Papa Francesco / L’ultimo saluto al Pontefice che ha spostato i confini del mondo

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Piazza San Pietro, nel cuore di Roma, appare nella mattina del 26 aprile 2025 come un quadro realizzato con la tecnica del puntinismo: centinaia di macchie rosse e nere, puntini colorati e spazi vuoti, ordinatamente disposti per dare l’ultimo saluto a Papa Francesco, nel giorno in cui sono stati celebrati i suoi funerali.

Oltre 250 mila persone hanno gremito il cuore della Città del Vaticano, assistendo all’ultimo saluto al Pontefice venuto dai confini del mondo che, con la sua testimonianza, ha spostato i confini della Chiesa e del mondo stesso.

Un lungo abbraccio che, nel rito esequiale e poi nei momenti successivi, il popolo riversato nella Città Eterna ha sagomato attorno al corteo funebre. Un abbraccio che da San Pietro ha portato la salma del Santo Padre a Santa Maria Maggiore e sancito così l’ultimo viaggio terreno che Papa Francesco ha compiuto.

Nella Basilica Liberiana, sull’Esquilino, il corpo del Santo Padre sarà tumulato in forma privata. Il luogo scelto per la sepoltura è un loculo nella navata laterale della Basilica, tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza. Il punto è indicato da una lastra in marmo ligure, omaggio alla famiglia d’origine di Papa Bergoglio, con incisa la scritta “Franciscus” e la croce pettorale che lo ha accompagnato nei 12 anni del suo papato.

L’ultimo saluto dal mondo

Ad accogliere il Papa per l’ultimo saluto 170 tra Capi di Stato e delegazioni internazionali, oltre a 40 rappresentanze religiose: tutti pronti a stringersi attorno al Santo Padre. In prima fila, come previsto dal cerimoniale, il presidente argentino Javier Milei e quello italiano, Sergio Mattarella. Ancora tra i presenti il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, quello americano Donald Trump, e gli europei Emmanuel Macron e Alberto di Monaco. Presente anche il principe di Galles, William.

Il feretro, che è stato portato a spalle dai sediari, è stato preceduto da due ali di Cardinali in casula purpurea che dall’altare della Confessione hanno percorso la navata centrale della Basilica di San Pietro per poi uscire dalla porta principale e raggiungere il sagrato dove, accanto all’altare, è stata posta una riproduzione della Salus Populi Romani.

Il Santo Padre è portato in una bara di legno, semplice come da lui voluto. Sovrasta il coperchio una croce bianca e lo stemma episcopale. Appena più in basso la frase “miserando atque eligendo”, il motto di Papa Francesco: “perdonando e scegliendo”, che richiama al passo del Vangelo in cui si narra la chiamata di Matteo.

A precedere l’inizio della celebrazione solo il mesto suono delle campane.

Il rito delle esequie / la riflessione del Cardinale Re

Il Cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio, ha presieduto le esequie. E’ il porporato a disegnare, nella sua omelia, i contorni dell’uomo e del Papa, che già nella scelta del nome ha raccontato molto di sè.

Ai fedeli riuniti rivolge questo ricordo: “Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati. Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa”.

Papa Francesco, continua ancora il Cardinale Re, “ha sempre messo al centro il Vangelo della misericordia, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci: Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via. Volle il Giubileo Straordinario della Misericordia, mettendo in luce che la misericordia è il cuore del Vangelo”.

Il rito delle esequie / la conclusione

Nel totale silenzio l’assemblea riunita ha seguito la funzione e accompagnato nella preghiera. La conclusione del rito ha visto la supplica della Chiesa di Roma, letta da monsignor Baldo Reina, cardinale vicario della diocesi romana, e la supplica delle Chiese Orientali. Come ultimo atto il Cardinale Re ha incensato la bara e letto la preghiera finale.

L’applauso spontaneo della folla conclude la partecipata liturgia esequiale.

Nella commozione del rito funebre un particolare accento si pone su quanto avvenuto prima e dopo l’aspersione della bara con l’acqua benedetta quando, come avvenuto già durante il funerale di Giovanni Paolo II, una folata di vento ha aperto il Vangelo posto sopra la bara del Santo Padre e sfogliato le sue pagine. Un abbraccio finale tra i due Papi, come un rimando tra il Papa tanto amato dai giovani e quello che a quegli stessi giovani ha sempre suggerito di mettersi in cammino.

La concelebrazione del rito delle esequie 

A concelebrare la messa esequiale 220 cardinali, 750 tra vescovi e 4.000 sacerdoti.

Per la diocesi di Acireale sono stati presenti il Cardinale Paolo Romeo, acese di nascita e vescovo emerito di Palermo, il Vescovo Antonino Raspanti, anche Presidente della CESi, e alcuni sacerdoti che si trovano a Roma per accompagnare i propri giovani al Giubileo degli adolescenti previsto in questi giorni.

don Orazio Tornabene

Tra i sacerdoti che hanno preso parte alla celebrazione per l’ultimo saluto a Papa Francesco anche don Orazio Tornabene, direttore della Caritas diocesana che ha consegnato la sua esperienza ad un breve messaggio.

Il sacerdote ha infatti dichiarato: “Nessuno si immaginava che il giorno di Pasqua Papa Francesco ci avrebbe lasciato, però siamo qui adesso a pregare per lui. E’ un’emozione grande: essere qui è un impegno a raccogliere il suo testimone. Da Roma portiamo un messaggio chiaro: non possiamo restare indifferenti alla carità incarnata dal Papa”.

L’ultimo viaggio di Papa Francesco

Appena sei chilometri separano San Pietro da Santa Maria Maggiore, luogo che per la prima volta nel XXI secolo viene scelto da un Papa per esservi sepolto, abbandonando quindi la Basilica Vaticana dove riposano Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, suoi predecessori.

Papa Francesco, che di abitudini ne ha già sovvertite parecchie, non si priva del suo modus operandi nemmeno nei riti legati al suo ultimo saluto. Il Papa che più di tutti ha posto l’accento sull’umanità e sull’umiltà fino all’ultimo dei suoi giorni, scegliendo di essere seppellito con paramenti “già usati” e scarpe ortopediche che gli hanno permesso di camminare uomo tra gli uomini, ha voluto essere sovversivo perfino nella scelta dell’auto che lo avrebbe accompagnato nel 48° e ultimo viaggio.

Niente carro funebre di classica fattura, per lui: piuttosto ha preferito una ex papamobile riadattata in modo tale da poter essere visibile ai tanti che ai bordi delle strade volevano dargli un ultimo saluto.

L’auto, utilizzata in precedenza durante un viaggio in Oriente, è stata modificata secondo le esigenze e ha portato il feretro del Pontefice dalla Porta del Perugino alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

Il corteo, che ha proceduto a passo d’uomo, ha attraversato la Galleria Pasa, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Venezia, i Fori Imperiali per poi proseguire sulle vie Labicana e Merulana. Questo ha permesso ai tanti che erano accalcati lungo le transenne di poter dare l’ultimo abbraccio al Papa della gente. 150 mila fedeli, secondo le autorità competenti, quelli che hanno formato il lungo cordone di affetto attorno al Papa.

Le spoglie del Papa accolte dai poveri

Bergoglio, primo Papa argentino della storia, viene accolto da una quarantina di poveri scelti dalla Caritas raccolti in preghiera davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Coloro a cui Papa Francesco aveva rivolto tante attenzioni hanno potuto porgere rose bianchi e preghiere al Pontefice, in un ultimo saluto che chiude un cerchio fatto di preghiera, carità e amore.

Il rito della tumulazione, preceduto dall’impressione dei sigilli sulla bara da parte del Cardinale Rolandas Makrickas, ha, infine, avuto inizio alle ore 13 alla sola presenza del Cardinale Camerlengo Kevin Pharrell, dei cardinali, dei vescovi e dei canonici e penitenzieri previsti nella notificazione dell’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche, secondo le prescrizioni dell’Ordo Exsequiarum Romani PontificisErano presenti anche i familiari del Papa defunto.

Chiara Costanzo