Dare ascolto a chi non ha voce: paradosso che si fa opprimente se si pensa ai tanti problemi verso i quali ci si fa sordi nella nostra società; gli stessi che spesso vengono taciuti o distrattamente ignorati, gli stessi che il Centro di Ascolto “La Goccia” di Acireale affronta e a cui cerca di porre rimedio partendo da un’unica parola chiave: ascoltare. Fornire uno spazio dedicato all’ascolto attivo della persona, comprenderne i bisogni e fornire gli strumenti per delle soluzioni adeguate: questi gli obiettivi che il centro si è da sempre prefissato e che intende continuare a perseguire anche sotto la guida della nuova direttrice, la dottoressa Maria Grazia Patti, che ci ha rilasciato un’intervista al seguito della riapertura.
-Che cos’è il Centro di Ascolto “La Goccia”?
-Il centro di ascolto è nato da un’iniziativa dell’Associazione Cristo Nuova Speranza e collabora con Centro Assistenza Famiglie e l’Associazione Madonna della Tenda di Cristo; è un centro di accoglienza pronto ad ascoltare, con un equipe di professionisti, i bisogni delle famiglie e dei cittadini che si trovano in difficoltà o che manifestano un disagio che non riescono ad esprimere.
-Di cosa si occupa e quali sono i suoi obiettivi?
-Il nostro obiettivo è quello di ricucire le relazioni: tutti i problemi derivano da una comunicazione disfunzionale, da un vuoto relazionale, bisogna riprendere a comunicare in maniera efficace.
Vogliamo essere presenti sul territorio ed essere un vero e proprio indicatore sociale; il nostro compito è quello di ridare speranza: la gente deve capire che non si è da soli, vogliamo ridare la forza che si teme di aver smarrito. Al centro ascolto, inoltre, si affianca il progetto ”Formare…Informando”, avviato dalla precedente direttrice: la dottoressa Anna Gioeni, il cui scopo è quello di sensibilizzare ed informare attraverso degli incontri monotematici, coinvolgendo anche le scuole in modo da rivolgersi soprattutto ai più giovani. C’è davvero un grande bisogno di un lavoro sinergico che veda protagoniste anche le famiglie e le scuole.
-Come si interviene?
-Il nostro intervento si sviluppa su tre fasi:
Accoglienza: è necessario stabilire un rapporto di fiducia con la persona, metterla a proprio agio e farle capire che di noi si può fidare.
Individuazione e valutazione del problema: in questa fase è importante capire, insieme alla persona, le origini del disagio, le cause e quale aiuto può essere dato
Propositiva e di coinvolgimento: è innanzitutto importante coinvolgere chi è nel bisogno, ipotizzare insieme delle soluzioni stimolando le sue capacità. È fondamentale fornire gli strumenti per trovare una soluzione. Il Centro di Ascolto ha il compito di fare da ponte con le istituzioni: dopo aver individuato il problema, indirizziamo la persona verso una delle istituzioni più adeguate. Non abbiamo una soluzione universale per ogni problema, vogliamo fornire gli strumenti per capire come affrontare il disagio
-Chi sono i volontari del centro ascolto?
-L’equipe è composta da professionisti: psicologhe e psicoterapeute; queste persone sono molto motivate, mettono a disposizione il proprio tempo, offrono la propria professionalità per dedicarsi all’ascolto. Credo molto nel lavoro di squadra ed abbiamo tutti un unico obiettivo: vogliamo essere un punto di riferimento per tutte quelle persone che hanno difficoltà di qualsiasi natura e che non hanno la possibilità di essere ascoltate da persone competenti.
–Quale può essere il ruolo della società?
-Quello che manca sono dei veri e propri centri di aggregazione per i giovani: mancano quei centri che siano promotori di socializzazione; servono iniziative che mettano i giovani a contatto perché proprio tra loro si manifestano i primi disagi.
Andrea Viscuso