Presentazione / La rivista di “Bioetica e Cultura” con due numeri tratta l’impellente tema della guerra e pone riflessioni etiche

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La guerra e l’etica che non c’è. È il filo conduttore delle riviste n° 45 e n°46 di “Bioetica e Cultura”, edite dall’Istituto Siciliano di Bioetica di Acireale, presentate lunedì 10 febbraio, IMG_1613nell’Aula Magna del Liceo scientifico “Archimede” di Acireale. Il dibattito sviluppatosi nel corso della presentazione, moderato dal prof. Giovanni Vecchio, già Preside dell’Archimede e attuale Direttore dell’Ufficio pastorale alla Cultura della diocesi, ha offerto impellenti quanto inediti stimoli di riflessione su un tema, come quello della guerra, che non ha scadenze e che si ripresenta prepotente in ogni tempo. È stato lo stesso moderatore a sottolineare la contemporaneità del tema ricordando alla platea due ricorrenze: la Giornata del Ricordo (in memoria delle Foibe) e il primo centenario della scoppio della I Guerra Mondiale (1914). Partendo, come sempre con grande intuizione, da un punto di vista etico, le due riviste trattano, approfondiscono e asseriscono che non c’è solo una guerra di armi quanto piuttosto una guerra di uomini: è quanto, per esempio, afferma lo stesso Istituto nazionale di Bioetica, tramite un documento, ampiamente citato dal moderatore, che approfondisce il legame tra guerra e tecnologia, un rapporto che non sfugge agli autori dei saggi delle due riviste presentate e che elaborano ciascuno con le proprie competenze. Ebbene, accusa il documento, quello che emerge oggi è una sfrenata corsa al potenziamento dell’uomo in robot da guerra, tanto che vengono usati concetti netti e inequivocabili come quello di “uomo-macchina”, per denunciare le pratiche non solo fisiche ma anche psichiche adoperate sui soldati.

A dare il via al dibattito e ai successivi interventi degli autori è stata una brillante prolusione del Direttore scientifico del’Istituto siciliano di Bioetica, prof. Giuseppe Quattrocchi. Quale è il rapporto che ci può essere tra bioetica e guerra? È questa la domanda che lo stesso Direttore si è posta e a cui sono seguite opinioni lucide e autentiche: “La guerra, soprattutto quella attuale, – afferma il prof. Quattrocchi – rappresenta un grave vulnus per tutte le forme di vita e non soltanto per il genere umano”. Rilevante e stimolante è il pensiero espresso nell’editoriale della rivista n°46 della prof.ssa Cettina Ardita, basato sull’appello “Mai più guerre” di Papa Francesco e letto dalla stessa come introduzione alla serata. L’Ardita ha sottolineato, infatti, il ripetersi della guerra in ogni tempo, citando a dover di memoria, per la straordinarietà e la bellezza del testo, la poesia “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo, che rammenta l’immutabilità della natura umana, rimasta uguale a quella dell’uomo “della pietra e della fionda”, fatta di istinti e di pulsioni. Emblematica è la vicenda biblica dei fratelli Caino e Abele, a cui si aggancia, tra l’altro, il direttore Quattrocchi:    “Assai significativo è il fatto che la violenza omicida è entrata precocemente nella storia dell’umanità ed è significativo come essa anche nella narrazione biblica compaia all’inizio del libro della Genesi, quando Caino si scagliò contro Abele e lo uccise, un versetto che descrive lapidariamente e poeticamente nello stesso tempo un evento terribile, un evento che purtroppo si è sempre ripetuto e continua a ripetersi al giorni d’oggi.” La guerra è, afferma il direttore Quattrocchi “una violenza assurda, ingovernabile ed eticamente ingiustificabile”, un qualcosa che non si può umanizzare ma solo abolire, così come affermava Albert Einstein. Il riferimento qui non è casuale ma causale e ha inteso smentire il carattere civilizzante, per esempio, delle missioni di pace: il direttore Quattrocchi ha infatti rievocato la guerra in Afghanistan, una guerra che è stata, non solo a suo modo di vedere, “scellerata” per i tanti morti civili, perché ha ucciso la speranza di una giustizia globale, perché ha calpestato ancora una volta le convenzioni umanitarie, una guerra, insomma, come le altre, “che non è mai portatrice di gloria ma di vergogna.” Un pensiero è stato infine rivolto a Padre Salvatore Privitera, fondatore della rivista, il quale giustamente sosteneva che “la riflessione etica non può non stare dalla parte dei più deboli, non può non prendersi cura degli esseri più fragili o di quelle categorie che non hanno voce”. È un forte e accorato richiamo quello lanciato dal direttore Quattrocchi al termine del suo intervento: “Sia maledetta la guerra e i suoi responsabili”.direttore quattrocchi

Specifici e per certi versi inediti, sono stati gli interventi di presentazione dei saggi degli autori partecipi all’incontro. La prima ad intervenire per la rivista n°45, è stata la dott.ssa Valentina Pennisi, autrice del saggio di taglio giuridico “Il Ripudio della guerra nelle carte costituzionali europee”. È seguito poi l’intervento di Don Alfio Spampinato, autore del saggio “Don Sturzo profeta di soluzioni di pace”. La lettura della poesia per la pace scritta da Giovanni Paolo II e recitata dalla prof.ssa Maria Grazia Ardita ha introdotto gli interventi degli autori della rivista n°46. Il primo intervento è stato quello del dott. Renato Scifo, autore del saggio “Guerra e salute mentale in età evolutiva”, autore che, tra l’altro, ha partecipato ad una missione di pace nella martoriata Striscia di Gaza. È seguito l’intervento della dott. Letizia Franzone che, con un taglio prettamente teologico, ha discusso sul saggio “I conflitti che offendono la dignità dell’uomo e del creato”. La dott.ssa Barbara Messina, invece, con il saggio “La Chiesa contro la Guerra” ha posto l’attenzione sulle parole di condanna dei Papi e in particolare sulla centralità del messaggio di Papa Bergoglio sul  “risveglio delle coscienze”. Inediti e peculiari sono i tratti distintivi dell’ultimo saggio presentato, di cui è autrice la dott.ssa Maria Teresa Privitera e il cui titolo è “L’aggressività nei giovani e i ruoli dei videogames”.

Il direttore responsabile della rivista dott. Giuseppe Vecchio ha lanciato la proposta di presentare nello stesso Liceo il prossimo numero della rivista di “Bioetica e Cultura”, inerente il tema della genitorialità. Suggestiva è stata l’esibizione del “Gesuele Sciacca Group”, con le poesie sulla prima guerra mondiale di Giuseppe Ungaretti, musicate da Gesuele Sciacca, accompagnate da immagini e filmati d’epoca del primo conflitto mondiale. Emozionante la lettura finale di un estratto dal romanzo “Bucce d’arancia sul fronte del Nord Est” di Claudio Camarda  riguardante un fatto straordinario di fratellanza fra truppe nemiche sul Carso tramite  l’esecuzione di “E vui durmiti ancora” da parte di un soldato siciliano che ottenne l’applauso delle truppe nemiche.

Domenico Strano