Da San Rossore alla zona Galatea, gli scout locali intraprendono la strada del “Coraggio”

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Rover e scolte impegnati in uno dei laboratori operativi svoltisi durante la Route

La Route nazionale dell’Agesci, quella che si è conclusa nei giorni scorsi a San Rossore, nell’ex tenuta presidenziale nei pressi di Pisa, è stata un successo sia per la partecipazione (oltre 30mila giovani tra i 16 ed i 21 anni con i loro capi clan), sia per la buona riuscita dell’organizzazione e per l’entusiasmo registrato.

Un gruppo di partecipanti alla Route nazionale di San Rossore
Un gruppo di partecipanti alla Route nazionale di San Rossore

Ma tra quei 30mila c’erano pure loro, i ragazzi della zona “Galatea” (in pratica la diocesi di Acireale), distribuiti nei cinque “quartieri” in cui era suddiviso l’enorme accampamento, impegnati a percorrere le “strade del coraggio” della proposta educativa, a partecipare alla messa conclusiva celebrata dal presidente della CEI card. Angelo Bagnasco, a salutare il presidente del Consiglio Matteo Renzi (ex capo scout anche lui), a seguire con interesse e partecipazione il messaggio telefonico di saluto di papa Francesco, a sottoscrivere anch’essi la “Carta del Coraggio” – documento conclusivo della Route, sì, ma punto di partenza per l’impegno e le attività future –.

Rover e scolte impegnati in uno dei laboratori operativi svoltisi durante la Route
Rover e scolte impegnati in uno dei laboratori operativi svoltisi durante la Route

Per arrivare a questo, i giovani “rover” e “scolte” dei clan dei gruppi della diocesi si erano preparati con un percorso durato tutto l’anno. Un percorso in cui ogni gruppo aveva affrontato il proprio capitolo seguendo una delle cinque strade di coraggio proposte: coraggio di liberare il futuro, di essere Chiesa, di amare, di farsi ultimi, di essere cittadini. E – come ci ha detto il loro incaricato di Zona Gregorio Leonardi qualche giorno prima della partenza – “c’è stato chi si è occupato della sensibilizzazione alla cultura dell’antiusura ed antiracket; chi ha realizzato un sito di propaganda turistica della città di Acireale; chi ha incontrato i ragazzi che si trovano al Carcere minorile; chi ha organizzato un flashmob in piazza Duomo e diverse altre iniziative”. “Tutte le attività di zona – continua Gregorio – sono state incentrate o comunque influenzate dalla route nazionale”.

La messa conclusiva celebrata dal card. Bagnasco
La messa conclusiva celebrata dal card. Bagnasco

L’appuntamento di agosto a San Rossore è stato preceduto, a gennaio, da un evento regionale intermedio che ha permesso a tutti i rover e le scolte di confrontarsi, e da questo confronto è uscita fuori la carta del coraggio dei giovani siciliani, che insieme a quella delle altre regioni ha contribuito a formulare la “carta del coraggio” finale della route. Infine, qualche giorno prima della partenza, il 23 luglio, tutti i clan della zona si erano incontrati per l’ultima volta per ricevere la benedizione del vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti.

La route nazionale è stata articolata, per i gruppi, in due momenti: il primo, chiamato mobile, dall’1 al 5 di agosto, durante il quale i vari clan sono andati in giro per diverse regioni d’Italia (Emilia, Piemonte, Lombardia, Veneto, Abruzzo), gemellandosi con altri gruppi (c’erano infatti i clan ospiti e quelli ospitanti), il che ha suscitato nei ragazzi grande entusiasmo per la possibilità di organizzarsi con coetanei di altre parti d’Italia. Mentre la seconda parte, o campo fisso, ha visto confluire tutti in Toscana a San Rossore per popolare i cinque quartieri:  quartiere della gioia, della speranza, della responsabilità, della fedeltà e della novità.

Un altro momento della Route di San Rossore
Un altro momento della Route di San Rossore

“In associazione c’era sete di route nazionale, visto che dall’ultima sono passati  ben 28 anni”, ci ha detto ancora Gregorio Leonardi. Le due precedenti ruote nazionali si erano svolte infatti nel 1975 a La Mandria (Piemonte) e nel 1986 a Piani di Pezza (Abruzzo). E adesso anche la terza è andata in archivio, e tutti i partecipanti sono tornati a casa,  portando con sé quella “Carta del Coraggio” che è stata discussa e approvata a San Rossore da un “parlamentino” scout costituito ad hoc con 456 rappresentanti dei vari clan gemellati, e che è stata pure consegnata al card. Bagnasco ed al presidente del Consiglio Renzi.  L’inizio del nuovo anno sociale (ormai mancano solo poche settimane) costituirà il banco di prova per mettere in pratica, a livello di singoli gruppi, ciò che è stato acquisito a San Rossore come conoscenze, esperienze, competenze, maturità. Sarà il “coraggio”, soprattutto, che caratterizzerà l’operato dei singoli rover e scolte, dei loro capi e dei vari clan. E noi torneremo a sentirli al più presto.

Nino De Maria

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