Papa Francesco / Una lettera per riscoprire la grande bellezza della famiglia in vista del Sinodo dei Vescovi

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Occorre ripartire da qui: non solo la famiglia è un bene, non solo è una cosa buona da vivere, ma ancora di più è bella. Come sempre, il vero convince, il bene muove ad agire, ma la 271013-026bellezza, soprattutto, attrae. Nella “Lettera alle famiglie” il Papa chiede le loro preghiere per il Sinodo dei vescovi e di fatto le coinvolge nel cammino sinodale.

“La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata”: sono parole di Papa Francesco pronunciate all’inizio del Concistoro straordinario dei cardinali, il 20 febbraio. Il successore di Pietro è ben convinto del difficile momento che matrimonio e famiglia stanno vivendo. Non entra nel merito di tutti quei tentativi culturali e politici per scardinare il fondamento della società: sono noti e nessuno può far finta di non sapere. Piuttosto, egli desidera indicare un altro orizzonte: quello della bellezza della famiglia.

Occorre ripartire da qui: non solo la famiglia è un bene, non solo è una cosa buona da vivere, ma ancora di più è bella. Comesempre, il vero convince, il bene muove ad agire, ma la bellezza, soprattutto, attrae. Tra le luci dell’universo vi è la famiglia: vedere un papà e una mamma con i loro figli apre al sorriso, affascina. “Quello che oggi ci è chiesto – ha detto ancora il Papa – è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere una famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità”. Di questo approccio è testimone la “Lettera alle famiglie” che Papa Francesco ha voluto indirizzare loro in vista dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi. Alle famiglie, con grande semplicità, il Papa chiede “la preghiera per il Sinodo dei vescovi” che “sarà un tesoro prezioso che arricchirà la Chiesa”.

Alla Chiesa è chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore. Questa la meta che propone il Santo Padre. Il magistero del Papa sul matrimonio e la famiglia non sempre riceve la giusta attenzione; talvolta i mezzi di comunicazione non lo riportano né integralmente, né in parte. Qualcuno potrebbe, così, essere indotto a credere che le cose stiano cambiando e che vi sia un mutamento nell’insegnamento stesso della Chiesa. Questa tesi non corrisponde al vero.

Papa Francesco considera la famiglia “cellula fondamentale della società umana” perché “fin dal principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull’uomo e sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra; e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino”. In questo senso il matrimonio è una realtà che precede la cultura di ogni tempo, perché risiede nella natura della persona, cioè nel progetto del Creatore per ciascuno. Nello stesso tempo, il matrimonio è tra un uomo e una donna: altre forme di convivenza umana non possono esservi equiparate.

Anche il linguaggio ha la sua importanza; alcuni per richiamare la verità della famiglia e descriverla in modo vero usano l’aggettivo “tradizionale”; questo di suo sembra dare forza, perché chi lo utilizza si fonda su quanto è stato fatto in passato. Però, è anche equivoco: permette, infatti, d’introdurre, altrettanto legittimamente, una concezione “moderna” di matrimonio e di famiglia. E, alla fine, chi ha ragione? Conviene, invece ricordare che la famiglia è una sola: quella che abbiamo conosciuta; non ne esiste altra. È una realtà “naturale”, cioè inscritta nella vocazione dell’uomo e della donna a realizzarsi nel dono specifico di sé.

Questa unione è stabile, perché si fonda sulla volontà delle persone e non sui sentimenti, che sono mutevoli e non sufficienti. Parlando ai vescovi della Polonia, il Santo Padre ricordava: “Oggi il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno”; questa concezione conduce facilmente alla separazione e al divorzio. Questa situazione interpella da vicino i pastori per tanti motivi. Uno richiamato da Francesco: “Aiutarli a non abbandonare la fede”. Occorre che anche davanti a questi fedeli non venga meno la sollecitudine della Chiesa per la loro salvezza eterna. Non è cosa da poco!

Marco Doldi

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