Sono stati momenti di ‘grazia particolare’ per la comunità trecastagnese che nei giorni scorsi ha accolto con grande fervore e partecipazione le reliquie di San Giovanni Paolo II, 264° vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica, eletto al soglio di Pietro il 16 ottobre 1978.
Proclamato Beato dal suo successore Benedetto XVI il 1° maggio del 2011, è salito lo scorso 27 aprile sul gradino più alto degli altari insieme a Giovanni XXIII, il Papa buono.
“Giovanni Paolo II è stato il Papa della mia formazione in seminario e di quasi tutti i miei anni di sacerdozio fino all’avvento di Benedetto XVI – dichiara mons. Rosario Currò, arciprete parroco della chiesa Madre di Trecastagni. Credo che il ricordo comune a tutti è quello della sua opera di evangelizzazione, le sue encicliche, i suoi gesti e le parole”.
Memorabile il coraggio della sua invettiva contro la mafia, pronunciata nel ’93 in una gremita Valle dei Templi di Agrigento. I suoi incontri con i grandi della Terra come Reagan, Gorbaciov, Castro, Arafat, Chirac ma soprattutto gli incontri con la gente umile: i diseredati, i malati, gli “ultimi” che hanno sempre occupato un posto speciale nel grande cuore di Papa Wojtyla. Un Papa che nel momento della preghiera aveva un atteggiamento così profondo da impressionare, un’intensità mistica che tanti hanno visto nei momenti ultimi e tragici della sua vita, come in quel 13 maggio 1981 quando gli spari esplosi dalla Browning di Alì Agca lo portarono a un passo dalla morte o in quel suo ultimo e commovente pellegrinaggio a Lourdes nell’agosto 2004 quando alla grotta di Massabielle, inginocchiato davanti alla Vergine disse di essere “giunto alla meta”.
Giovanni Paolo II è stato un uomo che ha saputo trasmettere la speranza, comunicare sicurezza, fiducia, audacia. La sua stessa presenza faceva uscire allo scoperto energie nascoste, stimolava il coraggio a non rimediare la propria dignità, la propria appartenenza. Al Santuario della Madonna di Guadalupe sembra che un vastissimo mondo, ignorato dai decreti governativi si sia dato appuntamento. Quella moltitudine ha trovato il suo rappresentante, colui che dà loro visibilità e diritto di esistenza. Ma Wojtyla è venuto in terra sudamericana per affermare che la vera liberazione non potrà mai venire dai movimenti marxisti, con loro nessuna alleanza è e sarà mai possibile. Ma questo non significa rassegnazione, remissività. Agli indios proclama: “La sola forza liberatrice scaturisce dal Vangelo, dal coraggio della fede”.
Indimenticabile la sua partenza da questa terra che ufficialmente non lo riconosce. Al momento del decollo due colombe si posano sulle ali dell’aereo e una volta in volo, per salutarlo e accompagnarlo, migliaia di persone puntano uno specchietto verso i raggi del sole, come ad inviare al Papa messaggi di luce e di speranza.
Giovanni Paolo II, il Papa “guerriero della fede” è stato capace di sfidare a viso aperto prima i nazisti, poi i comunisti e negli ultimi anni della vita una terribile malattia come il Morbo di Parkinson.
Amato da tutti, ha incarnato un cattolicesimo solido, senza i dubbi, i “distinguo” e le sottigliezze del pensiero occidentale. Karol Wojtyla è stato un “gigante della Storia” che ha giocato un ruolo determinante nei cambiamenti del XX secolo.
Caterina Maria Torrisi