisione di un essere umano innocente, feto, bambino, adulto, vecchio o ammalato che sia; né acconsentirvi, esplicitamente o implicitamente. Così siamo chiamati a non prestare collaborazione a pratiche che se pur ammesse dal Legislatore siano in contrasto con la legge di Dio. Infatti “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At. 5,29).

Evangelium vitae / L’impegno di ogni cristiano alla tutela della vita

Da qui la preclusione, che per ogni cristiano dovrebbe scaturire dalla propria coscienza, a impegnarsi attivamente in prima persona o aderire o comunque appoggiare movimenti o formazioni o candidati, se pur sedicenti credenti, che perseguano o condividano programmi politici che attentano alla sacralità della vita o ne facciano persino un elemento emblematico della loro proposta.
Del pari, quando essi assumano una posizione di silente acquiescenza alle direttive di partito, trincerandosi spesso dietro il comodo alibi della validità complessiva di quel programma politico o comunque dei suoi restanti punti. Il valore prioritario e non negoziabile della vita è infatti incommensurabile e non può in alcun modo essere controbilanciato da qualsivoglia pur lodevole altra progettualità in campo sociale o economico.

Ogni forma di ignavia o noncuranza o di ipocrita distrazione in tal senso, concorrendo a consolidare quelle che il Santo Padre definisce strutture di peccato contro la vita, equivarrebbe quindi alla correità!

Evangelium vitae / Mobilitare le coscienze per costruire una cultura della vita

Nell’agone attuale, segnato da quella che Papa Wojtyla configura come una drammatica lotta tra la cultura della vita e la cultura della morte, occorre perciò fare maturare un forte e rigoroso senso critico che ci consenta di discernere i valori inderogabili e le esigenze autentiche. Perché tale impegno non sia relegato nel novero di meri disegni idealistici, ma possa divenire un vero e proprio progetto di vita, “Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme siamo chiamati a costruire una nuova cultura della vita”, accogliendo l’invito conclusivo del Concilio Vaticano II: “Riconciliate gli uomini con la vita”. Di qui la chiamata alle nostre armi: la preghiera e l’apertura del cuore al soffio sapienziale dello Spirito.

Consapevoli della defatigante difficoltà del compito ma al contempo della sua cogente inderogabilità, proprio in quest’anno giubilare non possiamo e non dobbiamo perdere la speranza. Protesi verso questo grande sforzo per una nuova cultura della vita “possiamo essere sostenuti e animati dalla fiducia di chi sa che il Vangelo della Vita, come il Regno di Dio, cresce e dà i suoi frutti abbondanti” (Mc. 4,26-29). Come popolo pellegrinante, popolo della vita e per la vita, camminiamo fiduciosi verso un nuovo cielo e una nuova terra (Ap.2,11), volgendo lo sguardo a Colei che come Madre nostra e Madre della Chiesa è per tutti segno di sicura speranza e di consolazione (Costituzione dogmatica Lumen Gentium, 68).

Se la difesa della vita rappresenta oggi la linea del Piave dalla cui trincea non si può più indietreggiare, la coerenza indefessa del santo di Cracovia, vissuta fino all’ultimo respiro, ci sia da esempio e da guida.

                                                                                         Giuseppe Longo