Oggi abbiamo l’onore di intervistare il VII vescovo della Diocesi di Acireale, mons. Pasquale Bacile (Bisacquino, 26 agosto 1916 – Palermo, 10 dicembre 1987).
Bentrovato, monsignor Bacile. Don Roberto Strano, ex parroco della Cattedrale di Acireale, in un saggio del 2006 su Memorie e Rendiconti dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale, in occasione del XX anniversario della vostra morte, tratteggia alcuni aspetti della vostra poliedrica figura. Ci volete parlare della vostra famiglia?
Sono nato nel piccolo paese di Bisacquino, in provincia di Palermo, territorio ricadente nell’Arcidiocesi di Monreale. Frequento il Seminario Arcivescovile di Monreale e successivamente mi iscrivo alla Facoltà Teologica di Posillipo. Vengo ordinato sacerdote il 24 agosto 1940. Subito dopo sono nominato arciprete di Bisacquino e di seguito rettore del Seminario Arcivescovile di Monreale.
Il 7 luglio 1962 siete eletto vescovo titolare di Colbasa in Turchia e ausiliare di monsignor Salvatore Russo, VI vescovo di Acireale.
Dopo la morte di monsignor Salvatore Russo, avvenuta l’8 aprile 1964, sono nominato Amministratore apostolico della Diocesi di Acireale e il 5 luglio sono nominato VII vescovo della detta diocesi. Ne prendo pieno possesso il 24 luglio, durante i festeggiamenti in onore della santa patrona Venera.
Purtroppo dopo 8 anni di episcopio siete colpito da una paresi cerebrale che debilita il vostro fisico.
Nonostante questo deficit, continuo a reggere la diocesi coadiuvato da due vescovi ausiliari, prima Ignazio Cannavò, poi Giuseppe Costanzo, che divennero rispettivamente arcivescovi: il primo dell’arcidiocesi di Messina, il secondo di Siracusa.
Avete partecipato ai lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II: monsignor Bacile, quali sono state le vostre impressioni in un evento mondiale e importante per la chiesa cattolica.
Partecipo assiduamente ai lavori del Concilio. Ad Acireale porto le istanze che emergono nei lavori conciliari e mi adopero ad attuarli al più presto nel territorio da me amministrato.
Il vostro ministero episcopale inizia negli anni in cui avvengono cambiamenti religiosi, politici e sociali.
Sono gli anni ‘70, anni di contestazione giovanile che mettono a dura prova le istituzioni educative. Il nostro Seminario regge all’urto dei tempi. Mi adopero con l’aiuto del vicario generale mons. Ignazio Cannavò e del clero affinché il luogo di formazione sacerdotale possa rimanere incolume dall’onda d’urto degli sconvolgimenti. Infatti, il nostro Seminario diventa luogo di formazione per i seminaristi delle altre diocesi.
Gli ultimi anni della vostra vita li trascorrete in un appartamento di Acireale.
Casa mia era meta di pellegrinaggio. Mi venivano a trovare tanti amici. Tra questi, il prof. Michele Strano, papà di don Roberto Strano, in compagnia del prof. Giuseppe Cavicchi. Una buona parte dei nostri incontri erano disquisizioni sulla lingua latina e in particolare sulla metrica.
Vi dilettavate a scrivere poesie sul giornale La Voce dell’Jonio.
Nel periodico diocesano pubblicavo poesie con lo pseudonimo Linorè. Versi poetici lievi, agricoli, bucolici, impregnati talvolta da profonda tristezza. Gliene recito una:
Vieni Signore e colma questo vuoto.
Placa l’arsura che dentro mi divora.
Dammi la pace tua, dammela intera.
E pigliati, se vuoi, anche la vita.
Marcello Proietto