Ucraina / Bohdan, 29 anni cattolico, tra le vittime del massacro di Maidan

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Tra i cento morti ieri a Kiev c’era anche Bohdan Solchanyk, giovane docente di storia moderna all’Università Cattolica di Leopoli. Borys Gudziak, vescovo greco-cattolico e presidente dell’Università, lo conosceva molto bene: “È in atto nel Paese una celebrazione della vita. Stiamo vivendo un’esperienza forte e autentica. Il sangue dei martiri è semi della fede e di un futuro nuovo”.

Bohdan Solchanyk, ucciso a Maidan
Bohdan Solchanyk, ucciso a Maidan
“Aveva 29 anni. Era un ragazzo molto lucido, pacifico, con un radicato senso per il bene comune”. I morti di Maidan cominciano ad avere un volto, un nome e un cognome. Hanno tutti una storia diversa ma un’aspirazione comune così forte da decidere di dare la vita. Tra i cento morti ieri a Kiev c’era anche Bohdan Solchanyk, giovane docente di storia moderna all’Università Cattolica ucraina di Leopoli. Non aveva ancora finito il dottorato. Aveva una ragazza a Leopoli che ancora lo aspetta. Anche lei studia nella stessa Università. Monsignor Borys Gudziak, vescovo greco-cattolico e presidente dell’Università, lo conosceva molto bene.
Perché Bohdan era andato a Kiev? “Era arrivato ieri mattina a Kiev alle sei. Come migliaia di persone che da tutte le parti di Ucraina vengono e vanno ormai da tre mesi a Kiev in piazza, anche lui voleva sostenere questa testimonianza dello spirito che si fa nel cuore del Paese. E lui come queste migliaia di persone è venuto ed è diventato purtroppo un obiettivo. Lui era là, senza armi, senza niente. Con un collega, un alunno della nostra Università, stava andando verso la barricata, poi hanno cominciato a sparare. Qualcuno è stato colpito, hanno cominciato a soccorrere i colpiti. Poi si sono persi. Per più di mezz’ora lo hanno cercato, lo hanno chiamato al telefono ma non rispondeva e a quel punto lo hanno cercato tra i corpi morti per terra. Ce n’erano cento. E tra quei cento hanno trovato il suo corpo”. Cosa spinge un giovane a dare la vita per l’Ucraina? “Tante persone da anni soffrono nella loro dignità. Soffrono senza che nessuno sappia cosa succede veramente. Per tutto un secolo all’Ucraina è stata negata la lingua, la cultura, la libertà, la dignità. Dopo l’indipendenza è giunto un soffio di libertà. Di fronte però al crescente autoritarismo e a una corruzione scatenata, questa nuova generazione vuole un’altra vita per sé e per i suoi figli. E se il potere diventato completamente immorale vince, se questo modo di governare è il futuro dell’Ucraina, allora si scende in piazza e si rischia tutto. Questa è la motivazione di tanti. Non si va in piazza per essere sparati. In questo senso è gente pura. Sono puri di cuore”.

Una scena dei tragici scontri di Kiev
Una scena dei tragici scontri di Kiev

La storia di Bohdan dimostra che in piazza non ci sono solo estremisti? “Questa è la propaganda russa a dirlo, che viene purtroppo digerita in Europa. Ci sono milioni di persone che hanno manifestato in Maidan in modo pacifico e lo hanno fatto per mesi, di notte, con temperature freddissime che sono arrivate anche a 20 gradi sotto lo zero. E questo non fa impressione? Noi diciamo: venite e vedete. Venite a vedere lo spirito generoso, festivo anche di Maidan. C’è una gioia e una dignità che è quella data da Dio: questo è lo spirito con il quale la gente sta in piazza e per il quale la gente viene a Maidan”. Che cosa si spera oggi per l’Ucraina? “Ci sono movimenti positivi oggi nel Parlamento. L’augurio è che il diritto diventi uguale per tutti. E che quelli che hanno oltrepassato e forzato non solo i diritti ma anche la ragione e la morale umane e cristiane siano cambiati. Dopo decenni di guerre e totalitarismo, in cui sono morti 17 milioni di ucraini e si è vissuto nella paura, bisogna ridare spazio a uno sviluppo della dignità umana data da Dio. È in atto nel Paese una celebrazione della vita. Che questa vita non sia calpestata e che questo spirito che si respira a Maidan possano influire sulle strutture politiche, sulla vita economica e sulle relazioni sociali. Stiamo vivendo un’esperienza forte e autentica. Il sangue dei martiri è seme della fede e di un futuro nuovo per il Paese”.

Maria Chiara Biagioni
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