Pasqua / Ritroviamo il senso dell’orientamento per essere pellegrini di speranza

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Scrivo a te, Risorto e vivo Signore, in questo giorno così importante per tutti noi che celebriamo la tua Pasqua di resurrezione. Ti scrivo, perché mi cova il dubbio, che ancora una volta, presi dalla frenesia dei ritmi quotidiani, dimentichiamo il festeggiato principale e ci rifugiamo in tutti i surrogati che nel tempo abbiamo costruito, obliando la verità della tua e nostra Pasqua.

Ti scrivo in pieno Giubileo, festa di gioia, tempo di grazia e di misericordia, che ancora una volta doni a noi, per trasformarci da viandanti raminghi a pellegrini di speranza. Eh sì, caro Gesù, perché senza di te si perde il senso dell’orientamento e dimentichiamo la strada maestra – l’unica che vale la pena di percorrere – che dà senso, pienezza e significato alla nostra vita.

A conclusione del Giubileo del 2000, San Giovani Paolo II, ci scriveva: “Ci interroghiamo con fiducioso ottimismo, pur senza sottovalutare i problemi. Non ci seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi! Non si tratta, allora, di inventare un «nuovo programma».

Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste. È un programma che non cambia col variare dei tempi e delle culture. Anche se del tempo e della cultura tiene conto per un dialogo vero e una comunicazione efficace. Questo programma di sempre è il nostro per il terzo millennio” (Novo millennio ineunte, 29).giubileo pellegrini di speranza

Riconoscere le proprie colpe

Di questo invito una sola cosa abbiamo attuato: quella di non creare nessun programma! Tu, invece, sei rimasto sempre più ai margini, quasi un illustre sconosciuto. I risultati di tutto questo ci stanno davanti come severi rimproveri: guerre, crisi economiche, drastico calo di frequenza dei fedeli alla vita sacramentale e ecclesiale, aumento di qualsiasi genere d violenza e quant’altro, attoniti e disorientati, constatiamo ogni giorno.

È vero, e stavolta dobbiamo riconoscerlo e batterci il petto, che la colpa è innanzitutto e soprattutto nostra. Abbiamo scelto la via dell’audience, quella che ci porta davanti ai palcoscenici e i riflettori del mondo. Parliamo di tutto ciò che attira, tutto – però – senza vangelo! E dire che pure San Paolo ci aveva messo in guardia: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2). Pronti, però, a lamentarci perché l’associazionismo viene disertato, le nostre assemblee liturgiche desertificate e la nostra pastorale non produce nulla di buono.

Ritrovare l’orientamento per essere pellegrini di speranza

Donaci Signore di ripartire da te. Con i segni della passione, appari, ancora una volta, apri le porte dei nostri recinti, conduci ciascuno di noi sulla riva del mare e, come quel giorno a Simone, invitaci a “prendere il largo e a gettare le reti” (Lc, 5). Infondi in noi quella salutare inquietudine che genera slancio, passione, entusiasmo, per annunciare “La gioia del Vangelo [che] riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.

Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 1). Ricordaci che non c’è intelligenza artificiale che possa competere in tutto questo; che sei tu l’energia che rinnova e fa nuove tutte le cose; che tu, solo, tu, sei la “via, la verità e la vita” (Gv, 14,6) di ogni uomo.

Donaci il gaudio della Pasqua, la capacità di riiniziare, la certezza che in te – risorto e vivo – tutto è possibile. Facci prendere coscienza che senza di te tutto è buio. E che l’odio tende a prevalere sull’amore, il buio sulla luce, la guerra sulla pace, la violenza sulla bontà.

Rotola la pietra, non quella del tuo sepolcro che è già rotolata da due millenni, ma quella del nostro cuore. Perché possiamo gustare la bellezza della primavera, l’incanto della natura che si rinnova. E, soprattutto, il risveglio delle nostre coscienze intorpidite, perché, realmente, possiamo impegnarci ad essere pellegrini di speranza.

Buona Pasqua a te, Figlio dell’uomo, che rinnovi nel tempo i benefici della tua risurrezione. Buona Pasqua a tutti noi, chiamati a fare di questi benefici i tesori più preziosi della nostra vita.

Don Roberto Strano