Nel Lunedì dell’Angelo, giorno in cui la Chiesa celebra il Cristo risorto, la vita che trionfa sulla morte, una notizia triste, forse inaspettata, scuote il mondo intero: “alle ore 7.35, il Vescovo di Roma è tornato alla Casa del Padre”.
L’annuncio della morte del Santo Padre, affidato al cardinale Farrell, getta nello sconforto credenti e non.
Il mondo è attonito ed incredulo. Solo il giorno prima, Domenica di Pasqua, l’intero pianeta aveva visto il Pontefice salutare i fedeli riuniti in Piazza S. Pietro, dopo la consueta “benedizione Urbi et Orbi”. Col senno di poi, immaginiamo che il Papa volesse salutare un’ultima volta la sua gente.
La stessa folla che aveva vissuto con il fiato sospeso il ricovero al Policlinico Gemelli di Roma dell’amato Pontefice per poi tirare un sospiro di sollievo durante le dimissioni e le recenti apparizioni che mostravano un Papa provato dalla malattia, ma comunque in lieve ma costante miglioramento. La causa della dipartita è stata attribuita ad un ictus cerebrale che si è rivelato letale.
Il Papa della pace e della gente
La Chiesa ed il mondo intero perdono un gigante della fede ma, prima di ogni cosa, un Uomo che ha fatto della semplicità il suo punto di forza, donando tutto se stesso fino all’ultimo respiro. Persino il giorno prima, infatti, durante l’Angelus, ha parlato di pace, approfittando dell’incontro con il vicepresidente degli Stati Uniti, Vance, con il chiaro ed amorevole scopo di piantare un seme di pace nel cuore dei potenti della terra.
Non è un caso che oggi venga pianto anche dai non credenti. Per riconoscerne la grandezza, basta essere semplicemente umani. Il Papa ha lasciato un segno indelebile nelle nostre anime e nella tragica realtà storica che stiamo vivendo. È stato Papa della gente, e dalla gente verrà ricordato.

Il Pontefice delle novità
Il 13 marzo 2013 fu chiaro a tutti che quel neo-eletto Papa sarebbe stato rivoluzionario, a partire già dal nome scelto per il suo Pontificato: Francesco. Una novità assoluta. Una scelta che parve subito una reale dichiarazione d’intenti: i poveri e la pace. San Francesco d’Assisi, infatti, era l’uomo degli umili, della pace e del Creato. Deteneva diversi primati. Primo Papa della storia proveniente dal continente americano, primo Papa gesuita e primo Papa a volersi chiamare Francesco. È stato il Pontefice della “tenerezza”, degli ultimi, della cura del Creato. Ha parlato alla gente con un linguaggio semplice e diretto.
Quel convinto e coraggioso “no alle armi”
Ha affrontato i potenti adoperando l’arte del confronto, schierandosi in aperta contrapposizione ad ogni forma di conflitto ed assumendo spesso posizioni scomode.
Anche quando più volte ha condannato la corsa agli armamenti ed il commercio delle armi, ritenuti strumenti di violenza e ingiustizia. Solo il dialogo e la diplomazia possono essere costruttori di una pace duratura. In un mondo dilaniato dalle guerre, la sua voce costituiva un grido di speranza.
“La guerra è sempre una sconfitta. La fame nel mondo finirebbe se non si fabbricassero armi per un anno”, ha instancabilmente ripetuto il Santo Padre nel corso degli anni, con quel suo linguaggio semplice, ma al contempo, straordinariamente potente ed incisivo.
Brevi cenni biografici
Jorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires il 17 dicembre 1936 dal padre Mario, ragioniere ed impiegato nelle ferrovie e dalla madre, Regina Sivori, casalinga. Diplomatosi come tecnico chimico, sceglie poi la via del sacerdozio entrando nel seminario diocesano. Nel 1963 si laurea in filosofia. L’11 marzo 1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù. Otterrà una seconda laurea in teologia nel 1970. Il 13 dicembre 1969 è ordinato sacerdote dall’arcivescovo Ramon José Castellano. Emette poi la professione perpetua nei gesuiti. Il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo. Cinque anni dopo, diviene arcivescovo. Nel Concistoro del 21 febbraio 2001, Giovanni Paolo II lo proclama cardinale. In seguito alle dimissioni di Papa Benedetto XVI, viene convocato un nuovo conclave. Così, il 13 marzo 2013, viene eletto il Vescovo di Roma n.266, ossia proprio Papa Francesco. Il resto è storia.
Cosa rimane di questo straordinario Pontificato?
L’eredità che lascia questo pontificato è davvero significativa, spiritualmente ed umanamente. Essa è uno scrigno di riforme, dialogo, sostegno ai più deboli. La Chiesa cattolica, grazie al suo operato, attraversa un periodo d’innovazione e di riscoperta. Le riforme hanno prodotto la decentralizzazione del potere e una maggiore attenzione alla dimensione spirituale.
Il dialogo è stato incentivato, così come la politica dell’incontro con il chiaro intento di costruire ponti ed abbattere muri. Il Santo Padre ha dato priorità ai bisogni dei poveri, dei disabili e degli immigrati, mostrando attenzione verso le fasce più deboli della società moderna. Ha introdotto un linguaggio più semplice e diretto, avvicinandosi alla gente e mostrando grande apertura ai cambiamenti. Eredità, quindi, importante che ha mutato radicalmente la Chiesa ed ha influenzato il dibattito religioso a livello mondiale.
Il testamento emblematico della dimensione umana del Papa
A testimonianza del suo animo umile, il testamento di Papa Francesco, pronto dal 29 giugno 2022, è emblematico. “Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna, desidero esprimere la mia volontà testamentaria”. “Chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore … Il sepolcro deve essere nella terra semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus”. Quest’ultimo passaggio ricalca la sua natura umana ed il suo pontificato. L’umiltà al servizio del suo operato fino alla fine ed oltre la fine della vita terrena.
Un’eredità luminosa che non si spegnerà
Il mondo intero perde uno straordinario Papa ed un grandissimo uomo. Colui che scelse il nome di un povero per ridare voce agli ultimi. Non a caso, ammirava Fabrizio De Andrè, il cantautore genovese che metteva al centro gli emarginati, i reietti, le prostitute, gli ultimi. Ora il silenzio provocato dalla sua morte sovrasta il pianeta, ma i suoi passi restano indelebili nella polvere del mondo. Così come incancellabili nel nostro cuore saranno le sue parole, i suoi scritti, i suoi gesti così toccanti e significativi. L’augurio è che il mondo tragga ispirazione dal suo insegnamento per costruire un futuro di pace.
Oggi siamo tutti più soli e smarriti. Nel passaggio dalla storia all’eternità, sentiamo già svanire una voce che era diventata familiare, una presenza in grado di colmare le distanze, una luce in grado di illuminare un mondo buio. Ma è un’eredità troppo luminosa per spegnersi. Essa resta viva, potente. Tocca a noi, a ciascuno di noi, far sì che non si disperda. L’unico modo è partire dall’esempio di Papa Francesco. Grazie, grande Papa! Guidaci anche da lassù. Noi da quaggiù, non ti faremo mai mancare le preghiere che ogni domenica ci richiedevi.
Giovanna Fortunato