Questa immagine esprime il messaggio che si vuole trasmettere con tale pagina: i resti di un tempio greco con accanto l’albero di mandorlo in fiore rappresentano l’antico che fiorisce nella novità del presente…Così è della tradizione e della cultura di ogni popolo…tradizione e cultura che ne rappresentano le radici e come tali meritano di essere rivalutate e conosciute. E’bellissimo andare in giro alla ricerca di anziani che ti raccontano il passato…come si pregava…cucinava…giocava…lavorava…i loro volti s’illuminano nel ricordo…mentre il loro dire in siciliano…diventa una dolce melodia per chi li ascolta…
Proverbio del mese
“Accumincia ad arricchiri cu accumincia a disprizzari li ricchizzi”.
“Comincia a diventare ricco colui che inizia a disprezzare le ricchezze”.
Morale: Quando si inizia a dare il giusto valore ai beni terreni, non facendoli diventare il fine del proprio operare, allora si potrà guardare alla vera ricchezza data da un vivere secondo l’ Amore, e tutto il resto verrà dato.
Gli “Atareddi di Acireale”
Riprendendo il cammino per le vie di Acireale, aiutati sempre dalla ricerca sugli Atareddi, del prof. Michele Pricoco, si giunge in via Provinciale per Riposto. Questa è una bella strada panoramica, che congiunge Acireale con le frazioni di Santa Maria La Scala, Santa Tecla, Stazzo , Pozzillo. Su questa strada vi sono molte edicole, tra queste vi è quella situata al n. 34, quasi di fronte alla chiesa dei “Raccomandati”, incassata nel muro dell’ex bettola, dove tanta gente un tempo si recava dopo il lavoro per giocare a carte, prendere un bicchiere di vino e stare in compagnia. Si tratta di una importante icone, dedicata alla Sacra Famiglia. Il dipinto sul muro è bellissimo per i suoi effetti cromatici e la soavità del volto della Madonna in primo piano, che rivolge teneramente il suo sguardo al Bambino. Il restauro sarebbe urgente: quasi scomparsi i colori e la parte inferiore della pittura comincia a sgretolarsi. Attualmente a metà della pittura c’è sovrapposto un quadretto della Madonna delle Grazie.
Periodo di vendemmia
In Raccolte e memorie del dott. Alfio Fichera, si descrive come si articolava il tempo della vendemmia ad Acireale intorno alla metà del secolo scorso.
Lungo le strade si sentiva l’odore del mosto in fermento, odore di vendemmia che si levava nelle contrade dai palmenti insieme con i canti delle ciurme e il suono dello zufolo e della fisarmonica.
Fin dalla seconda domenica di settembre nel largo dell’Indirizzo gli agricoltori avevano fatto le loro compre; qui infatti , si svolgeva una fiera in cui si trovavano non soltanto il bestiame, ma vi erano anche gli arnesi vendemmiali: pale per la pasta dell’uva franta, presse rudimentali, forme per la mostarda, turaccioli di sughero e tutto quello che poteva servire per la campagna. La “Fiera dell’Indirizzo”, presente sin dal 1710, aveva già perduto molto della sua varietà; un tempo infatti accanto al bestiame e agli attrezzi agricoli si trovavano anche le osterie all’aperto.
Dopo la fiera e la festa della Madonna Bambina, si partiva per la campagna. Dalla città si portava tutto il necessario che veniva caricato sopra un carretto schioccare di fruste e tintinnar di sonagliere per le strade polverose, felicità dei ragazzi che montavano in serpa accanto al cocchiere.
I preparativi per la vendemmia animavano i cortili e corti. Nei vigneti vegliavano i contadini, la padrona faceva cogliere l’uva scelta che veniva conservata in luogo fresco fino a Natale, e nel primo giorno di vendemmia preparava la mostarda ed il vino cotto, circondata dalla felicità dei ragazzi che attendevano di pulire le pentole assaggiando la mostarda.
Tradizione, cultura dei nostri luoghi, bellezze che purtroppo oggi si leggono soltanto su alcuni libri, ma quanta ricchezza apportava a quella dignitosa povertà.
Letizia Franzone