Maria Leotta, autrice di “Nello scrigno del tempo (La voce del passato)” è una poetessa acese che con sensibilità si apre e condivide frammenti di vita ed emozioni non solo attraverso i versi delicati delle sue poesie, ma anche con prose intense e toccanti.
L’autrice, infatti, sceglie di scrivere un memoir che dà voce a testimonianze e ricordi legati al suo caro zio Mario.
Il testo tramanda le esperienze di questo zio che decide di trovare fortuna in Cile. Mario nasce ad Acireale da Anna ed Ignazio. Una famiglia che, con sacrifici e duro lavoro, cresce i figli circondandosi di serenità e amore.
Il racconto, appunto, inizia dalla loro storia, da questa coppia piena di amore che condivide ed attraversa le sfide del tempo superando tutte le difficoltà.
Come quando Ignazio dovette partire per affrontare i pericoli della Grande Guerra. Anna si ritrovò sola ma con forza e determinazione affronta qualsiasi difficoltà. Tornato dal fronte, Ignazio coglie l’occasione di poter coltivare e lavorare la terra dell’Eremo di Sant’Anna. Ciò gli permette di vivere dignitosamente.
Un’opportunità anche di crescita spirituale, poiché l’Eremo trasmette alla famiglia un profondo senso di pace e armonia.
Tra i figli, la scrittrice si sofferma a raccontare di Mario. Questo figlio che sin da bambino si presenta forzuto e prestante nei lavori più consistenti. Per qualche tempo, Mario sembra avvicinarsi alla vita monastica dell’Eremo. Resosi conto che, pur essendo vicino spiritualmente a quell’ambiente dove cresce, quella vita non gli appartiene. Mario sfruttò quella forza anche dedicandosi alla boxe. E fu così che incontrò anche Primo Carnera.

“Nello scrigno del tempo”, le vicissitudini dello zio Mario
Neanche lo zio Mario fu risparmiato dalla guerra, infatti, dovette arruolarsi durante la seconda guerra mondiale. Finita la guerra, si nascose e trovò rifugio a Pantelleria. Proprio in questo periodo, fu aiutato da una famiglia locale e conobbe una fanciulla con la quale intraprese una relazione. I due giovani si sposarono e la famiglia crebbe.
Purtroppo, Mario non era felice di quella vita. Fu questa infelicità che lo portò a lasciare definitivamente la sua terra natia. Iniziò una nuova vita nel lontano Cile. Superò le difficoltà con la speranza di poter dare un futuro migliore ai suoi figli. Non tutti i figli restarono con lui, alcuni con la moglie che non lo seguì in questa nuova realtà.
Lo zio Mario si rifece una vita con un’altra donna conosciuta in Cile. La parte finale di questo libro tratta del viaggio di Maria Leotta in Cile. Racconta della fantastica esperienza vissuta consapevole che sarebbe stata l’ultima visita a questo amato zio.
Leotta rende partecipi con il suo racconto di uno scorcio di storia della Sicilia orientale che attraversa le guerre fino agli anni 2000 circa. Le memorie sono quelle tramandate dalla nonna Anna, dagli zii e dell’autrice stessa. Il periodo che intercorre nell’intero memoir antecede la prima guerra raccontando le vicissitudini di una famiglia acese che si riscatta con l’impegno del faticoso lavoro. Attraverso gli occhi di nonna Anna, la mamma di zio Mario, vengono descritti luoghi, tempi ed usanze ormai passate.

“Nello scrigno del tempo”, una lettura da abbordare a piccoli passi
In alcuni passaggi, la scrittura è sembrata piuttosto densa, con una lettura che richiede attenzione e pazienza, soprattutto nella parte iniziale del racconto. Vi sono alcuni periodi molto lunghi che rallentano un po’ la lettura. A volte si prova la sensazione di procedere lentamente, come se ogni pagina fosse una piccola salita. Le descrizioni dei luoghi e del periodo narrato dall’autrice sono molto ricche e dettagliate, caratterizzate da un uso generoso di aggettivi, che contribuiscono a creare un’atmosfera intensa, seppur talvolta un po’ carica.
Con questo memoir, Leotta ci dona uno scorcio intimo e prezioso della storia di una famiglia siciliana, intrecciata con le grandi vicende del Novecento. Attraverso gli occhi di nonna Anna e le testimonianze familiari, emerge un mondo fatto di sacrifici, affetti e speranze, che l’autrice racconta con una scrittura a tratti poetica, densa di emozioni e immagini.
Nel complesso offre una narrazione intensa e ricca di dettagli. Un testo che richiede attenzione ma che ripaga con un’esperienza di lettura profonda.
Grazia Pagano